mercoledì 31 marzo 2010

Maria De Filippi: un fenomeno televisivo a lunga conservazione

Ne è l’incarnazione vivente. I miracoli esistono, anche in tv. Maria De Filippi per quest’anno spegne i riflettori sul suo talent show “Amici” con un doppio record: di ascolti (solo la finale è stata vista da una media di 5.940.000 telespettatori, con picchi di ascolto del 57.8% di share al momento della proclamazione del vincitore e alle 22.18 con 7.750.000 telespettatori) e di qualità. I quattro ragazzi che si sono contesi la vittoria, Emma, Loredana, Pierdavide e Matteo, sono tutti bravi, tutti di gran talento, tutti vincitori. Importantissima l’attiva partecipazione delle più grandi case discografiche, “senza le quali – dice la conduttrice – tanti obiettivi non sarebbero stati raggiunti”.

Un solo rischio: che la prolificazione dei talent a destra e a manca a lungo possa stancare il pubblico. Ma al momento non se ne parla nemmeno. Cori da stadio, file chilometriche fuori dagli studi di Cinecittà, gruppi di fan scatenatissimi su facebook. Insomma, grande entusiasmo e partecipazione. Emma, la leonessa del Salento, è già in vetta alla classifica col suo album d’esordio. Loredana, la ragazza occhi cielo si è già piazzata al sesto posto. Il cantautore Pierdavide, autore di “Per tutte le volte che” di Valerio Scanu è terzo in classifica e si è aggiudicato il premio della critica. Matteo ha portato per la prima volta la lirica in un talent show, è stato ingaggiato da Daniel Oren per il ruolo da protagonista di Nemorino per tre repliche di gala dell’Elisir d’amore di Donizetti.

E lei, nostra signora di Canale 5? E' un vero fenomeno televisivo. Un miracolo vivente sull’onda dell’audience, che con fare discreto e disinvolto, senza mai impallare le telecamere, è al timone di ben due programmi televisivi di grande successo sulla rete ammiraglia Mediaset. “Amici”, che si è appena concluso ma già annuncia importanti novità per l’anno prossimo (la più importante, il ballo sarà separato dal canto, per dare più visibilità ai ballerini), e la striscia quotidiana di “Uomini e donne” , in attesa che riprenda “C’è posta per te”. Il pubblico la segue, la ma, le scrive. Lei sorride timidamente, a volte si arrabbia, mai sopra le righe, sempre educata e composta. Democratica, trasversale, intergenerazionale, la consorte di Maurizio Costanzo è popolarissima tra i teenager, spettatori del talent, dai trentenni in crisi d'identità e perfino da mamme e papà e da zie e nonni, con la nuova trovata di “Uomini e donne” in versione terza età.

Non scalpita, passeggia lentamente con l'immancabile "gelato" (il microfono) sempre in mano, si muove per lo studio con estrema circospezione, fa intervenire il pubblico, richiama all’ ordine, spiega le cose nei dettagli, raramente si commuove, qualche volta si arrabbia. Maria De Filippi è un animale da piccolo schermo, con la straordinaria capacità di interpretare a pieno i gusti del pubblico. Raccomandata? Fino a un certo punto. Nel 1989 un incontro le ha cambiato la vita, quello con Maurizio Costanzo. Ma poi la milanese laureata in Giurisprudenza con 110 e lode forse col sogno di diventare magistrato e la passione per i cavalli, ha camminato con le proprie gambe. Nove telegatti. Una voce roca e sexy. Ma soprattutto l’elisir di lungo corso in tv, come conduttrice e come autrice. E una gran voglia di sperimentare. Sempre e solo in casa Mediaset. Almeno per ora. Magari col pericolo di diventare un evergreen, di ritrovarsi tra una ventina d’anni protagonista di qualche capitolo di trattati dedicati alla storia della televisione commerciale, di entrare nell’albo d’ oro dei mostri sacri della tv con Pippo Baudo e Mike Bongiorno ed essere ricordata in ogni ricorrenza. Destino segnato. Mary per sempre.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 27 marzo 2010

Nicholas Carr: "Con Internet tutti più superficiali"

