venerdì 30 aprile 2010

Gianfranco Fini Capitolo II: dopo qualche battuta di troppo, una battuta… d’arresto

Premere l’acceleratore è un rischio. Ci si schianta. E Gianfranco Fini lo sa bene. Ecco perché qualche giorno dopo la sua uscita allo scoperto, a muso duro, come voce aperta del dissenso all’interno del Pdl, il Presidente della Camera frena. Sulle polemiche, ma anche sul suo stesso dissenso nei confronti di Silvio Berlusconi, dei suoi metodi e dei suoi sistemi. Deludendo chi ci aveva creduto troppo. Soprattutto a sinistra, tra chi aveva applaudito con vigore, spellandosi le mani. Meglio la prudenza. In tutti i sensi. Fini ha commentato le dimissioni del suo fedelissimo Italo Bocchino da vice capogruppo del Pdl alla Camera, definendole una "cacciata senza ragione", ma aveva anche affermato che "dire che siamo in uno stato di dittatura significa affermare qualcosa di profondamente falso". E ai giornalisti accalcati intorno che gli hanno chiesto se ce l’ha ancora con Berlusconi, ha risposto : “Assolutamente no, nessuna polemica”. Dichiarazioni altalenanti che tradiscono un ripensamento dell’ultima ora. Un dietrofront improvviso? Un eccessivo attaccamento alla poltrona? Probabilmente, il fatto di non essere avvezzo a ribaltoni che in questo momento potrebbero rivelarsi, se non azzardati, decisamente folli. Cambiare idea è importante, possibile, legittimo. E Fini l’ha fatto e lo ha pure detto. Ma il ruolo di suddito proprio non gli si addice, quello di equilibrista neppure. E quello di ribelle rivoluzionario men che meno. Ma fare il correntista pentito sarebbe ridicolo. E allora si decida Fini ad assumere un ruolo chiaro, netto e coerente fino in fondo. Pena la credibilità. Chi frena di botto, si schianta lo stesso.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

mercoledì 28 aprile 2010

Lo strano dramma della Grecia in crisi

Che strano sapere che la Grecia è affogata nel debito pubblico, fa acqua da tutte le parti e il suo destino è appeso al sottilissimo filo delle trattative per attivare il piano congiunto di salvataggio che mette insieme Eurogruppo, Bce, Fmi e, naturalmente, il governo greco. Strano e drammatico al tempo stesso per ciò che è stata la Grecia antica, soprattutto quella democratica di Pericle, straordinariamente bella, creativa e dinamica. Un portavoce di Van Rompuy ha precisato, riferendo le dichiarazioni del presidente stabile dell'Ue sul debito della Grecia, che le trattative sul piano degli aiuti "stanno continuando, sono sulla strada giusta e non si tratta della ristrutturazione del debito". In altri termini, non ci sono "questioni" sul debito in relazione al pacchetto finanziario di sostegno in discussione. Van Rompuy, nel suo intervento, ha confermato il summit tra i Paesi dell'area dell'euro "intorno al 10 maggio" per discutere della crisi greca. "Come presidente dell'Unione europea, confermo che ho intenzione di convocare una riunione dell'Eurogruppo, con i capi di Stato e di governo, intorno al 10 maggio. Sulla base della relazione che sarà ultimata nei prossimi giorni, i capi di Stato e di governo dovranno decidere consentendo il pagamento degli aiuti attualmente in discussione". Il Fondo monetario internazionale prevede di sbloccare un aiuto finanziario di 10 miliardi di euro (13 miliardi di dollari) supplementari alla Grecia, stando a quanto riferisce il Financial Times. Il Fondo ha già proposto di versare 15 miliardi di euro di prestiti alla Grecia, portando a 45 miliardi di euro la somma totale degli aiuti al paese. Gli aiuti del Fmi toccherebbero dunque i 25 miliardi di euro.

