domenica 30 gennaio 2011

All' Isola dei Famosi 2011 solo chi se lo merita davvero... lo status di parente di


Quando si dice: la tv è lo specchio dei tempi. Uno specchio che riflette la palude melmosa in cui stiamo inesorabilmente affogando. L’ Italia dei cognomi illustri, delle allegre cordate, degli amici di famiglia, dei santi in paradiso senza i quali non si entra da nessuna parte. Tanto vale passarci sopra, farci l'abitudine, giocarci un po' sù, estendendo il criterio della sacra parentela anche alla formazione del cast di un programma televisivo.
Così, il popolarissimo reality di mamma Rai, L’Isola dei famosi, senza false ipocrisie o filippiche demagogiche, pensa a un cast per metà formato dai parenti di. Matteo Materazzi, fratello del giocatore dell’Inter Marco, Francesco Rapetti, già apparso a Sanremo 2008, ma anche compositore di brani per Amici e figlio di Mogol, Francesca De Andrè, figlia di Cristiano e nipote del grande Fabrizio. L’elenco si allunga con Killian Gastineau, figlio di Brigitte Nielsen e dell’ex campione di football americano Mark Gastineau, con Francesca Fogar, figlia dell’esploratore e conduttore televisivo Ambrogio Fogar. E poi, in tema con le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, tra i naufraghi ci sarà addirittura un pronipote di Giuseppe Garibaldi. All’elenco andrebbe poi aggiunta la già annunciata sorella di Mario Balotelli, Abigail Barwuah e la sconosciuta Gianna Orrù, madre di Valeria Marini. Riusciranno i naufraghi a spogliarsi per qualche settimana dei loro "privilegi" per vincere le difficoltà di sopravvivenza in una sperduta e selvaggia isola immersa nel Mar dei Caraibi? Certo, vincerà chi si sforzerà (ma non troppo) di apparire il più naturale, spontaneo, vulnerabile, insomma umano possibile.


L’edizione 2011 dell’Isola, prodotta come al solito da Magnolia, partirà sempre su Raidue, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, nonché festa degli innamorati. E andrà in onda non in un giorno qualunque ma di lunedì, contro il Grande Fratello. Una sfida tra reality, quindi. E Simona Ventura quest’anno promette grandi sorprese. Tra le novità, sono pronti a sbarcare in Honduras anche Luca Dirisio e Raffaele Paganini, Raffaella Fico, Eleonora Brigliadori, Giorgia Palmas. Ancora incerte le partecipazioni dell’attore di Beautiful Daniel McVicar e del modello Thyago Alves. Meglio di così… C’è solo un briciolo di merito.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 29 gennaio 2011

Lady Gaga supera Madonna, che si consola come regista


Un sorpasso azzardato, senza freccia. Ma pur sempre un sorpasso. Stefani Joanne Angelina Germanotta , al secolo Lady Gaga, sembra aver messo definitivamente in ombra Madonna. E’ lei la nuova icona pop, eroina del kitsch, cattiva ragazza cresciuta nel cattolicissimo Convent of the Sacred Heart School. Consacrata dalla rivista Billboard la 73esima miglior artista del decennio 2000-10,tredici nomination per gli ambìti "Mtv Video Music Awards" (record assoluto per un'artista), reduce da tre premi agli Ema's: come miglior artista femminile, miglior artista pop e miglior canzone per Bad Romance, ha dimostrato di fregarsene di chi ne fa una maschera grottesca senza talento.
Poker Face, Paparazzi, Telephone, Bad Romance, e Alejandro hanno scalato le classifiche di tutto il mondo (in soli 5 mesi il suo secondo album, The Fame Monster, vende 10 milioni di copie). Le sue mise stravaganti (un vestito di bolle senza niente sotto, un burqa di pizzo rosso, un abito a forma di tazzina, un completino reggiseno-hot pants, le impossibili “scarpe armadillo” di Alexander McQueen, ecc.) hanno fatto drizzare antenne ai grandi nomi della moda che se la contendono come fosse un pezzo rarissimo da collezione. Un rapporto diabolico, quello con la moda, tanto che la rivista statunitense Entertainment Weekly ha descritto il lavoro di Gaga nella moda "il miglior lavoro del decennio ", affermando: « I vestiti del decennio sono di sicuro quelli indossati da Lady Gaga, come per esempio quello fatto da bolle posizionate in modo strategico ».

