sabato 29 agosto 2009

Silvio Berlusconi non è nonno Nanni

Non è che il presidente del Consiglio sia uno stinco di santo, per carità. L’ha perfino detto lui stesso, con la sua bocca. Ma da qui a parlarne, un giorno sì e l’altro pure, su giornali nazionali e internazionali (dalla Bbc al Guardian al Times, oggi tutta la stampa straniera torna a occuparsi del nostro premier), così come in tv e su un mezzo potentissimo come you tube come si stesse parlando di nonno Nanni, ce ne vuole. Prima di tutto perché il presidente del Consiglio è pur sempre il capo del governo, con tutti i pregi e i difetti del caso. E poi, perché parliamo di Silvio Berlusconi, uno che avrà pure il delirio di onnipotenza, d’accordo, ma detiene pur sempre un impero economico di considerevole entità. Per l’esattezza, così ci rendiamo subito conto di che cosa stiamo parlando, secondo la stima elaborata dalla rivista americana Forbes, nel 2009 Silvio Berlusconi è il secondo uomo più ricco d’Italia e il settantesimo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato in 6,5 miliardi di dollari Usa. Mica noccioline.
E il potere economico (purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista) è quello che conta di più, come ci ha insegnato la storia recente di un Occidente profondamente malato e in preda al folle amore per il business. Dovunque e comunque.

Detto questo, chi mai rinuncerebbe al gusto della critica (quella sana, s’intende) ? O al tentativo, seppur disperato, di restaurare la democrazia per davvero? Credo che nessuno mai lo farebbe. E allora, che ben vengano le critiche, i sani richiami alla moralità pubblica e privata, perfino l’impietosa condanna (quando non è troppo in mala fede) dei vizi e quant’altro aiuti a capirci meglio nel marasma politico, sociale ed economico che stiamo attraversando. Ma, per favore, a patto che non si parli più di Silvio Berlusconi con tanta leggerezza e un pizzico di stupidità. Insomma, proprio come se si stesse parlando di nonno Nanni, quello dello stracchino, sì, proprio lui (con tutto il rispetto per il formaggio in questione...).

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Ci manca tanto la Catania di Bianco

Enzo Bianco, nella sua carriera politica, di cose ne ha fatte parecchie. Cresciuto alla scuola repubblicana di Ugo La Malfa, Bruno Vicentini e Giovanni Spadolini, presidente della federazione giovanile, poi responsabile in politica estera del PRI fino al 1984.
E ancora membro dell'"European Liberal-Democratic Bureau" dal 1984 al 1990, dal 1995 presidente dell’Anci e nel 1999 dell’Agenzia nazionale dei segretari comunali. E poi, tra i fondatori di Legambiente, del movimento Centocittà. Dal dicembre 1999 al giugno 2001 ministro dell’Interno nei secondi governi D’Alema e Amato e presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco), eletto con sei voti su sette votanti. Margheritiano doc, poi democratico, ora piddino dell’ala più moderata e franceschiniana. Il tutto non fa una piega, per un avvocato rampante nato pur sempre nell’entroterra siciliano di Aidone, in provincia di Enna.
Ma in realtà, il ruolo più bello ricoperto da Enzo Bianco è stato e continua a essere senza dubbio quello di sindaco di Catania.
La prima volta, nel 1988
, per pochi mesi. Già allora, saltando da consigliere comunale a primo cittadino, aveva fatto assaggiare ai catanesi una primavera breve ma intensa (restò in carica per pochi mesi). Nel novembre 1997, secondo tempo di una partita da urlo: col 67 per cento dei voti, Bianco è di nuovo il sindaco di Catania.