La speranza torna. Ma tutto questo resta strano e drammatico comunque. Perché la Grecia alla cultura europea ha dato davvero tanto. Lì è nata la filosofia, coi presocratici che s’interrogavano sull’elemento da cui è nata la vita. In Grecia è nato il teatro tragico di Eschilo, Sofocle, Euripide, la più alta espressione d’arte che ha portato sulla scena temi importanti come la vita, la morte, il rapporto dell’uomo con la fede e con l’al di là. In Grecia sono nate le Olimpiadi, per le quali si fermavano le guerre e lo spirito agonistico più puro, i voli pindarici e la divinizzazione dell’eroe-atleta. In Grecia è nata la commedia di Aristofane, prima espressione della satira politica e con Erodoto si è sviluppata la storia come forma di indagine disciplinata da un metodo scientifico di chi sente, vede, ascolta e poi soprattutto verifica. Insomma in Grecia è nata una parte consistente della nostra civiltà. E in parte ciò che siamo oggi lo dobbiamo a questa nazione bagnata dal mar Egeo che oggi ha il fiato corto e respira a fatica. Del resto oggi Atene è sempre più una città divisa tra gli antichi fasti di un’acropoli gloriosa ma sempre più distante, dove spadroneggia maestoso il tempio della dea Nike che annuncia vittoria coi suoi frontoni e le colonne a scanalature doriche e il resto che fa apparire anche agli occhi dell'osservatore più distratto la città vecchia, lenta, coi filobus mezzi rotti e le auto da rottamare, grondante di povertà e arretratezza. Una città che non riesce a tenere il passo con una modernità spietata. Ed è questo che fa più paura.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 27 aprile 2010

L'evoluzione di Gianfranco Fini: da subalterno ad alternativo

Mica noccioline. Stavolta le parole sono pietre scagliate a raffica contro il Presidente del Consiglio. Di quel Silvio Berlusconi tirato a lucido non se ne può proprio più. E del suo sorriso telegenico, delle sue trovate da marketing raffinato e della sua sfrenata vocazione pop, neppure. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha sbuffato in pubblica piazza, è finalmente uscito allo scoperto, dopo tante critiche, dopo tanti rigurgiti di dissenso coi suoi fedelissimi, dopo tante smorfie di disappunto. E ha preso ufficialmente le distanze dal suo capo, dichiarandosi pronto a restare ma da “alternativo”. Trascinato da una corrente con pochi "eletti", un’oligarchia a marchio politicamente corretto (“il tradimento è di chi trama alle spalle”), ha consumato una rottura difficilmente ricomponibile. Una crepa nel Popolo della libertà destinata ad allargarsi come una voragine. Da una parte l'asse Tremonti-Lega, fortissimo in tutto il Nord Italia, dall’altra la cultura politica di una destra europea, liberale, aperta e democratica su temi che scottano come l’immigrazione, la giustizia, il modo di interpretare Parlamento e Costituzione.

Gli slogan non servono più. Il sogno si è consumato. Ora resta la realtà. Un partito di plastica, come lo ha definito Flavia Perina sul Secolo d’Italia? Di certo un partito all’interno del quale c’è Umberto Bossi che preme l’acceleratore sul federalismo. E all’interno del quale c’è ora un Gianfranco Fini più consapevole, fautore di un dissenso aperto, leale, ma che c’è e col quale Silvio Berlusconi dovrà pure in qualche modo fare i conti. Non è bastato redarguire Gianfranco davanti a tutti, gridargli in faccia la sua disubbidienza irragionevole, farlo sentire in colpa (“se parli da politico, fai il politico, ti aspettiamo a braccia aperte, ma non da parlare più da Presidente della Camera”). Condividere la stessa casa per i due non sarà facile, conoscendo Berlusconi. Ma Fini non se ne va. Andare al voto sarebbe da irresponsabili. Quindi Fini resta. Ma non più da numero 2. “Dobbiamo garantire la massima lealtà alla coalizione e al programma di governo", sottolinea in uno dei passaggi con i quali sta facendo il punto con deputati e senatori a lui vicini nella riunione nella Sala Tatarella della Camera. Anche il Presidente del Consiglio con una battuta durante la conferenza stampa con Vladimir Putin, aveva detto: "Sono esperto di molte cose, urbanistica, sport, editoria, televisione e amministrazione pubblica. Ma sul segreto di una collaborazione proficua in politica non mi esprimo, del resto non ho un'esperienza particolarmente felice nei matrimoni. Comunque ho già detto di non aver litigato con nessuno, per litigare bisogna essere in due, per divorziare basta uno". Fini resta, Bocchino invece se ne va e si dimette da vice capogruppo del Pdl alla Camera. D’accordo. Ma le riforme??