Imperfetta come Madonna, newyorkese ma di origini italiane proprio come la signora Ciccone, sacrilega al punto giusto come nel video di Alejandro, dove vestita da suora ingoia la collana del rosario e poi, travestita da vescovo, fustiga tre docili ballerini con acconciatura monacale.
Un puro e semplice copia-incolla o qualcosa di più? Lady Gaga non copia, semmai s’ispira, personalizzando temi e stile. Eppure un dubbio viene: siamo proprio sicuri che ci sia del nuovo? Madonna intanto si smarca dal pop e da ogni confronto per approdare al cinema come regista. Dopo "Sacro e profano", è già pronto un film sulla storia d’amore tra il re inglese Enrico VIII e l’ americana Wallis Simpson. La signorina Germanotta invece continuerà a impegnarsi per sotterrare definitivamente il mito di Mrs Ciccone. Ma non potrà farlo. Perché il precedente c’è. Madonna è ancora lì, col suo body con le coppe a punta, le tutine sadomaso e le sue movenze attorcigliate e audaci di Like a Virgin, Erotica, Like a Prayer. Ineguagliabile con quel mix perverso di sacro e profano . L' originale è lei. Lady Gaga l’avrà pure superata. Però Madonna chi la cancella?

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

domenica 23 gennaio 2011

Ruby superstar: è lei la nuova lolita antiromantica


E’ la nuova Lolita di Nabokov. Mora, procace, marocchina. Artigli affilati, labbra vermiglie a canotto, una cascata di riccioli sulla schiena. Si finge 24enne ma in realtà di anni ne ha appena 18. Abiti succinti, scollature vertiginose, vita rocambolesca, infanzia difficile, con abusi subiti da un paio di zii in età adolescenziale. Ingenuità zero e una gran voglia di arrivare. Karima El Mahroug, in arte Ruby “Rubacuori” è la star del momento. Il nuovo volto televisivo, senza passare tra i banchi di “Striscia la notizia”. Anni passati a fare la ragazza immagine sul cubo, ammorbata dalle luci psichedeliche di locali alla moda milanesi, non le sono valse la notorietà che le ha dato l’ inchiesta aperta dai magistrati milanesi che ha rivelato le sue ospitate ad Arcore, residenza milanese del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, insieme alle altre ragazze di via dell’Olgiettina (ribattezzata per l’occasione via dell’Orgettina), assunta nell' immaginario collettivo, grazie all'accanimento giornalistico e mediatico, a luogo di più assoluta perdizione, esattamente come lo era circa un anno fa via Gradoli per il caso Marrazzo.


Basta sfogliare i giornali. Almeno quattro pagine al giorno la immortalano nelle pose più sexy, dedicandole gli articoli più disparati. Fior di opinionisti si accapigliano per lei nei talk televisivi. L’intervista di Alfonso Signorini ha fatto il giro delle tv. Insomma, non passa giorno che non si parli di lei. Il suo nome, recitato come un mantra dai media, rimbalza come una molla tra le pareti glitterate del tubo catodico. Ruby colpevole, Ruby innocente, insomma Ruby forever. Nella bufera il suo rapporto di presunta amicizia col premier, o di semplice conoscenza. E quella busta con dentro 7000 euro.