Internet universo dorato. Sogno ad occhi aperti. Eden virtuale in cui cullare ansie e nevrosi. Ma anche luogo d’incontro, senza tempo e senza spazio, di un’umanità sofferta e inquieta, insoddisfatta e con troppi sogni ancora da realizzare. Internet ti amo, e poi ti odio. Sei bello e buono, fai bene alla conoscenza ma qualche diminutio la provochi. Eccome. Per esempio, affidandosi a te, la gente perde via via la capacità di concentrazione. Sviluppa un modo di ragionare più superficiale, diventa un “popolo pancake”. L’espressione è del commediografo Richard Foreman.
Altro aspetto inquietante: l’informazione sul web rischia di frammentarsi come un fascio di luce che attraversa un prisma. Le notizie, disseminate in mille rivoli grazie a un’enormità di link, perdono sempre più consistenza, spessore. E, di conseguenza, la riflessione diventa ormai un lontano ricordo.

Non piacerà affatto ai patiti del web, del mac, dell' iPhone e di tutte le nuove tecnologie, la sortita antitetica di Nicholas Carr, bastian contrario della galassia Internet e della rivoluzione tecnologica che sta cambiando radicalmente i nostri meccanismi di apprendimento, ma prima ancora le nostre vite. "Basta prendere Internet e le tecnologie digitali a scatola chiusa. Offrono opportunità straordinarie di accesso a nuove informazioni, ma hanno un costo sociale e culturale troppo alto. Al tempo stesso non abbiamo più tempo per riflettere, contemplare. Soffermarsi a sviluppare un’analisi profonda sta diventando una cosa innaturale”, dice senza peli sulla lingua mister Carr.

Non è la prima volta che Nicholas Carr intacca il mito delle nuove tecnologie digitali. Due anni fa, con un suo saggio dal provocatorio titolo “Google ci sta rendendo stupidi?” pubblicato sula rivista “The Atlantic” sollevò un polverone tra i fedelissimi della rete. Quelli che senza ragnatela non potrebbero nemmeno respirare. Ma lo studioso che ha lavorato nella consulenza aziendale e ha diretto per un lungo periodo la “Harvard Business Review”, in realtà è tutt’altro che un tecnofobo. Addirittura giura di essere stato anche lui investito per anni dal sacro furore per le tecnologie. Poi però la sperimentazione costante e il disincanto lo hanno portato a ravvedersi e a tornare sui suoi passi, sfoderando dal frenetico cilindro della sua mente qualche sana critica. E già, quella che Internet vorrebbe a tutti i costi anestetizzare. Del resto, sottolinea Carr, l’ultima cosa che vorrebbe una società come Google è diseducare il popolo sommerso del web a tutti quei click compulsivi da un sito all’altro per fermarsi a riflettere su un’unica fonte di informazione. Riflettiamoci.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

lunedì 22 marzo 2010

Regionali 2010: il 28 e il 29 marzo tutti in campagna?

A meno di una settimana dal voto alle Regionali 2010 si materializza lo spettro dell’astensionismo, agitato dal premier Silvio Berlusconi anche nel giorno di gloria della manifestazione del Pdl a piazza S. Giovanni a Roma. Si teme che andranno a votare in pochi, soprattutto nel Lazio, dove il balletto delle liste che ha poi portato alla definitiva esclusione del Popolo della Libertà dalla competizione elettorale ha fatto perdere la faccia al popolo azzurro. E non ci sarebbe poi neanche da meravigliarsi troppo, visto che gli elettori, o meglio i cittadini, delle mancate promesse di buon governo e di una politica sempre più in mano a dilettanti allo sbaraglio ne hanno piene le tasche.

E allora se il 28 e il 29 marzo andranno tutti a farsi un'allegra scampagnata, anziché mettersi in fila ai seggi elettorali con la scheda tra le mani, non sarebbe uno scenario da "Independence Day" di Roland Emmerich, ma una realtà sempre più probabile. Ad ogni modo, questa campagna elettorale sarà ricordata senz’altro per l’ oscuramento televisivo. Uno switch off senza precedenti. Per tutto il periodo, non c'è stato nessun programma di approfondimento politico, nessun faccia a faccia televisivo, nessun confronto diretto davanti a milioni di italiani. Una par condicio da panico, che ha messo il bavaglio a candidati e liste. Dura è stata la linea del consiglio di amministrazione della Rai, che ha confermato la sospensione dei talk show sulla tv pubblica proprio quando sembrava essersi aperto uno spiraglio.
Ma la campagna elettorale per le Regionali 2010 sarà ricordata anche per un altro aspetto: spenti i riflettori sulla tv, la politica che fa? Torna in piazza. Almeno è quanto hanno fatto prima il Pd, poi il Pdl, chiamando a raccolta i propri fan, accorsi da tutta Italia ad agitare teste e striscioni con slogan costruiti ad arte. Il risultato di un lavoro di preparazione notevole: tam tam su facebook e sui siti e email inviate a pioggia nelle caselle di posta di amici e simpatizzanti, sostenitori e iscritti, con la raccomandazione tassativa del “passaparola”. Per essere quanti più possibile, per fare a tutti i costi bella figura.