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

Caterina, sciogli i tuoi capelli

La scultura che vedete è una delle opere di Pietro D’Angelo, l’artista palermitano che crea con l’argilla e una particolare tecnica a mosaico. E’ un ritratto di donna con la coda. Ma chi segue ogni giorno dalle 14,30 su Raiuno “Festa italiana”, si sarà accorto che la scultura di D’Angelo potrebbe benissimo essere la raffigurazione della conduttrice del programma, la frizzante Caterina Balivo, che ormai da settimane sfoggia un look piuttosto inquietante e decisamente retrò: una coda di cavallo corta e tiratissima e un rossetto rosso spalmato sulle labbra sottili. Altro che sobrietà e minimalismo. Si pensa a uno studiato cambio d’immagine. Oppure a un divertissement concordato a tavolino con un abile look maker. Abile in che? La Balivo riceve ogni giorno valanghe di email in cui la si implora di tornare a sciogliere i capelli, da sempre simbolo di seduzione e femminilità, che danzavano in ondine simpatiche e sbarazzine appena sotto le orecchie. E il trucco era decisamente più naturale. Di conseguenza la conduttrice appariva più casual e vera. Ma soprattutto più giovane. Ora sì che la Balivo sembra una vera zitella. Di quelle ai limiti del tempo massimo. Vi prego, fatele assolutamente cambiare idea. Balivo, torna come prima.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

lunedì 26 aprile 2010

Stephen Hawking: "Occhio a quegli infami degli alieni"

E.T. parte seconda. Diversità è stranezza. E stranezza vuol dire essere alieni. Dal mondo, o meglio, dalla terra. Guardarla da un altro punto di vista. Con occhi diversi. Che forma avranno gli alieni? Perché una cosa è certa: loro esistono davvero. E’ pronto a giurarci e a giocarsi una brillante carriera Stephen Hawking, l’astrofisico britannico considerato un vero anticonformista. La tesi da lui sostenuta e spiegata in una serie di documentari in onda nei prossimi giorni sull’emittente britannica Discovery Channel, è molto semplice: non siamo ingenui. In un universo con cento miliardi di galassie, ciascuna contenente milioni di stelle, crediamo davvero che la Terra sia l’unico luogo dove si sia evoluta la vita? Certo che no, è la sua risposta. Hawking, 68 anni, matematico e fisico con un quoziente intellettivo di 160, fino all'anno scorso titolare a Cambridge della cattedra lucasiana di Matematica e Fisica, carica ricoperta anche da Isaac Newton, affetto da atrofia muscolare progressiva (vive su una sedia a rotelle e comunica con un sintetizzatore vocale), però tiene a precisare che gli uomini e gli alieni è meglio che non si conoscano mai: l’impatto potrebbe essere devastante.