La rilevanza penale di queste frequentazioni è ancora tutta da accertare. Ma un dettaglio non indifferente balza subito agli occhi. Ruby ha uno sguardo eloquente. Si dimena con una certa disinvoltura davanti alla telecamera, rivelando una certa determinazione, ambizione, il vivo desiderio di guadagnare quelle cifre che si possono guadagnare solo lavorando nel mondo dello spettacolo. E Berlusconi in qualche modo ai suoi occhi ne avrebbe rappresentato il passepartout. La via d’accesso più breve.
Ruby si fa bene i suoi calcoli, t’incanta, ti convince, muove una certa pietà agli occhi di chi l’ascolta. Da qui al vittimismo di professione il passo è breve. Così il rischio è che in un battito di ciglia laccate di rimmel, Ruby si trasformi agli occhi dell’opinione pubblica come la povera vittima, la ragazza sfortunata che merita assolutamente un riscatto. Operazione maldestra che rischia di cambiare le carte in tavola. Perché Ruby in realtà è molto meno ingenua di quanto si pensi. Così come anche tutte le altre ragazze coinvolte nell’inchiesta, che si dichiarano “semplici e normalissime” con il bauletto di Burberry tra le mani, regali, gioielli, tesoretti e una spregiudicatezza di fondo senza limiti. Ragazze magari sfortunate, certo, ma decisamente poco idealiste e sognatrici. E molto molto concrete. E poi non chiamatele povere vittime.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Grande Fratello 11: naufragio senza salvagente


Era l’àncora di salvezza di chi affoga disperatamente la pruderie guardona e pettegola nell’ebbrezza dell’effetto reality. Ma undici anni dopo, la gran messa in scena dei concorrenti della casa più spiata d’Italia si sta rivelando penosamente vuota. Lo show implode, le docce sexy non appassionano più, l'esibizionismo allo stato puro neppure e anche la routine dei veri o presunti amorazzi ha davvero stancato perfino i telespettatori più fedeli. Le scivolate dei ragazzi nel linguaggio verbale hanno disgustato perfino Alfonso Signorini, che ormai bacchetta un po’ tutti.
Così tra ripicche dell’ultima ora, piccole vendette, gelosie e furiosi litigi lo slogan di quest’anno è: coraggio, tiriamo pure fuori il peggio di noi stessi.

A nulla è valsa la fiacca trovata del cast in itinere, disseminando qua e là come noccioline new entry che possano dare un colpo di reni alla noiosissima sceneggiatura.
Perfino il televoto ha dato forfait, col rimborso farlocco ai concorrenti che avevano votato da casa. Se non fosse stato per Davide (Baroncini), il ragazzo “all’antica” di San Giovanni La Punta (Catania), col suo sacro furore vulcanico (se si cresce alle pendici dell’Etna non si può proprio far finta di niente...), gli sbadigli avrebbero fatto cadere in letargo davvero tutti, commentatori compresi.
Ma Davide c’è e si fa sentire. Insulta, sbraita, ringhia contro Guenda, si riprende la vita, piange, ride, combatte per un briciolo di fama, si mette con Rosa, poi ci ripensa, stuzzica Olivia, poi se ne pente, bacia appassionatamente Erinela, fa pace con la Marcuzzi, scimmiotta malissimo il gallismo siciliano del bell’Antonio di Vitaliano Brancati . Questo è il massimo del Gf di quest’anno.
Domanda: riusciranno gli autori a portare a termine dignitosamente questa edizione così sbiadita del programma e a sostenere l’utilità televisiva di un’altra?
Piccolo suggerimento: fate entrare subito nella casa Fabrizio Corona
. Lui sì che insegnerà ai ragazzi come “usare” meglio le telecamere e tenere il pubblico sulla graticola. Caro Fabrizio, per favore salvaci tu!

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 20 gennaio 2011

Cara tv, Francesco Nuti faccelo ricordare così


Avremmo tanto preferito ricordarcelo così, schivo e introverso ma anche gran giocherellone, perennemente attorcigliato nei suoi pensieri, sempre immerso in storie d’ amore complicate, decisamente problematico. Sempre lì a sfidare il destino, a vivere fino in fondo le proprie passioni, come quella del biliardo in “Io, Chiara e lo scuro” (1983), accanto a un'insuperabile Giuliana De Sio, film che gli è valso il Nastro d'argento come miglior attore protagonista. E invece nella prima e per fortuna ultima puntata di “Stasera che sera”, lo show serale di Barbara D’Urso, Francesco Nuti è apparso come il pubblico a lui affezionato non avrebbe mai voluto vederlo. Il dolore stampato in faccia era davvero insostenibile, come lo era il cinismo di quella telecamera che stringeva continuamente il suo pianto in una sfacciata inquadratura. In quegli istanti la tv ha raggiunto davvero il suo massimo livello di disgusto.