La politica ripiega dunque sull’agorà, il luogo antico del commercio e degli affari, per mercanteggiare qualche consenso in più. E' la piazza fine a se stessa, usata solo per eccitare le folle ed esclusivamente come palcoscenico amplificatore del proprio marketing politico, in assenza di idee e programmi credibili per uscire davvero dalla crisi.
Se Vespa, Floris, Santoro e Co. sono rimasti a casa, poco male. Qualche settimana di riposo gli ha fatto anche bene. Peccato che però la vittima sacrificale di tutto questo sia stato il confronto diretto tra i leader politici, ritenuto inadeguato ancora oggi dal premier e che invece avrebbe dato la possibilità a molti di farsi quantomeno un’idea in più su chi votare. Senza confronto la democrazia va a quel paese, ma non certo in questo. La credibilità della politica, pure. E gli elettori, in vista del prossimo week end, cominciano già a organizzare la loro gita fuori porta.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 20 marzo 2010

Aldo Busi contro il Papa. E la Rai lo cancella dai suoi programmi

Quando l’ego si dilata troppo, fa brutti scherzi. Straborda gli argini e allaga il Nicaragua. Così, lo tzunami Busi ha travolto tutti i concorrenti, ma anche il pubblico, gli opinionisti in studio e amici vicini e lontani del celebre reality di Raidue, compresa la conduttrice Simona Ventura.
Una replica dello show andato in onda su Canale 5 nel ’96, quando lo scrittore bresciano, allora ospite di Maurizio Costanzo, suscitò sdegno nazionale con le sue dichiarazioni sulla pedofilia.
Stavolta, la filippica prende di mira l’omosessualità. E Busi lancia dal suo arco frecce appuntite contro l’omofobia. Poi, improvvisamente, la terra melmosa dell’Isola gli frana sotto i piedi e Busi Grassettosi ritrova a citare il Papa e a parlare di omosessualità repressa: "Il Papa si scaglia contro i gay. E’ risaputo, però, che l’omofobo è un omosessuale represso”.
Ormai lanciatissimo, in preda all’ira descritta da Seneca, che stravolge il volto e modifica la voce, aggredisce tutti, se la prende con Mara Venier che gli aveva suggerito di tornarsene a casa perché stanco e senza più niente da dire. “Ma come si permette, Venier. Lei è psicolabile. Io sono nel pieno delle mie facoltà intellettuali”, grida lo scrittore e critico letterario. Francamente uno show così in diretta tv uno dei più grandi intellettuali italiani viventi se lo poteva benissimo risparmiare. Non ci è piaciuto affatto l’autore del “Seminario della gioventù” e di tante altre opere. GrassettoPiù che superbia intellettuale, delirio di onnipotenza. Unito a un eccesso di zelo nell’ interpretazione del proprio personaggio, il provocatore intelligente, però non di certo provocatore a tutti i costi. E insieme il risultato preoccupante di anni di esercitazioni egocentriche e narcisistiche, in primis quella della scrittura, fatte tra l’altro con un certo successo.

La Rai si è affrettata a emettere un comunicato stampa attraverso il quale fa sapere che: “Il comportamento di Aldo Busi viola gravemente le disposizioni contrattuali legate al programma. Verrà escluso, pertanto, dalle altre puntate de L’Isola dei Famosi e da ogni altro programma Rai”. L'invettiva è una belva feroce. E anche un intellettuale del calibro di Aldo Busi dovrebbe accorgersi che nutrirsene con un certo fervore e una certa sollecitudine, così come alimentare l'infido Narciso nella propria anima alla fine produce un mostro inavvicinabile, prigioniero delle proprie (s)manie di grandezza, una primadonna molesta e insopportabile, una creatura terribilmente malsana, da tenere alla dovuta distanza di sicurezza.

