domenica 14 novembre 2010

La contessa di Castiglione? Meglio delle escort



Due linee che a un certo punto sembrano quasi incontrarsi, incrociarsi, sovrapporsi e confondersi, ma che poi inesorabilmente divaricano, diventando due linee parallele che invece non s’incontrano mai. Quale potrebbe essere mai il punto d’incontro tra Nadia Macrì o Ruby Rubacuori e le altre e Virginia Oldoini, meglio nota come la contessa di Castiglione? Apparentemente l’uso del proprio corpo. Ma poi di fatto proprio un bel niente.
La riflessione nasce leggendo “Viva l’Italia!”, l’ultimo libro di Aldo Cazzullo edito da Mondadori, una sfilata con, in passerella, le imprese eroiche di un gruppo di partigiane impegnate a “fare l’Italia” . Storie tutte al femminile (da Cristina Trivulzio di Belgioioso, nobilissima lombarda che affascina Hayez e Stendhal ma combatte anche nelle Cinque giornate di Milano a Marianna De Crescenzo, che accoglie Garibaldi a Napoli alla guida di uno squadrone). Insomma storie di donne con gli attributi, come ormai non se ne trovano quasi più.

Ma torniamo a Virginia Oldoini, anzi alla contessa di Castiglione e alle famigerate escort dei nostri giorni. L’una fece tesoro della sua intraprendenza e del suo fascino, forse un po’ imbarazzanti perfino agli occhi del cugino Cavour che non esitò neppure un attimo a mandarla in “missione” da Napoleone III per questioni più nobili (perorare la causa dell’alleanza franco-piemontese). Le altre fanno tesoro della propria bellezza per un pacchetto di soldi, pillole di notorietà e fango mediatico.
Così dalla “statua di carne” (così era soprannominata la contessa) a carne da macello il passo è breve. E la prospettiva decisamente cambia. La moderna e intelligente spregiudicatezza della contessa le costerà una lussuosissima ospitata a Compiègne, mondanissima, costosissima. Magico luogo dove la contessa fu per un anno l'amante pressoché ufficiale dell'imperatore, suscitando invidie, grande scandalo e la furia della cattolicissima imperatrice Eugenia. Tanto che la rivalità giunse al punto che, essendo stato l'imperatore oggetto di un attentato nella casa della contessa in Rue Montaigne, si disse che si fosse trattato di una messinscena orchestrata dall'imperatrice stessa per danneggiare la rivale. Nel caso delle escort, solo stralci di dignità calpestata sotto tacchi dodici delle scarpe di raso col plateau.

E se l'intrigo tra la contessa e Napoleone III fruttò l'appoggio francese alla partecipazione italiana alla Guerra di Crimea, gli inciuci tra i nostri politici e le varie D’Addario fruttano solo punti in meno a qualche partito nei sondaggi e la conferma che ci si vende per poco. Ma le favole belle non hanno sempre un lieto fine. A un certo punto iniziò la parabola discendente della contessa, il marito chiese ed ottenne il divorzio e morì infine in un incidente, Vittorio Emanuele, divenuto re d'Italia, non fu poi così generoso e la vita dispendiosa della Castiglione si fece sempre più difficile. Anche dal ritorno in Francia non ricavò granché. Si stabilì a Parigi, in un ammezzato di Place Vendôme, chiudendosi nel lutto per la propria bellezza in disfacimento, rifiutando perfino proposte di nuovi e ricchi matrimoni. E morì nella sua casa di Rue Cambon 14, dove era stata costretta a trasferirsi dopo essere stata sfrattata, nel 1893 dal suo prestigioso appartamento acquistato dal gioielliere Boucheron.
E per le escort? Finale in bianco e nero. Anzi, in grigio pallido. Meteore dell’universo del fashion. Nessuno le ricorderà di certo nei libri di storia. A stento qualcuno le ritroverà tra le pagine accartocciate di qualche giornale vecchio e polveroso, ormai sostituito dall’iPad. La causa non era poi così tanto nobile. Delle suites lussuose, dei gioielli, dei vestiti griffati, non resterà nulla. Ma la cosa più triste è che non resteranno i loro nomi, le loro facce, il loro sguardo ammiccante, le loro pose forzatamente sexy, la loro ambizione malata e quel sorriso di plastica. Almeno di Virginia Oldoini se ne parlerà sempre.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

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