Ben venga la decisione di Mediaset di chiudere il programma, che ha fornito un esempio tra i più riusciti di tv trash. Come si può spettacolarizzare a tutti i costi il dolore vero, il dramma umano personalissimo? In una società che esorcizza a tutti i costi con mille esercizi di benessere la sofferenza perché non vuole guardarla negli occhi, ad un tratto, solo ed esclusivamente per ragioni di audience, la D’Urso si presta a questo terribile e drammatico show.
Noi Francesco Nuti ce lo ricordiamo irrimediabilmente affascinante con la sua voce roca, i suoi interminabili monologhi interiori, i suoi bicchieri di whisky, le sue canottiere un po' impacciate, i suoi riccioli scomposti e quell'espressione trasognata in “Tutta colpa del Paradiso”(1985), cantore sarcastico di fragilità e stranezze in “Stregati” (1986), "Caruso Pascoski di padre polacco" (1988) con un'avvenente Clarissa Burt nei panni dell’altalenante Giulia, il fatalismo esasperato di "Willy Signori e vengo da lontano" (1990), o il maschio complessato di “Donne con le gonne” (1991, con Carol Bouquet). Con questi film Francesco Nuti ha vissuto la sua stagione di maggior successo, nella seconda metà degli anni Ottanta. Ed è così che vogliamo ricordarcelo. Con tutte le emozioni che ha voluto trasmetterci. Poi, a un certo punto il dramma. Si spengono i riflettori, le fragilità messe in piazza nei film hanno il sopravvento nella vita vera e partono i titoli di coda di una pellicola giunta quasi alle ultime battute. E così fanno capolino la depressione e l'alcol. Da quel momento in poi inizia un’altra vita, un’altra storia che non ci riguarda. Tutto il resto, il dopo, l’umana tragedia, appartengono solo a lui, anima indifesa e abbandonata a se stessa. Il rispetto impone degli argini. La sofferenza non è mai spettacolo, cara signora D’Urso.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 19 gennaio 2011

Cetto e la realpolitik


Un parallelismo seppur vago è d’obbligo, l’accostamento nemmeno troppo forzato, la similitudine ci scappa eccome e ogni riferimento potrebbe non essere puramente casuale. Peccato che Antonio Albanese, alla vigilia dell’uscita nelle sale del suo “Qualunquemente”, smentisca categoricamente che Cetto la Qualunque possa anche solo vagamente rappresentare Silvio Berlusconi. Magra consolazione, ancora tutta da verificare. Certo, semmai potrebbe esserne la parodia, l’esagerazione, la caricatura. Eccetto per un piccolo particolare: Berlusconi tutto è tranne che ignorante.

Il film, prodotto da Fandango e diretto da Giulio Manfredonia
, è una riedizione del brano Onda Calabra, scritta e portata al successo da Il Parto delle Nuvole Pesanti. Da quando è nato nel remoto 2003 (dentro il programma Rai Non c’è problema), il personaggio creato da Antonio Albanese ha accompagnato, anzi previsto l’evoluzione della forma più spregevole di homo italicus in ogni suo aspetto. Fino a raggiungere l’apoteosi di quella che poteva essere un’esagerazione ma ora invece è la “normalità”. Per esempio il fatto che Cetto aspiri addirittura al Quirinale.

La storia narra della carriera politica di un particolarissimo personaggio, inventato dallo stesso Albanese nel lontano 2003, goliardico con il partito dell’amore (slogan: Chiù pilu pi tutti!). Antonio Albanese impersona i panni di un politico che risalta l’essere animale che campa alla giornata, vive dando ascolto ai suoi più bassi istinti, tratta le donne come oggetti e non mostra nessun rispetto per gli anziani ed è infastidito dalla democrazia. E senza troppi voli pindarici ci si rende subito conto che la finzione cinematografica stavolta è più che mai una chiara fotografia della realtà politica attuale, di una situazione diffusa e generalizzata del Palazzo, senza prendere per forza di mira il premier e i suoi fatti privati.