Isola dei famosi a parte, caro Busi, ci ripensi. E riporti con la sua intelligenza e i suoi elevati strumenti culturali il suo livello di egocentrismo ad una soglia tollerabile per se stessi e per gli altri. Altrimenti a naufragare saranno la sua vita, i suoi pensieri, le sue emozioni, oltre che la sua immagine. E questo non è affatto un gioco da reality.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 18 marzo 2010

Vodafone: scene da una famiglia. E casa Totti diventa il revival di casa Vianello

Il calciatore e la letterina. Binomio perfetto, anche in pubblicità. Non a caso, la nuova campagna promozionale della Vodafone mette in scena gli affari di famiglia di Francesco Totti e Ilary Blasi. I panni sporchi si lavano in tv. E' il prezzo della celebrity. Lei ride alle gaffe di lui e lo corregge. Lui ci sta, con un certo fairplay. Coppia trendy? Sì, certo. Ma senza correre sul filo di lana di una stucchevole armonia da “Mulino bianco”. E allora ecco che dalle tinte ben definite del perfetto quadretto romantico si arriva con un balzo felino alle macchie di colore di uno sgangherato reality show tra le mura domestiche. Incluse le conversazioni intime in camera da letto. Sulla scia di Sandra e Raimondo. Il revival di casa Vianello? Quasi.

Di certo in questi spot Vodafone va di scena il realismo. Strizzando l’occhio al business. Così, tra un’offerta e l’altra, la promozione dell’internet key e tre mesi di navigazione gratis, Ilary inarca le sopracciglia e scuote il marito, invitandolo ad allargare i propri orizzonti sul mondo della telefonia mobile. Internet per Totti? Macché, per tutti!Lei lo corregge. E lui, addomesticato perfettamente al suo ruolo storico di “uomo di Neandertal”, non se la prende affatto se la moglie ride del suo smarrimento e, come invaso dallo Spirito Santo, comincia a parlare in tutte le lingue, anzi, in tutti i dialetti. Il contenuto poco importa. L’importante è il contenitore. La forma è sostanza. Ma siamo sicuri che valga solo nel mondo Vodafone, dove per qualche oscura ragione tutto ruota intorno a loro?

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

lunedì 15 marzo 2010

Michelle Hunziker "travolta" da un demenziale 187

Metti sul piccolo schermo l’icona mondiale de “La febbre del sabato sera”con la reginetta di “Striscia la notizia”, ex modella acqua e sapone ed ex dell’ex ragazzo di borgata Eros Ramazzotti, ora aurea creatura televisiva in pasto ai più svariati artifici da showbiz. A dirla tutta, John Travolta e Michelle Hunziker, i protagonisti dei nuovi spot pubblicitari della Telecom in onda già da qualche tempo in tv, ci hanno fatto ricordare che la demenza esiste, eccome. E con essa la più banale sciocchezza pubblicitaria, il non senso televisivo, il vuoto totale di un messaggio pubblicitario fine a sé stesso, veicolato da una sit-com dall' inconsistenza penosamente imbarazzante, salita fin nell’etere dove ha superato livelli stratosferici di inquinamento mentale.

La sceneggiatura della pubblicità della nota azienda telefonica è più o meno questa: Michelle sente suonare il campanello mentre fa ginnastica e apre la porta. Chi trova? John… Star di Hollywood. Sguardo languido e voce suadente. Richiude immediatamente, si dà una sistemata e poi riapre. Con fare artificiosamente costruito, si avvicina a lui che… appoggia appena le labbra sulle sue per un interminabile istante in cui si accenna perfino a un goffo caschè. Ma non è tutto. La pubblicità continua con un indimenticabile tete-à- tete in cui John dimostra di essere preparato e pronuncia il fatidico 187, il numero per attivare l’offerta, lasciando Michelle letteralmente a bocca aperta. Punto e basta. Né un sottinteso sapiente, né un’allusione intelligente, né tantomeno un doppio senso interessante. Banalità allo stato puro. Condita con quel pizzico di frivolezza che non guasta. E dire che i due, per girare il capolavoro, sono arrivati fino in Florida. "John - ha raccontato al suo rientro Michelle a 'Sorrisi' - durante le riprese dello spot è stato buono come il pane". Lo saranno anche gli spettatori? Bontà loro...

