mercoledì 2 luglio 2008

8 luglio, il bene che ti voglio

Per brevità, chiamato estremista. Concitato e ingrifato, Antonio Di Pietro non molla e sembra aver preso il posto della Sinistra radicale, che gli elettori lo scorso aprile, senza pensarci due volte, hanno sbattuto fuori dal Parlamento. Il leader dell'Italia dei Valori ormai ha deciso di entrare "in zona Cesarini". O la va, o la spacca. Se ne infischia dei divieti del Pd, e in particolare di quelli di Veltroni che invece, per dire no al governo, punta sulla raccolta firme. Nei giorni scorsi, nell'aula della Camera, illustrando la pregiudiziale di costituzionalità sul decreto legge sulla sicurezza, ha assestato la mazzata finale: "Questo decreto contiene tutti i presupposti per una dittatura". E a nulla sono valse le ripetute interruzioni provenienti dai concitati banchi della maggioranza, dove rimbalza più volte l'apostrofe di "buffone", che il presidente Fini ha cercato invano di stoppare, per permettere a Tonino di ultimare l'intervento-filippica. Una roba da perderci il senno e la fantasia. "Il presidente del consiglio fa l'incallito furbacchione e usa un decreto per farsi ancora una volta i cavoli suoi, facendosi approvare dal suo consiglio di amministrazione un decreto per farsi sospendere il processo". Ma-ha proseguito il ruspante Tonino, sempre più deciso ad andare fino in fondo alla questione-dica lui stesso che sa bene che questa furbata non si può fare, e allora, dopo aver fatto firmare il decreto al Quirinale, ha fatto aggiungere da un suo dipendente in Parlamento, come un bravo furbacchione, la norma che gli sospende il processo, raggirando così il Capo dello Stato". Dulcis in fundo, l'interrogativo inquietante: "Ma che c'azzecca la sospensione del processo di Berlusconi con la lotta alla criminalità e all'illegalità diffusa citate nel titolo del decreto? O forse c'azzecca?".

La democrazia è in pericolo? Sembrerebbe di sì. E l'allarme si è esteso a macchia d'olio, investendo le coscienze di una larga fetta dell'intellighenzia di sinistra radical- chic, che ha sfoderato dalla guaina un accorato appello dall'incipit assai intenso: "Il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di "leggi-canaglia". L'on. Furio Colombo, il senatore Francesco Pardi e Paolo Flores D'Arcais, direttore della rivista Micromega, invitano così tutti i cittadini a scendere l'8 luglio in piazza Navona, quella che nell'antica Roma era lo stadio di Domiziano, l'imperatore amante delle arti che però come amministratore si rivelò un vero disastro.

Tutti uniti per un'unica causa. Marco Travaglio, Sabina Guzzanti, Ascanio Celestini, Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Moni Ovadia, Lidia Ravera e Arturo Parisi, per difendere una «giustizia indipendente e un'informazione libera», spiega Di Pietro.A causa di impegni lontani da Roma, non sarà presente Beppe Grillo, che però interverrà in videoconferenza. Forse ci sarà perfino Umberto Eco, che stavolta-data la questione "da bollino rosso"- ha deciso di sporcarsi le mani e buttarsi nella mischia. "Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia", commenta il professore.
Tre gli slogan scelti. Primo slogan: l'articolo 3 della Costituzione che- spiega Flores - parla dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Secondo slogan: la scritta che campeggia in tutti i tribunali, "la legge è uguale per tutti". Terzo slogan: la frase di una sentenza della Corte Suprema degli Stati uniti del 1972. A citarla è Furio Colombo: «Nessun governo potrà censurare la libertà di stampa affinchè la stampa sia libera di censurare i governi».

Ma l'8 luglio a piazza Navona chi ci sarà davvero? E soprattutto, saranno in tanti oppure in pochi? Certo, dopo Montecitorio e la caciara di Palazzo, resta come valvola di sfogo garantito l'agorà, il luogo del popolo per eccellenza, quello della democrazia e della partecipazione. C'è solo da augurarsi che per il centrosinistra non sia l'ultima spiaggia. Che magari si trasformerà in un brulicante vespaio o verrà investita solo da una manciata di partecipanti in attesa delle ferie estive, mentre tutto il resto della combriccola sarà a godersi il mare, col sole in fronte.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

NON CONOSCO GLI INTERESSI LOBBISTICI CHE NEL TEATRO POLITICO IL DI PIETRO INCARNA. COMMENTARE QUESTE COSE SIGNIFICA ALIMENTARE UN CIRCUITO D'OPINIONE PUBBLICA CHE FA SOLO IL GIOCO DEL MANOVRATORE.
PARLEREI PIUTTOSTO DI BANCHE, ASSICURAZIONI E DI ALTRI CENTRI DI POTERE, MA FORSE TRA I PROBLEMI C'E' PROPRIO QUESTO: LA DIFFICOLTA' A INDIVIDUARE I "NEMICI".
PRIGIONIERO DEI MIEI BISOGNI, DELLE MIE ESIGENZE DI VITA, A PARTIRE DALLE QUALI COSTRUISCO LE MIE SEGHE MENTALI, RESTO IMPERTERRITO NEL MISURARE LA DEMOCRAZIA DAL TASSO DI DIFFUSIONE DEL BENESSERE, CHE E' POI IN RELAZIONE ALLE MINORANZE CHE GOVERNANO IN QUEL MOMENTO. EBBENE, CONSTATO CON DISPIACERE, CHE LE SPEREQUAZIONI SOCIO-SCONOMICHE SONO IN TRISTE AUMENTO E CHE LA DEMOCRAZIA ECONOMIA E' LONTANA.
FABIO AMIRANDA

Stella mattutina ha detto...

Però bisogna ammettere che le sgambettate di Tonino che, travestito da Catone il censore s'infervora ancora e sempre sul giustizialismo, vorrebbe traghettare le sue ossessioni all'Inferno ma non ci riesce, eppur gioca a fare l'eroe e in fin dei conti dimostra pure di divertirsi quanto basta a eccitare l'opinione pubblica, sono proprio uno show difficile da non commentare. E.