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sabato 26 febbraio 2011

Futuro e libertà: tra un po' saranno in due a ballare l'alligalli


Ad uno ad uno i guerrieri hanno deposto le armi, si sono scrollati di dosso l’armatura, hanno abbandonato il campo di battaglia. E così “Futuro e libertà”, il movimento politico di Gianfranco Fini si è immaginato per un attimo gigante ma poi, guardandosi allo specchio, ha scoperto di essere soltanto un pigmeo, un lampo fulmineo nel cielo nero del dissenso rivolto al Pdl. Una luce flebile, più che un faro abbagliante. E così, senza dieta, il Fli ha finito talmente per assottigliarsi che rasenta l’anoressia. Certo, poteva andare anche peggio. Potevano anche rimanere in due a ballare l’alligalli: ovvero Gianfranco Fini e Italo Bocchino. Ma di sicuro non è andata bene. Per farla breve, il gruppo Fli al Senato si è dissolto: erano in 10, ora a Palazzo Madama sono rimasti in 6. E lo scioglimento è d’obbligo, visto che il numero minimo è di 10 senatori. A lasciare, dopo Pontone e Menardi, hanno ufficializzato anche l'ex capogruppo Pasquale Viespoli e Maurizio Saia. Divergenze insuperabili, la motivazione ufficiale.
Resta invece Baldassarri, un voto "cruciale" per il federalismo in Commissione bicamerale.
Alla Camera, un po’ meglio: resistono in 29. Ma in bilico restano soprattutto Adolfo Urso e Scalia, corteggiatissimi dal Pdl. E pure l'ex ministro Andrea Ronchi. Sapranno resistere alla voce del padrone?

Ma che cos’è che non convince di un gruppo nato per assestare il definitivo colpo di grazia a un premier considerato ormai alle ultime battute? Probabilmente la risposta è da rasoio di Occam. E sta tutta in due parole dello slogan “un'alternativa competitiva all'attuale centro-destra". Appunto. Un’alternativa competitiva. Attualmente un lontano miraggio. Se ne sono accorti anche loro. Tant’è che il decreto milleproroghe ala Camera è passato con 309 voti di fiducia e 287 no. Bel risultato per Silvio Berlusconi che ha riconquistato il voto di molti ex finiani. Magie da Cavaliere, che alla fine ha sventato l’ennesima congiura. E, a dispetto di opinionisti convintissimi dell’imminente tracollo, della rapidissima discesa, della funesta fine, chissà come mai, finora continua a resistere…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 5 febbraio 2011

Tra Fini e Barbareschi qualche penna di troppo


La coerenza in politica? Un optional. Negli ultimi tempi meglio i voltagabbana continui, senza sosta, neppure in corsia d’emergenza. Quella in cui la macchinina Italia è ferma da un pezzo, in attesa che la soccorra il carro attrezzi. Così Luca Barbareschi, attore-regista-produttore-consumato show man prestato alla politica, ora volto “nobile” di Futuro e libertà, stava per tirare a Gianfranco Fini una bella sòla. Quasi come l’astensione in aula sul caso Ruby. Proprio alle sog E Fini non deve proprio averlo digerito. Tant’è che i due hanno finito per tirarsi le penne. lie di quell’assemblea costituente che darà corpo e anima al partito fondato dall’ex leader An e dai suoi fedelissimi. Barbareschi, si sa, non è un tipo molto fedele. Ed ecco che, tra una conferenza e l’altra, c’è scappato il flirt con Silvio Berlusconi. Per fortuna innocuo, senza gravi conseguenze. Ma c’è scappato. Ebbene sì, per un attimo, un interminabile attimo, il legame politico con Fini è entrato in crisi. Ha vacillato.
Veniamo al dunque. Luogo dell’alterco: gli uffici del gruppo. I parlamentari del gruppo erano riuniti per discutere di incarichi e programma proprio in vista del congresso. Barbareschi ha esternato la richiesta di guidare la commissione Cultura dell’assemblea e si è sentito replicare da Fini:In questa fase non posso davvero affidarti nulla”. Barbareschi s’inalbera e sbotta con un secco: “Voi non mi meritate, questo è un partito di oligarchi!”. Il ping pong continua. E Fini affonda senza pietà: “Come ti ho detto in privato, te lo ripeto in pubblico: ci sono attori e pagliacci. I pagliacci non fanno sempre ridere, a volte fanno anche piangere”. A questo punto accade l’irreparabile: è un crescendo rossiniano di urla, grida, penne che volano, porte che sbattono. Il punto è: Barbareschi ora se ne va? Il quartier generale del Fli al momento lo esclude. E fa sapere che si tratta di un normalissimo confronto dialettico in una fase di assestamento. Ma ammesso che sia davvero così, i toni accesi di questo confronto-scontro serviranno ad alleviare la delusione per l’emorragia di parlamentari e per la leadership del terzo polo affidata a Casini? E soprattutto convincerà gli elettori che si tratti di una valida alternativa di centrodestra a Berlusconi?

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)