Ma che forma hanno gli alieni?
Dal microbo al bipede intelligente, le forme di vita più probabili potrebbero essere microrganismi e animali semplici. E perché incontrarli potrebbe essere devastante? “Gli alieni – spiega Hawking - potrebbero tentare di sfruttare la nostra Terra per le sue risorse, per poi proseguire”. Un po’ come ai tempi della scoperta dell'America nel 1492: “Quando Colombo sbarcò in America, le cose non sono più andate così bene per gli indigeni”. Insomma, una nuova e spietata forma di colonialismo: sono alieni nomadi che sfruttano i vari pianeti e poi li abbandonano. “Questi nuovi esseri – afferma lo studioso - potrebbero sottomettere i pianeti a bordo di navi giganti”. Terrorismo fantascientifico? Realtà ai confini della fantascienza? Chissà… Certo che sembra la sceneggiatura di “Avatar” all’incontrario. Anche se così descritto, come spietato colonialista, l’alieno ci fa davvero una magra figura. Ma non erano gli esseri umani a peccare di smanie imperialistiche, esasperanti manie di grandezza, irreversibile egocentrismo e consumistica superbia? C’è sempre chi sta peggio…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 21 aprile 2010

Un po' di tacco fa bene alla salute.



- “Signorina, per piacere, scenda dal tacco”. – “Ma non ci penso nemmeno, fa bene alla salute!”. Sembra uno scherzo e invece è proprio così. Parola del “Daily Mail”. Il quotidiano britannico rivela - attraverso le parole dell’esperto Simon Costain del Gait and Posture Centre di Londra - che per la salute di piedi, gambe e schiena, molto meglio calzare un paio di tacchi, certo magari non proprio 12, che piatte ballerine o infradito.

Altra novità: più che cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, sarebbe opportuno dedicarsi ai colori dell’arcobaleno. Cioè portare a tavola cibi di tutti i colori. "Solo così si farà il pieno di tutti le sostanze nutritive necessarie, ancor più utili quando possono 'lavorare' in sinergie”, spiega Adam Mead del Kingston Hospital di Londra. Anche l’otium letterario nuoce gravemente alla salute. Specie se si vuole evitare un fastidioso mal di testa da weekend, frutto proprio del cambiamento di abitudini. Bollino rosso anche a chi affoga i cattivi pensieri nell’alcol. "Da ebbri non si fa nulla di utile. Piuttosto un caffè o una passeggiata con un buon amico - assicura Cary Cooper, psicologo dell'Università di Lancaster - sono la miglior strategia anti-stress".

Altro falso mito, quello di usare le creme solari solo in estate o nei giorni soleggiati. E' un errore, sottolinea Nick Lowe, dermatologo dell'University College di Londra. "I raggi Uva sono nemici silenziosi della giovinezza della pelle, sono presenti tutti i giorni e possono penetrare attraverso le nubi". Ma lo è anche l'eccesso opposto. Il consiglio dell'esperto è di scegliere il fattore protettivo 30 in estate, evitando di esporsi nelle ore centrali del giorno, perché le creme con schermo 50 offrono solo uno 0,5 per cento di protezione extra e sono molto più grasse, quindi si è meno inclini a utilizzarle.

Elena Orlando (elyorl@ticali.it)

sabato 17 aprile 2010

Ma dove va Mentana in bicicletta?

Tempi grigi nel cielo della Capitale. Un tappeto di nuvole mortifica e impallidisce il sole di primavera. Ore 11 del mattino di un ordinario venerdì. In via Nizza, quella che attraversa viale Regina Margherita, a due passi da Corso Trieste e dal liceo "Giulio Cesare", chi si vede? Enrico Mentana in bicicletta. I muscoli del volto sono contratti dalla fatica. Lo sguardo è concentrato. I riccioli brizzolati volano sparsi nella direzione del vento.
Mentana ciclista per hobby e per passione sfida i muscoli e il traffico romano. Geniale trovata per smaltire lo stress, scaricare la tensione e rimettersi in forma dopo i polpettoni immensi dei nostri politici a "Mentana Condicio", le interviste sul web che l'ex conduttore di Matrix ha tenuto per il Corriere della Sera nel corso della scorsa campagna elettorale. Potrebbe anche trattarsi di una vocazione ambientalista che Mentana tira fuori ogni volta che gli scade un allettante contratto giornalistico. Si spera che riesca a firmarne al più presto uno nuovo. E di pari dignità. Altrimenti finirebbe per avere talmente tanto tempo libero per allenarsi con la sua bici da poter partecipare al prossimo Giro d'Italia.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 13 aprile 2010

E’ primavera, il Pd s sveglia dal letargo

E’ primavera. Gli uccelli cantano, le giornate si allungano, l’aria è più leggera e… Il Pd si risveglia dal letargo di una campagna elettorale, quella delle Regionali 2010, timida, sbiadita e annacquata. Per tutti quegli elettori in profonda crisi di nervi, che credono che la politica sia solo un lontano ricordo. E sono nauseati. Fanno i moderati ma in realtà non esistono. E si tuffano nel qualunquismo. O peggio, annegano nell’esasperazione, finendo per approdare all’ultima pericolosa spiaggia del grillismo.
E invece no. I LiberalPd ci credono ancora. Nella politica buona e sana, quella fatta di dibattiti e confronti, se necessario anche aspri ma comunque costruttivi. La parola d’ordine è un futuro migliore. All’insegna della modernità e del cambiamento. Per ridare linfa vitale alle diverse espressioni della cultura liberaldemocratica (riformismo socialista, cultura repubblicana, liberale, ambientalista, laica senza aggettivi).Dopo il successo del seminario ‘Italia 2030. Il Paese che vogliamo’ dell’anno scorso ad Amelia e sul quale ci siamo confrontati sull’Italia che vorremmo tra vent’anni, il prossimo appuntamento – spiega il presidente dei LiberalPd Enzo Bianco – sarà un momento di approfondimento finalizzato a dare progettualità all’azione politica che i laici hanno spesso svolto nella società italiana e che cerchiamo di svolgere nel Partito oggi”.

E allora ci si incontra davvero. Al seminario di primavera di Valmontone il 16, 17 e 18 aprile. Si parte venerdì pomeriggio con un intervento di apertura del presidente dei LiberalPd Enzo Bianco e del segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani e con due dibattiti. Il primo sarà su quale fisionomia dovrà avere il Pd in un nuovo governo. Se lo chiederanno Massimo D’Alema, Dario Franceschini, Franco Marini e Ignazio Marino. Nel secondo dibattito invece si parlerà di riforme istituzionali con Antonio Maccanico e Franco Bassanini. Sabato tocca ai Repubblicani. A parlarne sarà Giuseppe Galasso. E poi ai liberalsocialisti attraverso la voce di Giuliano Amato e degli azionisti con Antonio Maccanico. Si parlerà inoltre di sfida economica, delle nuove frontiere della comunicazione e dell’Europa in trasformazione. Domenica mattina, ultimo giorno del seminario, a farla da padrone sarà un acceso confronto sulla battaglia del merito, tra confini e nuovi saperi.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

lunedì 12 aprile 2010

George Leonard ci ha rimesso la faccia

Ci aveva perso la faccia già quando gli erano piovute addosso le confessioni pubbliche, in diretta tv, di presunte amanti discinte, tacco a spillo e mini abiti sexy, che avevano fatto irruzione nel salotto di Barbara D’Urso con la missione quasi umanitaria di smascherare il personaggio, dimostrare la sua inaffidabilità sentimentale e ottenere giustizia per essere state sedotte e abbandonate. Lui, George Leonard, sedicente principe e sedicente macho romantico, playboy in odore di petimento, si era difeso con le unghie e con i denti, minacciando le signorine con querele a destra e a manca. Aveva fatto il Grande Fratello 10 e si era pure innamorato, fidanzandosi con Carmela Gualtieri e mollando la compagna Carla Giommi. Nel frattempo i due gieffini George e Carmela per qualche serata, ospitata televisiva e intervista sulle riviste di gossip, si sono montati un bel po’ la testa. Ma qualche volta anche i pavoni ci rimettono le penne. Così il principe assetato di notorietà nel corso di una delle tante serate in discoteca dove è solito piombare in discoteca con la spada di stagno e un sorriso di plastica ad autografare i decolletè (e anche molto altro) di ragazze immagine sgambettanti e, naturalmente, sempre rigorosamente a caccia di notorietà, stava di nuovo per perderci la faccia. E stavolta fuor di metafora. Nel senso che alla discoteca “La Bussola” di Marina di Pietra Santa un ragazzo pisano di 25 anni lo ha aggredito. Gli si è avvicinato e gli ha lanciato un bicchiere che ha colpito George Leonard al volto. Risultato? Una corsa all’ospedale e due punti di sutura al sopracciglio. La notizia ha fatto il giro di mezzo mondo. Anche in questo caso il principe può ritenersi doppiamente soddisfatto: si è parlato di lui. E da vittima. E si sa, le vittime piacciono davvero tanto.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

venerdì 9 aprile 2010

Stefania Prestigiacomo: un ministro in crisi di astinenza mediatica

Prima o poi si scivola in seconda fila, se sei sfortunato anche in terza. Se lo sei ancora di più, cadi nel dimenticatoio e nessuno si ricorda neppure la tua faccia, nonostante le punturine di botox. La discesa è lenta e inesorabile. Senza nemmeno accorgertene, di colpo abbandoni le passerelle e finisci in uno scantinato pieno di polvere. Lo stuolo di corteggiatori si assottiglia, la notorietà viaggia in caduta libera, il presenzialismo televisivo e mediatico diventa solo un lontano ricordo, le copertine dei giornali ti abbandonano e i riflettori si intiepidiscono, fino a spegnersi del tutto.
Stefania Prestigiacomo sembra essere sulla buona strada per cominciare a far perdere ogni traccia di sé. Cocca del premier Silvio Berlusconi, ha varcato per la prima volta la soglia di Montecitorio con uno dei suoi immancabili e rigorosissimi tailleur nel lontano 1994, alla tenera età di 28 anni, che in un Paese gerontocratico come l’Italia, dove se ti va bene cominci a diventare adulto a 40 anni suonati, equivale a dire ancora in fasce. Lei e la collega dell’opposizione Giovanna Melandri erano le star indiscusse della politica di casa nostra. Prototipo ben riuscito di gnocche con la testa, donne che ce la fanno.
Bionda come il sole, sorriso cavallino e andamento dinoccolato, la Prestigiacomo era dappertutto, come il prezzemolo. Comodamente seduta sulle poltrone vellutate e composte del Transatlantico e su quelle telegeniche e infiocchettate di Porta a porta e Ballarò, intervistata dalle “Iene”, nel mirino di “Striscia la notizia”, tra la gente, alle manifestazioni di piazza e nei palazzi, nei salotti che contano e in barca elegantemente abbronzata, al largo di Taormina. Insomma, per l’imprenditrice siracusana era una vita da primadonna, col capo cosparso di allori, sempre al centro del gossip. Si parlava perfino di una sua presunta liaison con Gianfranco Fini, prima che spuntasse Elisabetta Tulliani. Pare che per lei il Presidente della Camera avesse perso a tal puntola testa da perdere anche il suo orientamento politico schierandosi, a differenza del resto del partito, proprio insieme alla Prestigiacomo, contro la revisione della legge 194 sull’aborto. Ma lei, fedele consorte di Angelo Bellucci, notaio azzurrino ex sciupafemmine, aveva smentito categoricamente.
Da ministro delle Pari oppurtunità del governo Berlusconi II e III a ministro dell’Ambiente dell’attuale governo, aveva festeggiato la sua ricomparsa sulla scena in tailleur viola. Ma stavolta a oscurarla ci hanno pensato la civetteria giovane e piaciona di Mara Carfagna e la saccenza da prima della classe di Mariastella Gelmini.

