Sarà per tutto questo che l’attesissimo secondo appuntamento de “La fortezza del libro”, organizzato grazie al prezioso contributo del sindaco di Aci Castello Silvia Raimondo, da un vivace duello all'ultima domanda si è presto trasformato in un'amabile conversazione en plein air. E, alla fine, il pubblico è stato premiato con un lieto fuori programma: tre celebri brani (“Abbi dubbi”, “Sono solo canzonette” e “Il gatto e la volpe”), suonati live dallo stesso Bennato con tanto di chitarra, tamburello e fisarmonica. La stessa che lo accompagna fin dagli esordi, quando scalciava nel cortile Bagnoli, ai Campi flegrei, “l’Afghanistan di Napoli, dove ci si ribella a qualsiasi cosa, perfino alla napoletanità”, dice. Non ha cambiato pelle.
La faccia ruvida da cattivo ragazzo ce l’ ha ancora, e la schizofrenia (come lui stesso la definisce), anche. “Perché il rock è soprattutto questo-dice- abbattere i luoghi comuni, scardinare le regole, cambiare le carte, che non significa confondere le idee, ma anzi resettare”, precisa. Oggetto del contendere è “Così è se vi pare” (Baldini Castoldi Dalai, pagg. 207, € 16,50), un libro scritto dall’amico d’infanzia Aldo Foglia, che-come rivela lo stesso Bennato- gli è costato la fine di un’amicizia (“certe cose proprio non doveva scriverle, non perché non siano vere, ma perché non volevo che saltassero fuori”). “Ma lui ha un dono- sottolinea Buttafuoco, richiamando un lusinghiero giudizio di Francesco De Gregori – si lascia attraversare dalle emozioni che con la sua chitarra amplifica e così riesce ad arrivare in qualsiasi angolo, a fermare tutti (intere città, generazioni)”.
Quella chitarra, oggetto cult dei musicisti, divenuta oggi sempre più evanescente: “Che fine ha fatto tra gli adolescenti?”, si chiede a voce alta Buttafuoco. “Beh, a me serviva senz’altro per rimorchiare le ragazze”, ribatte senza troppi giri di parole Bennato. Che poi, rivolgendo lo sguardo su se stesso, si sofferma sulla sua filosofia di vita : “Sapete, io ho un problema: sono fuori da ogni stereotipo del rock, non ho mai fumato neppure una sigaretta, non faccio uso di droga, né di additivi di alcun genere. Insomma, sono un diversamente abile”, scherza.
Bennato va controcorrente anche sul fronte della politica. Laddove tutti cercano riparo all'ombra di una falsa e posticcia ideologia, lui ha sempre risposto e continua a rispondere picche. Tant’è che Buttafuoco gli fa notare che, certo, sarebbe stato chic essere di sinistra. Ma Bennato non cede, è un cane sciolto “a incasellarmi proprio non ci riesco”. Del resto le patenti qualche volta si rifiutano. Con coraggio, audacia, ma accade anche questo. Specie se si vuole provocare, scuotere.
Il libro, corredato da un cd, è condito al pinzimonio da tre inediti “particolarmente eversivi”, dice Buttafuoco. “Quando nel ’73 ebbi la patente per fare questo mestiere, mi invitavano ai festival di Lotta Continua, dell’Unità, ma erano situazioni particolari. Io feci subito capire che la mia bandiera era quella del rock e dell’eversione”, chiarisce Bennato. “Arrivano i buoni, brano rappresentativo dell’epoca, parlava di una società senza servi né padroni. Quel pubblico era esaltato e del tutto asservito a una mancanza di idee, ma non era stupido. Il messaggio arrivava.
Ma chi l’avrebbe detto che i cattivi erano poi così tanti”.
“Tanto, tu potevi parlare. Ti avevano dato la patente dell’egemonia culturale, quella per cui tutto è possibile”, interviene Buttafuoco, con aria serafica. “Sono un eversivo, ma anche un rinnegato. Devo protestare contro tutti e contro tutto, ma essere come Peter Pan, fuori dagli schemi e qualche volta anche dalla realtà”. Ma questo fa parte del gioco. “A chi è in mala fede, dico: non preoccupatevi, dopo tutto le mie sono solo canzonette”.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su "La Sicilia" del 26/08/2008
5 commenti:
L'isola che non c'è di Edoardo Bennato è meravigliosa. Non è solo una canzonetta...
Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te,
porta all'isola che non c'è.
Forse questo ti sembrerà un strano,
ma la ragione ti ha un po' preso la mano.
Ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è.
E a pensarci, che pazzia,
è una favola, è solo fantasia
e chi è saggio, chi è maturo lo sa:
non può esistere nella realtà!
Son d'accordo con voi,
non esiste una terra
dove non ci son santi né eroi
e se non ci son ladri,
e se non c'è mai la guerra,
forse è proprio l'isola che non c'è
... che non c'è.
E non è un'invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te.
Son d'accordo con voi,
niente ladri e gendarmi,
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza,
né soldati, né armi,
forse è proprio l'isola che non c'è
... che non c'è.
Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l'isola che non c'è!
E ti prendono in giro
se continui a cercarla,
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te!
ALTRI COMMENTI...?
Siamo tutti un po' naufraghi, alla ricerca della nostra isola che non c'è e non ci sarà. Perché sarà sempre dentro di noi, in un mondo segreto, impenetrabile, che è nostro e di nessun altro. E.
...le canzoni, diceva Edoardo, sono stelle che ogni tanto qualcuno raccoglie e le porta sulla terra...
Giusto, "siamo tutti un po' naufraghi".
Sbagliato il resto. Perché scrivi che sei alla ricerca di una "Isola che non c'è e non ci sarà". Mi commuovo troppo...
Vuoi spezzarci il cuore... Vuoi farci cadere nell'abisso della disperazione!!!
Stella Mattutina ci sta invitando ufficialmente a cercare un temerario disposto a indagare a scardinare dentro quel suo dispositivo chiamato "mondo segreto e impenetrabile"?
Scherzo! E. hai ragione. Ma ha ancor più ragione però Marco che ha già detto tutto: "ogni tanto qualcuno raccoglie le stelle e le porta sulla Terra".
Andrea, trovo strepitosa l'ultima strofa di questa canzone... Eh?!
Per Marco: ehilà,portaci qualche stella! E.
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