martedì 8 giugno 2010

Aridatece Paolini, l'elfo raggiante dei tiggì

La domanda è di quelle che bruciano più dell’asfalto incandescente d’estate, trapanano la mente, angosciano l’esistenza. Che cosa sarà il nuovo Tg1 senza più Gabriele Paolini? Meravigliosa creatura, elfo raggelante a caccia di scoop, sfrontatezza e malcostume insieme, faccia da “lato b”, con quell’espressione irriverente e scettica. Il molestatore doc dovrà rassegnarsi, almeno per il momento. Niente più blitz, incursioni moleste, apparizioni fugaci durante i servizi in diretta dei vari tg. Per lui è stato confermato anche dal tribunale del riesame un bel divieto di dimora a Roma.

Paolini e’ indagato per interruzione di pubblico servizio e violenza privata dopo l’ennesimo episodio nei confronti di una giornalista e della troupe del Tg3 avvenuto ad aprile. E ora, con un bagaglio di oltre 1000 querele e vari guai giudiziari sulle spalle, l’arlecchino dellla tv dovrà astenersi dal rompere le uova nel paniere ai giornalisti, dal macchiare un’informazione impeccabile e perfetta, confezionata ad arte per raccontare ciò che si deve. Ma ora che ne sarà di lui? Andrà in spiaggia a vendere bijoux? Di certo non se lo chiederà il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, impegnato proprio in questi giorni con tutto il suo staff, compresa la giovane e scattante redazione multimediale, a ridare scenografia, dinamismo, tinnovazione tecnologica e lustro all’informazione del tiggì più seguito d’Italia. Eppure piacevano quelle incursioni traumatiche, da far tremare le vene ai polsi, sollevare le più infauste ire. Quegli interventi così tanto molesti contro ogni deontologia professionale. E piacevano anche se dettate dal solo voler apparire. Se non altro perché restituivano un po’ di linfa reale ad una situazione costruita, finta, ipocritamente impeccabile, quella appunto dell’inviato pronto a fare il suo resoconto, ma solo dopo aver seguito attentamente le istruzioni.

Piaceva Paolini perché era insopportabile, imprevedibile, inutile in un contesto dove tutto deve filare liscio come l’olio. Era la ruggine che inceppava l’ingranaggio, in fondo la voce di un disperato come tanti in cerca di qualcosa di meglio. Caro Paolini, dovunque tu andrai, ti penseremo. Ogni volta che si accenderà la lucina rossa della telecamera e il giornalista attaccherà la sua ramanzina carina, il nostro pensiero volerà a te, ai tuoi condom, alle tue sbavate interruzioni. All’ unico momento umoristico che ci regalavi, nella selva di un’informazione imbellettata col frack.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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