Chi non lo ricorda? La città respirava, si muoveva, era come un atleta in ripresa a tempo di record. Quando mi sono trasferita definitivamente a Catania, negli anni universitari, era l’ultimo scampolo di quella gloriosa stagione. Gloriosa perché Enzo Bianco era attivissimo come l’Etna. Tutti i santi giorni dell’anno. Ogni occasione era buona per annunciare e dare il la a iniziative culturali, sociali, imprenditoriali nel pubblico e nel privato. La rivalutazione del centro storico si deve a quegli anni, così come la cura e il senso civico per la propria città, a cui Bianco stava pian piano educando i catanesi abituati a lanciare carte per strada e a depositare i sacchetti della spazzatura dovunque. Con Enzo Bianco Catania era fiorente, pulita, magnetica, creativa.
Lo sguardo rivolto alla Bellezza e alle arti, così come l’attenzione alla cultura erano di casa, attraverso un rapporto costante con l’Università. L’amore per la città si avvertiva ad ogni respiro, in tutti gli interventi pubblici e in ogni progetto.
E’ questa la Catania che vorremmo ritornare a vedere, una città operativa, dinamica, ottimista e non una città “nera” come la lava dopo che si raffredda, una città che arranca, lasciata al più totale abbandono, come un fiore senz'acqua, lasciato appassire.
Senatore, la prego, impegni nazionali a parte, anche in vacanza
in montagna, tra una lunga passeggiata e l’altra, anche se siamo un po’ in anticipo, torni a prendere sul serio in considerazione un revival tutt’altro che nostalgico, che potrebbe far risorgere a nuova vita una città bella e morente.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

venerdì 28 agosto 2009

Caro aspirante prof., tuffati subito in classe

Due anni in un vortice asfissiante. Un deja vu mostruoso: la Siss. Perché la laurea non bastava. Ok. C’era estremamente bisogno di ripassare ancora una volta le materie degli esami universitari e quelli che ai miei tempi, nel vecchio ordinamento si chiamavano corsi monografici, presentati dai docenti esattamente come avevano fatto a lezione. Due anni in cui la tua vita si fermava e si ripetevano quasi allo stesso modo le scene vissute negli anni universitari. Eccetto che per la didattica e la pedagogia, uniche novità assolute.
Adesso per i futuri insegnanti, la sonata cambia. Dopo la laurea quinquennale, per legare teoria a pratica ci sarà un anno di tirocinio con oltre 400 ore in classe, anziché 300. Può sembrar banale, ma la Commissione presieduta dal professor Giorgio Israel, a cui è già seguita un’azione di primo confronto col mondo della scuola e delle associazioni per l’integrazione scolastica, su questo ci ha preso, eccome. Nel senso che per i futuri docenti due anni di abilitazione post laurea erano davvero troppi. Un’ apnea pericolosa, esasperante, ripetitiva e nevrotica finalmente sostituita dal Tirocinio Formativo Attivo, direttamente a contatto con le scuole. Così “si passa dal semplice sapere al sapere insegnare e ci si forma sul campo”, dice il ministro Maria Stella Gelmini.


L’idea non sarebbe male, anche perché di teoria, nelle università italiane, ce n’è fin troppa. Nozioni su nozioni, spremute come succo di limone sui neuroni stanchi e annoiati. Ma se per Lettere è indispensabile leggere quanto più possibile e l’approfondimento è fondamentale, è anche vero che dilungarsi troppo non serve, specie su cose già fatte. Io, dopo la laurea in Lettere classiche, nei due anni di Sissis ho trascorso uno dei periodi più inutili dlla mia vita, come comparsa di un film già visto. Non un solo colpo di scena. Stessi docenti, stesse materie, perfino gli stessi approfondimenti. Era ora di dare una svolta alla preparazione all’insegnamento e renderla molto più concreta e spendibile, preparando sul serio il docente ad affrontare la classe e tutto il suo universo di situazioni e problemi. Così, nel momento in cui un insegnante appena abilitato entrerà per la prima volta in classe, eviterà (si spera) di farlo con un incedere lento e, pur sapendo esattamente che cosa e come spiegare, con un’aria incerta e smarrita. Perché tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. E spesso l’oceano. E allora tanto vale tuffarsi subito in acqua.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 27 agosto 2009

