giovedì 11 marzo 2010

Sofia Loren racconta mammà in tv e la sua favola bella

Di mamma ce n’è una sola. E la sua si chiamava Romilda Villani, donna d’altri tempi, forte come una quercia e faro nella nebbia per una Sofia Loren poco più che adolescente, sbarcata da Pozzuoli a Roma con due occhi grandi come il mondo e un fisico da paura per abbracciare il sogno del cinema. Una madre fragile e battagliera, ma anche possessiva e spietata. Ne “La mia casa è piena di specchi”, la miniserie in onda domenica e lunedì in prima serata su Raiuno, tratta dall’omonimo romanzo della sorella Maria Scicolone, con la regia di Vittorio Sindoni e le musiche di Nicola Piovani, prodotta da Ideacinema per Rai Fiction, la leggenda del cinema italiano racconta la sua storia personale e familiare. A partire dalla vigilia dell’Oscar per La Ciociara (di cui quest’anno ricorre il cinquantenario e che Raiuno manderà in onda dopo la seconda puntata), il racconto ripercorre in flashback «le vicissitudini di una donna poverissima - racconta la Loren - che nel dopoguerra, con due figlie illegittime avute da un uomo sposato, Riccardo Scicolone, s’avventurò da Pozzuoli a Roma per dare loro un nome, un futuro e, attraverso di loro, un risarcimento a sé stessa per tutto ciò che la vita le aveva negato».

Bellissima, vincitrice nel 1932 di un concorso Mgm come sosia di Greta Garbo ma frustrata nelle ambizioni dalla famiglia, a 25 anni Romilda s’innamorò «dell’uomo sbagliato, che non fu mai per lei un vero marito né per noi un vero padre, rinunciando a essere donna, e riversando su noi due tutto il proprio bisogno d’amore». Da allora lottò come una guerriera per le sue figlie e per dare loro un futuro migliore.
A interpretare la Loren sarà Margareth Madè, la protagonista siciliana di Baarìa, “una ragazza educata e molto dolce”, l’ha definita Sofia, sua madrina cinematografica. Nel ruolo del padre c’è Enzo De Caro, addestrato per bene dalla Loren sui vari tic del papà.
La madre della Loren aveva aspetti della personalità controversi. Amorevole e generosa con Sofia che, attraverso i suoi successi cinematografGrassettoici, le faceva realizzare i suoi sogni, soffocante e involontariamente cattiva con Maria. Romilda Villani viene descritta in tutti i suoi pregi ma anche difetti, senza nascondere nulla, grazie alla dettagliat ricostruzione delle figlie.

Insomma, una storia intensa, tutta partenopea, d’ amore e di ambizioni, di orgoglio e di rivalsa, ma soprattutto un inno al sacrificio più totale, nell’era dei reality, dove tutti vanno alla ricerca di un successo facile “usa e getta”, e nel mare magnum del cinema e della televisione si vedono continuamente barconi carichi di avventurosi “senza talento” in attesa di sbarcare a cercar fortuna nella dorata "isola dei famosi" .
E allora ben vengano le favole belle del dopoguerra, visto che i nostri tempi ce ne regalano davvero poche. Quando i sogni potevano ancora diventare realtà e i “figli del popolo” riuscivano davvero a riscattare, per dirla con la poetica di Giovanni Verga, la loro triste condizione di “umili”.
Morale della favola bella di Sofia: il fattore “C” nella vita aiuta, certo. Ma la bellezza senza dedizione e carattere è meno di zero.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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