venerdì 25 giugno 2010

E dopo la sconfitta ai Mondiali, la Nazionale va a Prandelli

Si volta pagina. Dopo la sconfitta, si pensa al futuro. Si guarda oltre Shakira e i suoi roteamenti subinguinali. Oltre waka waka e le vane geometrie di Andrea Pirlo. Oltre il calcio italiano, dove i fenomeni sono ormai solo un lontano ricordo, oltre le file impoverirte dei club. E oltre Marcello Lippi, uscito perdente e pentito (impossibile con una squadra così bissare la vittoria di quattro anni fa), in ginocchio dinanzi ai tifosi che ancora ci credevano e alla federazione con un mea culpa doveroso e senza mezzi termini. “E' dipeso da me”, aveva detto alla conferenza stampa. Peccato che lui la sconfitta con la Slovacchia l’abbia attribuita esclusivamente a un crollo psicologico, a una paura immobilizzante che ha quasi atrofizzato i muscoli degli azzurri. Mica alla mancanza di qualità del nostro calcio o a qualche assenza di troppo.

Ma ormai il dado è tratto. Con due pareggi e una sconfitta l’Italia ha toccato il fondo col peggiore risultato nella storia delle sue partecipazioni al Mondiale e se torna a casa con la coda tra le gambe. Ora oltre Marcello Lippi c’è Cesare Prandelli. Come suggerisce Cannavaro bisogna guardare avanti. Ci si aspetta molto dal nuovo allenatore. Soprattutto un rinnovamento vero. Altre facce, facce nuove. Un gioco più aggressivo, maggiore personalità. E soprattutto i risultati. E poco importa se Alex Del Piero anziché lanciare un paio di assist continuerà a bere l’acqua della salute con la sua migliore amica, la statuaria Cristina Chiabotto. O se Francesco Totti sarà impegnato a leggere con attenzione il libretto delle istruzioni del suo nuovo smartphone, Antonio Cassano si godrà più a lungo la luna di miele e Mario Balotelli potrà ancora farsi fotografare con la bionda pseudofidanzata del “trota” Renzo Bossi. Ciò che importa davvero è rialzarsi dopo una caduta già annunciata, anche senza letture trascendentali. Era bastato infatti stare qualche minuto davanti allo schermo già quando abbiamo giocato contro il Paraguay e la Nuova Zelanda per capire che stavolta non c’era storia. Grandi assenti: personalità e gioco.

Bene intenzionato sul fronte di una immediata ripresa è anche Giancarlo Abete. "Non vedo il legame tra la nomina di Marcello Lippi e le mie dimissioni", ha detto oggi il presidente della federcalcio, che ha aggiunto: "Farò tutto quello che è utile per il calcio italiano come penso di aver fatto, sbagliando anche alcune volte, ma in buona fede. Non sono persona legata alla logica della poltrona. Rispondo con serenità in primis alla mia coscienza, alla base che mi ha eletto e alla responsabilità di far ripartire il sistema calcio. Se il problema delle dimissioni è legato alla scelta di Lippi, non si pone perchè l'individuazione del commissario tecnico è una scelta legittima del presidente federale". Che ci sarà al posto del tridente dell’iracondo Nettuno (Lippi nella partita della disfatta ha schierato un 4-3-3)? Prandelli è tipo da 4-2-3-1. E stavolta la combinazione fa ben sperare per la nuova stagione azzurra. Almeno fin qui, tutto fila liscio come l’olio. Gigi Buffon si prenderà il tempo necessario per operarsi e poi rimettersi in sesto. Manca solo l’ingrediente principale: i giocatori. Bisogna accarezzare i sogni, ma soprattutto fare in modo che si avverino. Anche senza materia prima?...

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

Nessun commento: