mercoledì 29 dicembre 2010

Glitter: psicomania per donne spente

Tutto parte da lì. Un luccichio devastante inalbera la vista. Poi, quasi per gioco, l’illusione fulminea di una felicità abbagliante. Tutta colpa (o forse merito) del glitter. Un galantuomo, come si dice, senza troppi tentennamenti di rito. Ravviva i rossetti spalmati sulle labbra, rinverdisce ombretti opachi e dà carattere all’eyeliner da diffondere più o meno democraticamente su palpebre avvilite e annoiate. Effetto immediato: il glitter ridona vitalità perfino se hai la fisionomia di una mummia di Ferentillo. E non solo. Illumina anche gli smalti, rendendo le unghie sfacciatamente iridescenti. Ma il glitter è molto di più che un vezzo un po’ azzardato del make up di Capodanno. Per chi opta disperatamente per l'apparire più che per l'essere, può diventare uno dei migliori alleati. E' un modo per voler dire “io brillo di luce propria”, “nessuno mi ha mai regalato niente”. Serve a farsi notare nella penombra, a ricordare che non intendi per nessuna ragione passare inosservata. Drammatico nei toni oro, metallico in quelli del grigio, contamina anche le creme per il corpo, per scollature a prova black out. Insomma se non ti senti, ti vedi. Le donne davvero brillanti non ne hanno di certo bisogno. Quelle un po’ spente, rivestite di una pellicola opaca, è bene invece che ne facciano pronto uso: loro sì che hanno davvero bisogno del trucco e pure dell’inganno. Buon 2011 a tutti!

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

venerdì 3 dicembre 2010

Grigio: apologia di un colore… insignificante


Discreto ed educato, mai invadente, mai sopra le righe. Lineamenti regolari, espressione asettica, sguardo vitreo. Scivola addosso con nonchalance. Non invade la privacy, non violenta la vista, non tormenta lo spirito, non accende gli animi, non litiga con gli altri colori, non dà fastidio a nessuno. E’ elegante quanto basta, sportivo nei limiti del consentito. E’ adatto a tutte le età, ma tra tutte le stagioni, quella in cui calza più a pennello è l’autunno. Il grigio è un colore democratico, fin troppo. Dalla personalità fluida. E’ il segno del tempo che passa sui capelli, quando diventano brizzolati. Ti strizza l’occhio quando non sai che cosa indossare e che colore abbinare all’ultimo paio di pantaloni acquistato. Ti dà sicurezza, non ti fa sentire mai fuori luogo, però in compenso ti toglie lucentezza e verve.

Ma il grigio è qualcosa di più. Una filosofia dello spirito , una condizione emotiva e mentale, la fotografia dei nostri tempi. E’ … la noia colossale della routine quotidiana, la mancanza di appeal dei gesti ripetitivi e abitudinari, il meccanicismo dell’essere umano alienato dal traffico e dai social network. Il grigio è il colore delle nostre giornate meno appetitose, quelle in cui tutto sembra svolgersi secondo copione. E’ l’incontro tra anime che non s’incontrano mai, ma rincorrono solo se stesse e le proprie ambizioni. E’ il riflesso condizionato del narcisismo sfrenato, l’abitudine tra le lenzuola, il sorriso di circostanza al capo o ai colleghi di lavoro, la stretta di mano forzata, lo sguardo spento e disincantato di chi non è ascoltato e non si sente compreso. E’ il colore dell’asfalto e del cemento, quel cemento che ha infestato le nostre città, è il colore dei sassi che scricchiolano sotto i piedi e fanno male.
Il grigio non è il colore delle passerelle, non è troppo fashion, né troppo retro. Non si schiera, non prende una posizione netta, sta un po’ con tutti e con nessuno, non si affeziona mai più di tanto. E’ il cielo prima di una tempesta. Il mare d’inverno. E’ John Coltrane senza sassofono o Zucchero Sugar Fornaciari senza il suo cappello.
Il grigio è il sapore insipido di un pasticcio di lasagne venuto male. Una donna per nulla appariscente, un libro non troppo interessante. Non è né una sconfitta né una vittoria. E’ di chi non si sporca mai le mani. E’ così, semplicemente grigio. Eppure è ancora lì, con tante cose noiosissime da dire…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)