Durante la conferenza stampa, Albanese ha infatti spiegato che l’intenzione non era quella di fare un film satira sulle vicende di Berlusconi e del caso Ruby
. “Cetto la Qualunque guarda alla politica con Qualunquemente e parla in generale del nostro Paese, non di una singola persona ma è vero che da quando il mio personaggio è stato inventato, nel 2003 ad oggi, la realtà ha superato la fantasia”. Sul caso Ruby, Antonio Albanese ha aggiunto: “Non so che dire, certo sembra fatto apposta, ma è anche vero che se il film fosse uscito sei mesi fa o due anni fa non sarebbe stato diverso”. Dunque solo una fortunata coincidenza. Servirà a eguagliare lo strepitoso record d’incassi di “Che Bella Giornata” di Checco Zalone con i suoi otto milioni incassati nel secondo weekend di programmazione e l’attuale stratosferica cifra di 31 milioni e mezzo di euro?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Pensieri in standby


Quando mi guardi, l’anima mi scivola tra le gambe. Un brivido corre lungo la schiena. Una scossa elettrica mi attraversa. Non riesco a tenere il tuo sguardo. Proprio non ci riesco. Però mi piace, mi piace da morire. Mi piace quando mi attraversi come un laser, nei tuoi occhi s’intravede una luce strana. Mi piace quando mi sfiori, guardandomi di sfuggita. Mi piace quando t’incontro per caso, quando t’intravedo camminare. Non ti conosco. Sei uno zampillo nella fonte dell’ignoto. Non so chi sei. Ma non so neppure chi sono io. L’ unica cosa che so è che ti vorrei raccontare tante cose. Riempire quei silenzi. Scoprire che cosa pensi, che cosa sogni. Vorrei che tu scoprissi me. Che mi spogliassi. Vorrei che mi sfiorassi la mano, vorrei sentirti. Vorrei raccontarti che sogno da sempre. Sogno un altrove indefinito. Sogno posti sconosciuti, viaggi interminabili. Vorrei portarti nel mio mare, consegnarti la chiave dello scrigno segreto dei miei pensieri, quelli che non confido neppure a me stessa. Vorrei ascoltare la voce del mare, del mio amatissimo mare con cui parlo tanto, insieme a te, trascorrere un’intera giornata in spiaggia a sentire il vento che ci accarezza e aspettare il tramonto. E poi fare l’amore. E rifarlo ancora, come non l'avevamo mai fatto prima. E scoprire che quello che ci sembrava un gioco è una realtà bellissima. E che se non avessimo deciso di viverla avremmo commesso un delitto. Vorrei aspettare che fa giorno abbracciata a te, con la testa su quel petto che ho intravisto quella volta che l’hai lasciato un po’ scoperto, a raccontarci i nostri sogni in un mondo che non ci piace, e le asimmetrie indecifrabili di una quotidianità che frana sotto i piedi.
Vorrei riscoprire con te la solidarietà, l’indulgenza, la comprensione per i piccoli compromessi a cui ogni giorno siamo costretti a scendere per riuscire a sopravvivere. E condividere il peso della noia, dello stress, dell’impazienza. Vorrei mangiare con te, scoprire che cosa ti piace, raccontarti le mie insicurezze. Vorrei tutto questo, ma anche solo una piccola parte. Però al momento riesco solo a immaginarlo. Come una sceneggiatura ancora da scrivere. Magari sulla sabbia, dove un soffio di vento cancellerebbe tutto per la timidezza. Ciao, a presto…

Elise chiuse con un gesto meccanico il suo diario e lo ripose nel cassetto del comodino bianco. Tutto sarebbe rimasto lì chiuso. Si passò una mano tra i capelli e corse in bagno a farsi una doccia veloce col solito bagnoschiuma alla lavanda. Gli occhi lucidi le donavano un’aria languida e sognante. Erano già le dieci, tra meno di un’ora doveva andare a quel dannato appuntamento di lavoro ed era già in tremendo ritardo. I pensieri si arrovellavano in un vortice di nebbia. Ma ora la sua mente era in standby. Doveva scappare, ancora una volta, da se stessa.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 18 gennaio 2011

