martedì 18 gennaio 2011

Un incontro infinito


I tuoi occhi azzurri sanno di cielo. Li muovi con molta discrezione. La prima volta che ti ho incontrato mi stavi accanto ma non mi guardavi affatto. E soprattutto non mi parlavi. Non mi parlavi di niente. Ho subito pensato: “Chissà che cosa pensa, che cosa non dice”. Tu niente. Te ne stavi lì. Un libro chiuso ancora da leggere. E io volevo leggero tutto d’un fiato. Senza segni di punteggiatura.
T’invitai alla presentazione di quel libro senza pensarci troppo. “Se non risponde, non gl’interessa”, pensai mentre digitavo veloce i tastini del telefonino. Un sms leggero come un soffio di vento. Un invito secco a venire in quel posto insieme a me. Dall’altra parte c’era l’enigma, il non detto e nemmeno mai accennato. Un groviglio troppo complicato da sciogliere, ma non per una come me, fin troppo amante delle sfide. Poi l’incontro, tra gli aromi confusi di the giapponesi. Io parlavo, parlavo tanto, tu ascoltavi troppo. Una serena inquietudine mi attraversava tra un sorso e l’altro in quella sala da the. Improvvisamente partì la musica. Alanis Morissette e la sua Ironic sullo sfondo. In quella sala era come se fossimo soltanto in due. Due anime, due teste, due corpi distinti e separati, due solitudini che si stavano accarezzando lentamente. Con calma, senza fretta. Il tuo ascolto era il mio sollievo, la panacea a tutti i miei mali, un’àncora di salvezza nell’oceano sperduto delle mie angosce.
Uscimmo con calma. Non c’era fretta di baciare le tue labbra rosa né tantomeno di capire un mondo che non ci capisce. O che forse siamo noi a non capire. Il nostro era un incontro senza tempo. Come quando dopo una settimana mi decisi a farti salire da me. Faremmo l’amore senza tempo. Un incontro infinito. Un abbraccio eterno. Come l’amore che ci unisce.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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