Paulo Coelho seduce il mondo

Perché Paulo Coelho mi piace così tanto? Neppure io so spiegarlo. Forse perché certe cose non si spiegano. E allora va da sé che appena leggo un paio di righe di un suo romanzo, finisco sempre per leggerlo tutto d’un fiato e non poterne più fare a meno. Ti arriva al cuore, ti rapisce l’anima. Se ti trovi fuori, torneresti a casa prima per riprendere la lettura di uno dei suoi libri lasciati sul comodino. E’ una droga dell’anima, crea una stretta dipendenza. Se è vero che uno scrittore seduce il mondo, Paulo Coelho l’ha già fatto. E lo continua a fare ogni volta che pubblica qualcosa, perché la magia si ripete. Infatti, dal “Cammino di Santiago” in poi, niente è stato più come prima. Ogni nuova uscita era un’emozione diversa e anticipava la solita corsa in libreria. Mi piacerebbe tanto incontrarlo, parlarci a lungo, magari riuscire a fargli un'interminabile intervista, di quelle che nella carriera di un giornalista lasciano un segno indelebile.

Paulo Coelho mi piace tanto forse perché ogni volta che scrive qualcosa riesce a non deludere mai i suoi lettori, non come certi scrittori che hanno successo con un romanzo e poi sono costretti a vivere di rendita. Di Paulo Coelho mi piace il sorriso aperto e familiare, l’ aria confidenziale e per nulla costruita con la quale si mostra in pubblico, l’affetto vero e sincero con cui si rivolge sempre ai milioni di lettori che lo amano e lo seguono in tutto il mondo. Mi sono sempre chiesta se uno scrittore fosse tanto più bravo quanto più intensa, avventurosa e al limite del pericolo fosse stata la sua vita. Mi sono sempre risposta di no, che non era indispensabile. E invece devo ricredermi. Per scrivere bisogna vivere. E vivere non all’acqua di rose, in modo anonimo e scontato, ma intensamente, senza avere mai paura di niente. Questo significa gioia e dolore insieme. E Coelho è uno che ha vissuto così per anni (da bambino la madre lo portò perfino all’ospedale psichiatrico, facendogli fare l' elettroshock). A un certo punto della sua vita, si unì perfino alla Società alternativa, organizzazione anticapitalista dedita a pratiche di magia nera, vicenda che nel 1974 lo portò a essere arrestato come sovversivo dalla dittatura brasiliana. Insomma, per scrivere, non serve vivere per sentito dire. Ma occorre viverle in prima persona, certe esperienze. Solo così si riempie quel prezioso bagaglio da disfare a ogni romanzo o racconto.
Ultimo capolavoro: “Il cammino dell’arco”, che per il suo sessantaduesimo compleanno, lo scrittore brasiliano ha voluto regalare ai suoi lettori on line, e che quindi è disponibile sul suo sito, dove è possibile scaricarla in più versioni, insieme a “Storie per padri, figli e nipoti” (entrambi inediti) e a “Il guerriero della luce“. Assolutamente da leggere! Grazie di cuore, Paulo Coelho, perché molte delle cose che ho imparato nella vita le devo anche a te.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Viva la pappa coi pomodori in testa