Un incontro infinito


I tuoi occhi azzurri sanno di cielo. Li muovi con molta discrezione. La prima volta che ti ho incontrato mi stavi accanto ma non mi guardavi affatto. E soprattutto non mi parlavi. Non mi parlavi di niente. Ho subito pensato: “Chissà che cosa pensa, che cosa non dice”. Tu niente. Te ne stavi lì. Un libro chiuso ancora da leggere. E io volevo leggero tutto d’un fiato. Senza segni di punteggiatura.
T’invitai alla presentazione di quel libro senza pensarci troppo. “Se non risponde, non gl’interessa”, pensai mentre digitavo veloce i tastini del telefonino. Un sms leggero come un soffio di vento. Un invito secco a venire in quel posto insieme a me. Dall’altra parte c’era l’enigma, il non detto e nemmeno mai accennato. Un groviglio troppo complicato da sciogliere, ma non per una come me, fin troppo amante delle sfide. Poi l’incontro, tra gli aromi confusi di the giapponesi. Io parlavo, parlavo tanto, tu ascoltavi troppo. Una serena inquietudine mi attraversava tra un sorso e l’altro in quella sala da the. Improvvisamente partì la musica. Alanis Morissette e la sua Ironic sullo sfondo. In quella sala era come se fossimo soltanto in due. Due anime, due teste, due corpi distinti e separati, due solitudini che si stavano accarezzando lentamente. Con calma, senza fretta. Il tuo ascolto era il mio sollievo, la panacea a tutti i miei mali, un’àncora di salvezza nell’oceano sperduto delle mie angosce.
Uscimmo con calma. Non c’era fretta di baciare le tue labbra rosa né tantomeno di capire un mondo che non ci capisce. O che forse siamo noi a non capire. Il nostro era un incontro senza tempo. Come quando dopo una settimana mi decisi a farti salire da me. Faremmo l’amore senza tempo. Un incontro infinito. Un abbraccio eterno. Come l’amore che ci unisce.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 15 gennaio 2011

Sorridete: Il 15 febbraio torna Sanremo

Il sorriso incontinente di Gianni Morandi ci salverà da un’altra edizione del Festival di Sanremo. La sessantunesima. Il suo fair play ci trasmetterà un senso non troppo serio dell’evento. E meno male. Perché quest’anno un’altra edizione simil paesana davvero non si reggeva. E un’altra Clerici neppure. Lui, Gianni, saprà ricordarci che Sanremo è innanzitutto un gran divertimento. Dove, sì, certo, lo spettacolo è al primo posto, di gusto rigorosamente nazional popolare come vuole la tradizione della kermesse canora, ma la musica, la buona musica, tornerà ad avere la sua parte. Discografici avvertiti: quest’anno niente scherzi. Chi vince, venderà. Chissà. Intanto Morandi e Gianmarco Mazzi, direttore artistico del Festival, hanno già da un po’ sfoderato dal cilindro i 14 nomi dei cantanti in gara. Si punta su un misto di vecchio e nuovo. Come dire il classico trench e il nuovissimo pullover i cashmere appena acquistato. Non solo baby star da talent show, dunque, ma anche i grandi nomi della musica italiana.
Per intenderci, ci saranno Nathalie Giannitrapani, vincitrice dell’ultimissima edizione di X Factor, Emma Marrone, la vincitrice dell’ultima edizione di Amici in coppia coi Modà e Giusy Ferreri, la Amy Winehouse de’ noantri, leader incontrastata e campionessa di vendite dell’edizione 2008 di X Factor, ma ci saranno anche Franco Battiato, Roberto Vecchioni, Patty Pravo, Anna Oxa. E poi Max Pezzali, assente dal palco dell’Ariston dal 1995, quando presentò in gara il brano “Senza averti qui”. Ci saranno gli immancabili Al Bano e Anna Tatangelo, il duetto romantico di Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario, il “lombardo” Davide Van De Sfroos e la sua musica popolare, Tricarico e i La Crus.
Ospiti d’onore del Festival, salvo smentite e sorprese dell’ultima ora, dovrebbero essere i Take That, Robert De Niro, Justin Bieber, Lady Gaga, Monica Bellucci e Fiorello.
Insomma un’edizione fashion. Resta solo da sperare che gli ascolti premieranno l’impegno, che si eviteranno casini col televoto e soprattutto che il duello Belen-Canalis verrà combattuto solo a colpi di abiti, senza tirate di capelli varie ed eventuali.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)