E lei? Alta come una pertica ma latitante in tv e sui giornali, nominata per un’eventuale candidatura alla presidenza della regione Sicilia, ma inghiottita subito da Raffaele Lombardo, era riapparsa alla Conferenza di Copenhagen sul clima e in un timido sopralluogo sul fiume Lambro macchiato di petrolio. Poi il fulmine a ciel sereno dell’indagine a suo carico per il reato di peculato: il ministro avrebbe utilizzato la carta di credito del suo dicastero per acquistare articoli di moda e pelletteria femminile. Ne frattempo la Prestigiacomo si è consolata su facebook : una pagina pubblica con 2000 fan, un profilo che conta appena 205 amici, i più fedeli. E da marzo anche la pagina del ministero dell'Ambiente, con una finestra collegata al sito del ministro per informare con link, foto e video su iniziative in corso su eco sostenibilità, educazione ambientale e protezione delle biodiversità. Poi si è data alla politica internazionale, con la firma insieme al suo collega francese Jean Louis Borloo a Parigi di un protocollo d’intesa sulla sicurezza nucleare, come ha reso noto un comunicato del ministero dell’Ambiente, per l’ istituzione tra Italia e Francia di un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare, facilitando la collaborazione tra le due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l’Ispra e L’Asn. Insieme al ministro Fazio la Prestigiacomo ha inoltre controfirmato in questi giorni il decreto Zaia sugli Ogm. Si tratta del decreto interministeriale con cui viene negata la richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati. Meglio nutrirsi con un elisir di lungo corso. Assolutamente indispensabile per salvarsi da un oblio sempre più imminente. E utilissimo più che a rimettersi in forma, a rimettersi in mostra.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 6 aprile 2010

Un sogno di troppo

-“Perché i sogni non si avverano?”.
-“Non lo so. Forse perché il sole sorge sempre. Ogni alba segna l'inizio di un nuovo giorno. E i sogni non si avverano”.
-“Che cosa significa?”.
-“C’è sempre qualcosa che succede senza una nostra precisa volontà. Se accadesse tutto ciò che vorremmo, non ci sarebbe più bisogno di sognare”.
-“Lo sai che quand’ero piccola mi dicevano sempre che sognavo ad occhi aperti?”
-“Davvero? E come?”.
-“A un certo punto, mentre gli altri continuavano a parlare, sempre più immersi nei loro discorsi, io ero presente ma era come se non ci fossi. Cominciavo a sentire le loro voci, sempre più lontane, dissolversi in un brusio indistinto. A quel punto qualcuno notava che stavo sognando a occhi aperti”.
-“E che cosa sognavi?”.
-“Mondi nuovi, altre facce, altri discorsi. Tutto il contrario di ciò che sentivo e vedevo".

-“E poi che altro sognavi?”.
-“Di starmene sdraiata su un prato e sentire il profumo della terra sulla pelle. Guardare il cielo e accorgermi di essere più soffice delle nuvole, più leggera dell’aria e di poter volare”.
-“Sognavi la libertà”.
-“Chiamala così, se vuoi. Sognavo che il mio corpo non avesse confini. Probabilmente era un modo per scacciare le mie paure. Ad esempio, quella della morte”.
-“La sai una cosa? Un giorno incontrai un ragazzino. Aveva poco più di dieci anni. Nei suoi occhi c’era la voglia di infinito. Anche se non ne era ancora del tutto consapevole. Voleva fare il magistrato, combattere la mafia. In poche parole da grande voleva cambiare il mondo”.
-“Quello era il suo sogno”.
-“Brava. Il suo sogno era proprio quello. L’ho incontrato vent’anni dopo. Era un uomo sulla quarantina. Era diventato un magistrato e si era fatto mandare a Palermo. In parte aveva realizzato il suo sogno”.
-“Allora il sole non sorge sempre?”.
-“Ci sono giorni che il sole non sorge. Così come esistono anime che soffrono, uomini e donne che vorrebbero cambiare vita, amori che durano per sempre. E sogni che si avverano”.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