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 13 marzo 2010

All’Eliseo c’è puzza di bruciato. Carla Bruni ha detto Sarkò-no

Un altro sogno svanisce, un’altra favola rosa spalmata come crema sulle prime pagine dei giornali e rotocalchi di tutto il mondo forse sta per concludersi sotto il segno di un laconico “addio”. E così anche l'’ingranaggio più perfetto "uomo di potere-femme furbescamente fatale" dopo un po' si arrugginisce. Ma sarà proprio vero che Sarkò e Carlà si separano? Sembra infatti che la Bruni avrebbe detto Sarkò-no. E stavolta Simone Cristicchi col suo ironico brano sanremese proprio non c’entra. C’è chi assicura che la bomba della separazione ufficiale scoppierà al massimo tra un paio di giorni. Intanto, nelle ultime ore le voci di una rottura tra i due si sono allargate a macchia d’olio.
La causa sarebbe il tradimento di lei col collega cantante Benjamin Biolay, vincitore del Victoire de la Musique, prestigioso premio musicale francese. Tradimento ricambiato da lui col suo sottosegretario all’ecologia Chantal Jouanno. Le voci sulla crisi della coppia presidenziale e sul tradimento incrociato stanno facendo il giro dei tabloid di tutto il mondo, ed è su Twitter che si parla di matrimonio agli sgoccioli. Secondo il sito suchablog.com Carlà e Biolay si conoscevano già da anni e sembra che l’ex modella al momento passi addirittura le notti nell’appartamento del cantante, cosa confermata anche da "Sun" e "Journal du Dimanche".
Il presidente Sarkozy, la cui popolarità sembra in caduta libera proprio alle soglie delle Regionali, a Londra, nel corso di una conferenza stampa congiunta col premier britannico Gordon Brown, si è affrettato a smentire definendo il gossip semplicemente “ridicolo”. E se fosse, come diceva Thomas Jefferson, che “ci si serve del ridicolo quando si ha la ragione contro”?... Allora sarebbe tutto vero. E quest'estate, sotto l'ombrellone si parlerà di questo. Solo di questo. E di nient'altro. Simone Cristicchi ha ragione: meno male che c'è Carla Bruni. Nel bene e nel male. Perché come sempre, con le sue evasioni ci fa evadere dalle angosce quotidiane di casa nostra.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 11 marzo 2010

Sofia Loren racconta mammà in tv e la sua favola bella

Di mamma ce n’è una sola. E la sua si chiamava Romilda Villani, donna d’altri tempi, forte come una quercia e faro nella nebbia per una Sofia Loren poco più che adolescente, sbarcata da Pozzuoli a Roma con due occhi grandi come il mondo e un fisico da paura per abbracciare il sogno del cinema. Una madre fragile e battagliera, ma anche possessiva e spietata. Ne “La mia casa è piena di specchi”, la miniserie in onda domenica e lunedì in prima serata su Raiuno, tratta dall’omonimo romanzo della sorella Maria Scicolone, con la regia di Vittorio Sindoni e le musiche di Nicola Piovani, prodotta da Ideacinema per Rai Fiction, la leggenda del cinema italiano racconta la sua storia personale e familiare. A partire dalla vigilia dell’Oscar per La Ciociara (di cui quest’anno ricorre il cinquantenario e che Raiuno manderà in onda dopo la seconda puntata), il racconto ripercorre in flashback «le vicissitudini di una donna poverissima - racconta la Loren - che nel dopoguerra, con due figlie illegittime avute da un uomo sposato, Riccardo Scicolone, s’avventurò da Pozzuoli a Roma per dare loro un nome, un futuro e, attraverso di loro, un risarcimento a sé stessa per tutto ciò che la vita le aveva negato».

Bellissima, vincitrice nel 1932 di un concorso Mgm come sosia di Greta Garbo ma frustrata nelle ambizioni dalla famiglia, a 25 anni Romilda s’innamorò «dell’uomo sbagliato, che non fu mai per lei un vero marito né per noi un vero padre, rinunciando a essere donna, e riversando su noi due tutto il proprio bisogno d’amore». Da allora lottò come una guerriera per le sue figlie e per dare loro un futuro migliore.
A interpretare la Loren sarà Margareth Madè, la protagonista siciliana di Baarìa, “una ragazza educata e molto dolce”, l’ha definita Sofia, sua madrina cinematografica. Nel ruolo del padre c’è Enzo De Caro, addestrato per bene dalla Loren sui vari tic del papà.
La madre della Loren aveva aspetti della personalità controversi. Amorevole e generosa con Sofia che, attraverso i suoi successi cinematografGrassettoici, le faceva realizzare i suoi sogni, soffocante e involontariamente cattiva con Maria. Romilda Villani viene descritta in tutti i suoi pregi ma anche difetti, senza nascondere nulla, grazie alla dettagliat ricostruzione delle figlie.

Insomma, una storia intensa, tutta partenopea, d’ amore e di ambizioni, di orgoglio e di rivalsa, ma soprattutto un inno al sacrificio più totale, nell’era dei reality, dove tutti vanno alla ricerca di un successo facile “usa e getta”, e nel mare magnum del cinema e della televisione si vedono continuamente barconi carichi di avventurosi “senza talento” in attesa di sbarcare a cercar fortuna nella dorata "isola dei famosi" .
E allora ben vengano le favole belle del dopoguerra, visto che i nostri tempi ce ne regalano davvero poche. Quando i sogni potevano ancora diventare realtà e i “figli del popolo” riuscivano davvero a riscattare, per dirla con la poetica di Giovanni Verga, la loro triste condizione di “umili”.
Morale della favola bella di Sofia: il fattore “C” nella vita aiuta, certo. Ma la bellezza senza dedizione e carattere è meno di zero.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 10 marzo 2010

Mauro Marin: "Ho vinto il GF perché ho giocato"

Alla fine vince chi gioca. O meglio, chi sa giocare bene le proprie carte. Calcolando, studiando ogni mossa, non lasciando niente al caso né tantomeno all'emotività.
E' questa l'unica strategia che Mauro Marin, vincitore della decima edizione del "Grande Fratello", ha seguito fin dal primissimo istante in cui ha varcato la soglia, appena una settimana dopo l'inizio del reality, della casa più spiata d'Italia.
"Quando sono entrato - ha spiegato Mauro - il gruppo si era già formato ed era affiatato e, scusate se uso un termine da giocatore, per 7 giorni ho fatto All In. Ho giocato il tutto per tutto: ho provato a distruggere qualcosa che si era formato e mi è andata bene perchè tutti si sono schierati contro di me e la cosa dal punto di vista del gioco gli si è ritorta contro".

Ma c'è di più. Il salumiere di Castelfranco veneto ha rivelato di essersi ispirato ad Alvaro Vitali in "Mela mela banana caffè". Anche se "In certi atteggiamenti mi sono rifatto alla vicina di casa. Da noi si usa dire vecchio non in senso dispregiativo. Ho dato una confidenza estrema da subito, è stata vista come una forma di aggressione. Anche lo scherzo che ho fatto a George era ampiamente studiato: non ho dormito la notte per prepararlo. E così anche la mia reazione con il pio pio è stato un gioco verso Massimo che parlava delle sue donne”. E proprio questi atteggiamenti da abilissimo stratega lo hanno reso odiatissimo nella casa e amatissimo dal pubblico. Così, il piano di vincere e portarsi a casa i 250.000 euro per comprare una salumeria tutta sua è perfettamente riuscito. E allora chapeau! Soprattutto per il sano realismo di non avere nessuna pretesa di entrare nel mondo dello spettacolo.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 6 marzo 2010

