domenica 10 aprile 2011

Tutto in un istante...


Sapeva che prima o poi quel semaforo sarebbe scattato. Quella luce rossa sarebbe diventata verde. E tutto sarebbe tornato come prima. Sapeva che questo sarebbe successo magari proprio nell’attimo in cui tutto sarebbe potuto ancora succedere. In fondo, i loro sguardi si erano incontrati per caso. Proprio lì, a quel semaforo. Due vite talmente diverse, due colori in contrasto, due perfetti sconosciuti, lì a fissarsi negli occhi. Due linee parallele che per un attimo deviano improvvisamente il loro percorso e si ritrovano a incontrarsi in un punto. Ma quell’istante c’era e poteva rappresentare la chiave di volta di quell’inspiegabile attesa. L’attesa di qualcosa che si respirava nell’aria, si percepiva nell’atmosfera, si avvertiva nell’animo. Perché non era così assurdo che in quell’istante potesse accadere davvero qualcosa. Quante cose accadono in un istante. Si viene concepiti, ci s’innamora, si muore, si sorride in un istante cambiando del tutto l’espressione del volto, si versa una lacrima che scende lenta sul viso. Tutto questo avviene in un solo istante. E allora perché non sperare che in quell’interminabile istante qualcuno dei due non potesse attraversare di corsa, raggiungere l’altro, afferrarlo, farlo suo almeno per un istante. Per quel solo istante. Poi tutto sarebbe cambiato. Il semaforo sarebbe tornato verde e improvvisamente il piede sull’acceleratore e le mani sullo sterzo sarebbero stati i complici di un tristissimo addio. E sarebbe arrivata l’angoscia. E un senso di smarrimento. E la sensazione che la terra tremasse e non ci fosse un solo valido motivo per tornare alla vita sgualcita e sudata di un istante prima.


E allora molto meglio non viverlo quell’istante. Ma come si fa a impedire che le cose succedano? Come si fa a forzare così tanto la mano? A spegnere una fiamma che si è accesa? La voglia di vivere quell’istante è più forte di ogni altra cosa. Di ogni altro impegno. Di ogni ritardo sulla tabella di marcia di una giornata frenetica. E sentire che negli occhi dell’altro c’è lo stesso identico desiderio apre un orizzonte di luce impossibile da evitare, un senso di gioia improvviso che si espande nelle vene e fa ribollire il sangue. In fondo sarebbe bastato un solo attimo perché quelle vite che si erano improvvisamente incrociate, sfiorate e legate per qualche inspiegabile ragione con un invisibile filo rosso dai finestrini aperti delle loro auto potessero scoprire che cosa c’era davvero al di là di quell’orizzonte. E capire se avrebbero potuto scrivere da qualche parte le pagine della loro storia. Ma proprio in quell’istante scattò il verde. Una tempesta di clacson li scosse, risvegliandoli da quel sogno. E rimise ordine tra le tessere sparse e agitate di quel puzzle senza immagini. I piedi sull’acceleratore e le mani sullo sterzo fecero riprendere a entrambi il timone delle proprie esistenze stropicciate come panni consumati e sgualciti. Quel bellissimo sogno durato un istante si era dissolto nel vento tiepido di primavera.


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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