venerdì 3 dicembre 2010

Grigio: apologia di un colore… insignificante


Discreto ed educato, mai invadente, mai sopra le righe. Lineamenti regolari, espressione asettica, sguardo vitreo. Scivola addosso con nonchalance. Non invade la privacy, non violenta la vista, non tormenta lo spirito, non accende gli animi, non litiga con gli altri colori, non dà fastidio a nessuno. E’ elegante quanto basta, sportivo nei limiti del consentito. E’ adatto a tutte le età, ma tra tutte le stagioni, quella in cui calza più a pennello è l’autunno. Il grigio è un colore democratico, fin troppo. Dalla personalità fluida. E’ il segno del tempo che passa sui capelli, quando diventano brizzolati. Ti strizza l’occhio quando non sai che cosa indossare e che colore abbinare all’ultimo paio di pantaloni acquistato. Ti dà sicurezza, non ti fa sentire mai fuori luogo, però in compenso ti toglie lucentezza e verve.

Ma il grigio è qualcosa di più. Una filosofia dello spirito , una condizione emotiva e mentale, la fotografia dei nostri tempi. E’ … la noia colossale della routine quotidiana, la mancanza di appeal dei gesti ripetitivi e abitudinari, il meccanicismo dell’essere umano alienato dal traffico e dai social network. Il grigio è il colore delle nostre giornate meno appetitose, quelle in cui tutto sembra svolgersi secondo copione. E’ l’incontro tra anime che non s’incontrano mai, ma rincorrono solo se stesse e le proprie ambizioni. E’ il riflesso condizionato del narcisismo sfrenato, l’abitudine tra le lenzuola, il sorriso di circostanza al capo o ai colleghi di lavoro, la stretta di mano forzata, lo sguardo spento e disincantato di chi non è ascoltato e non si sente compreso. E’ il colore dell’asfalto e del cemento, quel cemento che ha infestato le nostre città, è il colore dei sassi che scricchiolano sotto i piedi e fanno male.
Il grigio non è il colore delle passerelle, non è troppo fashion, né troppo retro. Non si schiera, non prende una posizione netta, sta un po’ con tutti e con nessuno, non si affeziona mai più di tanto. E’ il cielo prima di una tempesta. Il mare d’inverno. E’ John Coltrane senza sassofono o Zucchero Sugar Fornaciari senza il suo cappello.
Il grigio è il sapore insipido di un pasticcio di lasagne venuto male. Una donna per nulla appariscente, un libro non troppo interessante. Non è né una sconfitta né una vittoria. E’ di chi non si sporca mai le mani. E’ così, semplicemente grigio. Eppure è ancora lì, con tante cose noiosissime da dire…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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