domenica 4 aprile 2010

Dal Comunismo a Facebook: ecco come cambia l'ideologia

Irraggiungibile come l’orizzonte. Persa come un’illusione. Fragile come ogni falso idolo che si rispetti. L’Utopia in “Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente” di Matei Visniec, è un “cavallo imbizzarrito. […] E’ quando siete nella merda fino al collo e volete tirarvene fuori”, scrive l’autore. Il drammaturgo romeno, divenuto a pieno titolo cittadino di Francia, spiega così il tragico paradosso dei regimi ideologici, spauracchio di un’umanità insoddisfatta, che fabbrica nuove idee del mondo solo per la disperata voglia di migliorare se stessa.
Prodotta dal Teatro Stabile, in scena all’Ambasciatori in prima nazionale dal 13 al 25 aprile e poi dal 27 aprile al 9 maggio al Valle di Roma, la pièce satirica si è avvalsa della nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. La regia, firmata da Giampiero Borgia, utilizza le scene di Giuseppe Andolfo, i costumi di Giuseppe Avallone, le musiche di “musiche Papaceccio MMC” e Francesco “Cespo” Santalucia. La coreografia è di Donatella Capraio, il protagonista è Angelo Tosto, nel ruolo corale del poeta Yuri Petrovski.

Un’utopia di oggi? Potrebbe essere Ikea o forse Facebook. Luoghi immaginari in cui ci si rifugia in una finta vita”, ha sottolineato il regista Borgia alla presentazione ufficiale di ieri nella sede della scuola d’arte drammatica del Teatro Stabile intitolata ad Umberto Spadaro e ospitata dal Comune di Catania nel Palazzo della Cultura. Una conferenza stampa-spettacolo, che ha visto l’esecuzione dal vivo di alcuni brani originali della colonna sonora dell’opera, che si rifanno tutti al periodo stalinista. Tra i presenti anche il presidente del Teatro Stabile Pietrangelo Buttafuoco, la vicepresidente Ersilia Saverino e il direttore Giuseppe Di Pasquale.
La novità, rispetto all’edizione del novembre 2008, è la riscoperta affinità col musical europeo di ascendenze brechtiane, in una messinscena che esalta un testo legato al teatro
dell’assurdo e alla lezione di Eugène Ionesco.
Siamo a Mosca. E’ il 1953, anno della morte di Stalin. Lo strambo direttore dell’ospedale per malattie mentali è convinto di aver scoperto una cura rivoluzionaria: raccontare ai pazienti la storia del Comunismo. Affida la missione al giovane poeta Yuri che, giorno dopo giorno, si lega ai malati e diventa sempre più contrario al pensiero dei dirigenti del manicomio, che a loro volta sospettano che sia un sabotatore della rivoluzione.
In quest’opera Visniec intreccia assurdità e paradosso in un vortice che fotografa poeticamente il delirio amoroso di un’intera nazione innamorata follemente di un’idea.

La mia utopia? Di sicuro nessuna ideologia. Sono profondamente laico. La mia ideologia semmai è la vita stessa. E non pontificare mai, anzi demolire tutti quelli che lo fanno”, ha precisato Borgia. Non a caso l’aspetto più importante dell’opera, come ha evidenziato lo stesso regista, è la totale assenza di moralismo: “Il mio è un palcoscenico, non un pulpito. Non credo sia compito del teatro produrre un giudizio morale. E’ più interessante indagare le vicende che hanno segnato la storia. Chiedersi come possa succedere che una nazione immensa si innamori di un’idea al punto da stravolgere comportamenti già sedimentati nei secoli. Eppure è un fenomeno che si ripete ciclicamente, ogni volta che appare un nuovo incantatore, un nuovo ‘Pifferaio magico’”.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), La Sicilia, 4/04/2010