Tra Sarah e Veronica Saffo non c'entra

Amiche per la pelle. Anzi, amiche di pelle. Per la precisione, più che amiche, forse amanti appena accennate. In una sola parola: autenticamente ambigue. Sarah Nile e Veronica Ciardi, le due concorrenti più chiacchierate e anticonvenzionali del GF10, uscite dalla casa più spiata d’Italia, si sono subito date alla rettifica. Relazione saffica? Baci lesbo? Macché. Solo una profonda intesa, ora consacrata dal fatto di andare a vivere insieme a Milano. Veronica ha spiegato che nella casa aveva bisogno d’affetto e l’unica persona in grado di darglielo è stata proprio Sarah, l’ex coniglietta di Playboy. Nessun uomo del GF10 ha infatti saputo conquistare il suo cuore. Mentre Sarah era sempre lì a consolarla e a prendersi cura di lei. Ecco spiegate allora le continue effusioni tra le due concorrenti. Autenticità di sentimenti o abilità strategica da reality? E’ innegabile che con la loro alleanza d’acciaio Sarah e Veronica si sono sapute conquistare la scena e hanno catalizzato l’attenzione del pubblico. Tant’è che sono richiestissime, Veronica in particolare, da numerose agenzie di spettacolo per una serie di serate in discoteca. E probabilmente ne sentiremo ancora parlare. Magari perché si fidanzeranno presto con un tronista o un calciatore. Ma attenzione: potrebbero sempre conquistare a sorpresa qualche insospettabile intellettuale rigoroso, colto e secchione…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 4 marzo 2010

Il balletto delle liste continua

Signore e signori, buonasera. Una voce fuori campo dà il benvenuto in sala. Si spengono le luci e si apre il sipario. Al Teatrino della Politica, in via delle Regionali 2010, va in scena una divertente commedia all’italiana, per la regia di Garinei & Giovannini:Il balletto delle liste”. Protagonisti: Renata Polverini e Roberto Formigoni nel ruolo di candidati alla presidenza del Lazio e della Lombardia. Uno sconveniente deus ex machina scende dall’alto e comunica ai due che le loro liste sono state escluse dalla competizione elettorale. Nel primo caso per un ritardo nel deposito delle firme, nel secondo per oltre 200 firme irregolari. Il popolo del Pdl insorge, Emma Bonino se la ride, il pubblico in sala lancia pomodori e grida: buffoni, andate a casa! All’improvviso entra in scena re Silvio e propone un valido escamotage salva-trama: un accordo col Pd che prevede il rinvio del vGrassettooto in cambio del disco verde per Bologna e dell’abrogazione del regolamento sulla par condicio in Rai. Il pubblico in sala fa ohhhhhhhhh. Parte la musica, arriva Povia sul palco e canta: “Meno male che Silvio c’è”. La scenografia si riempie di piccioni. A questo punto scatta una valanga di applausi e… cala il sipario. Ma al Teatrino della Politica lo spettacolo non è ancora finito. Insomma, "Il balletto delle liste" continua...

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 3 marzo 2010

Jovanotti canta romantico

Il mondo suona diverso ma lui canta romantico. E piace parecchio. Jovanotti con “Baciami ancora”, colonna sonora dell’omonimo sequel de “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino ha fatto centro. Da cinque settimane non lo schioda più nessuno in cima alle classifiche dei brani più ascoltati in mp3 e più trasmessi alla radio.
Una stonatura romantica e scapigliata rispetto a un mondo dove il romanticismo ha ceduto il passo alla poetica del “me ne frego”. Una deriva musicale ed esistenziale sulla scia di “Storia d’amore” e “A te” forse un po' troppo sdolcinata e melensa ma pur sempre perdonabile. E, allo stesso tempo, la voglia di ritrovarsi a cantare, a quarant’anni più quattro e qualche ruga in più stampata in faccia l’amore per le cose semplici e autentiche come lo sguardo di un bambino, un sogno, una carezza, un quaderno di appunti, una casa, un aereo che vola. Un'immagine artistica profondamente diversa da quella che Jovanotti consegnò al pubblico da giovane esordiente in Rai nel 1990, quando apparve a "Fantastico" incoraggiato da Pippo Baudo, fedelissimo solo alla sua "s" moscia, al suo giubbotto di pelle e alla sua moto. Allora sembrava davvero un ragazzo fortunato, ma anche assolutamente fuori dagli schemi. Poi è stata un'esplosione di note hip hop con venature funk colate a caldo su concitati political rap. Oggi di tutto questo in Lorenzo Cherubini sembrerebbe non esservi più traccia. Eppure Jovanotti continua ad essere ancora e sempre fuori dagli schemi. Anzi, più che mai. E allora “Baciami ancora, baciami ancora, tutto il resto è un rumore lontano/una stella che esplode ai confini del cielo”. E' questa la vera rivoluzione. E lui? Anticonformista vero.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)