Se è guerra, che guerra sia. Ma di pomodori. Nel senso che nel villaggio spagnolo di Bunol, vicino Valencia, la Tomantina impone proprio questo. Istruzioni per l’uso: almeno 45 mila persone riunite, tra abitanti del luogo e turisti di passaggio. La battaglia tomatosa si combatte a pieno succo e tutta polpa. Oltre 120 tonnellate di pomodori coltivati apposta per l'occasione nella vicina regione della Murcia vengono distribuiti in maniera equa ai partecipanti da una serie di camion disposti lungo il campo di battaglia.
Si tramanda che l’origine di questa festa risale all’ultimo mercoledì di agosto del 1945, quando una “battaglia” tra due gruppi di giovani che assistevano a una sfilata in maschera si è conclusa con il lancio degli ortaggi di un negozio di frutta e verdura che si trovava nelle vicinanze. Visto che i colpevoli vennero condannati a riparare i danni provocati , per l’anno successivo decisero di armarsi personalmente di pomodori per eventuali scontri.
Da lì iniziò la tradizione che da allora si ripete ogni ultimo mercoledì di agosto e che ormai coinvolge più di 40.000 persone. Vediamo come funziona: nel giro di 60 minuti, il combattimento si fa denso e saporito. Migliaia di pomodori volano dappertutto. Finché, a mezzogiorno in punto, un petardo pone fine alla festosa lotta, svelando uomini, strade e piazze completamente tinti di rosso. Per affogare in un bagno di sangue (si fa per dire), leccandosi i baffi.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 25 agosto 2009

Senzatetto, ma con lo stage

E’ quasi tempo d’autunno, è quasi tempo di stage giornalistici per tutti gli aspiranti a un mestiere inflazionato, dequalificato, improbabile e sempre più impreciso. Ma non importa. Per assecondare il daimon socratiano che vive in ciascuno di noi, il sacro fuoco di una passione inconsapevolmente incontenibile, si fa questo e altro. Ve lo ricordate Elle, il mensile patinato di moda, pesante come un catalogo di opere d’arte e leggero come la vanità più sfrenata, con centinaia di modelle ritratte mentre sfilano in passerella, con lo sguardo ieratico e bizantino, perso nel vuoto e leggermente incazzato? Ecco. Elle ha offerto uno stage di quattro mesi a una ragazza di 24 anni. Si chiama Bri e fa la blogger. Clamoroso: non proviene da nessuna scuola di giornalismo, e magari sa fare la giornalista pure meglio (cosa non molto improbabile). Inoltre, Bri ha un segno particolare inquietante: è una senzatetto, di quelle che cambiano spesso città a bordo della propria auto, unico posto dove poter trascorrere la notte. Altro che segnalazioni, telefonate di rito, presentazioni ineccepibili. Bri si è fatta avanti da sola, con un gesto dei più classici: inviare il proprio curriculum alla redazione del giornale.
E se in Italia, senza santi in paradiso, nessuno ti si fila, il curriculum diventa cartastraccia e non ti degnano neppure di una risposta cortese, la columnist di Elle non soltanto ha risposto, ma ha addirittura offerto alla stagista un posto. Lectio magistralis per editori, direttori e caporedattori, da farci un pensierino…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 22 agosto 2009

Dalla, attento al lupo!

«Vado nella tana del lupo perché amo la provocazione». Lucio Dalla da giovedì a domenica porta Tosca a Torre del Lago, in casa di Puccini. I costumi di Armani, ma soprattutto i balletti di Daniel Ezralow daranno al cantautore bolognese, paroliere informale e clown del pop nostrano, il coraggio necessario per sfidare i puristi. Evviva le contaminazioni. Evviva Mozart nelle osterie, Bach nei pianobar. Dalla Russia al festival di Klagenfurt, Dalla fa girare la sua Tosca in giro per il mondo. E ora si prepara a due nuove sfide: all’Arena di Verona (12 settembre) e, in autunno, agli Arcimboldi di Milano.
Sullo sfondo, un nuovo album, in uscita a ottobre. “ Sarà pieno di ritmo e di novità. Una bella canzone richiede tanto impegno intellettuale ed emotivo. Ultimamente ho scritto molto cercando di rimanere sui miei livelli abituali. Il nuovo cd sarà un passo in avanti per dimostrare che la musica è libera, non si può costruirci il filo spinato intorno e definirla rock, pop, jazz”.
E’ proprio il caso di dire: “com’è profondo il mare…”. In bocca al lupo!

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 19 agosto 2009

Meno male che Eugenio c'è. E la koinè musicale del Mare nostrum anche.

Il potere alla taranta. E chissà che questa non sia la volta buona. Eugenio Bennato, con la sua musica affastellata dal verbo musicale del mare nostrum, il complotto lo cospira da anni. Vuole portare la koinè musicale del sud in tutta Italia e in tutto il mondo, passando per Caulonia, il luogo ameno in cui il Festival della tarantella, dal 25 al 31 agosto, spegnerà sulla torta undici candeline.
La musica di Bennato pizzica le gambe e travalica i confini regionali, senza il test sulle tradizioni proposto dalla Lega. La musica supera la politica perché ha un’idea più alta del mondo. Per fortuna.
Le nuove generazioni - dice Bennato - sono estremamente intuitive rispetto a ciò che riguarda i cambiamenti, forti di un immediato modo di comunicare e di interagire. Evidentemente il bisogno di recuperare la propria identità si oppone strenuamente al pericolo di una globalizzazione, che tende invece ad appiattire tutto e tutti. Questa esigenza latente genera la necessità della ricerca di valori specifici identificativi di proprie radici, culture e tradizioni».
Già Pasolini parlava di un’Italia dei dialetti. Una realtà che si conserva e che ha attraversato i secoli. “Basterebbe questo – aggiunge Bennato - per capire che non siamo in terra straniera portando ad esempio le tradizioni popolari e le forme dialettali del Sud in un Friuli dove c’è la grande tradizione e l’orgogliosa ricchezza di un linguaggio specifico, come il friulano”.
La musica supera la politica perché ha un’idea più alta del mondo. Per fortuna.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

domenica 9 agosto 2009

Una spilla incandescente che lubrifica l’anima

E’ la stella cadente dell’ altra notte. Mi è apparsa nel buio massiccio di un cielo pesante. “Non ho più l’età per esprimere desideri”. Quel pensiero mi ha attraversato subito come un lampo. Eppure di desideri ne ho tanti. Rendere felice la persona che amo, stare vicino a chi mi vuole bene, rispolverare l’elenco dei nemici e assolverne almeno un paio.
Ho passato al setaccio tutti i miei desideri, uno ad uno. Mi sfilavano davanti con vertiginosi tacchi a spillo e senza neppure un segno di cedimento. Ma tra questi mi sono subito accorta che non c’era quello che, fino a un anno fa, avrei considerato per primo:diventare una giornalista. Di che cosa?, mi chiedevo. Evidentemente ora al primo posto avevo messo altre cose. E senza neppure accorgermene.
C’è sempre un momento nella vita in cui cambia tutto e questo accade quando cominci ad amare profondamente qualcuno. L’orizzonte si colora diverso, di una luce nuova, mai vista prima. E’ come se all’improvviso sparisse la nebbia. Ed è in quel preciso istante che si comincia a dare il giusto peso alle cose, a ripensare agli errori commessi. E' in quell’istante che si uccidono tutti i fantasmi, si spazzano via con un colpo di spugna tutte le idealizzazioni profondamente irreali e perverse che si erano insinuate nella mente, si bruciano tutti gli specchietti per le allodole. E' solo allora che si rinasce un'altra volta. /…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Grazie a tutti

Cari lettori, non posso guardarvi negli occhi e per me questo è fondamentale, va al di là del tempo e dello spazio di qualche riga da scrivere o di un commento da moderare. Ma vi ringrazio, anche se virtualmente, per la vostra curiosità e infinita pazienza che vi permette di leggermi, perdonandomi anche quando non siete esattamente d’accordo con quello che scrivo e magari pure con come lo scrivo.
Nella notte di ieri Stella mattutina ha superato le novemila visite. E per essere nata come uno sprazzo di gioia in un cielo affollato, ve ne è davvero grata. Grazie a tutti. Spero di non tradire mai troppo le vostre aspettative. Buone vacanze!

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)