sabato 19 novembre 2011

Lettera aperta a Paolo Bonolis : anzichè imitare Roberto da Crema, ti prego, vattene per un po’ alle Antille!

Da Bim Bum Bam a Non è la Rai, passando per Beato tra le donne, Tira e molla e Ciao Darwin. Lo slalom televisivo frenetico di Paolo Bonolis, grillo urlante del piccolo schermo di certo ha un paio di fiori all’occhiello nella sua carriera televisiva: Chi ha incastrato Peter Pan e il Festival di Sanremo. L’uno in prime time sulla rete ammiraglia Mediaset, con una media di ascolti di 6 milioni di spettatori a puntata, pari a uno share di circa il 23 per cento. I bambini a confronto con gli adulti in una osmosi del tutto spontanea e stimolante. L’altro in casa Rai, si ricorda ancora come l’edizione più seguita e sperimentale del festival (era il 2005 e Bonolis ne curò anche la direzione artistica, per poi condurre anche l’edizione del 2009). Gli ascolti arrivarono alle stelle e a seguire la puntata finale della kermesse furono quasi 12 milioni di spettatori, con uno share del 52.79 per cento. Ottimi risultati. Tanto che Bonolis diventa un presentatore conteso tra Rai Mediaset.



Accade però che a un certo punto anche la loquela a sbalzelloni, come diceva Pirandello, si trasformi in uno  strabordare di urla, strilli e una logorrea incomprensibile, nevrotica e molesta. Ecco. E’ questo il nuovo stile di cui fa sfoggio Paolo Bonolis nel suo attuale programma, il quiz prodotto da Endemol Avanti un altro! (c’è anche l’inseparabile Luca Laurenti ma con un ruolo assai più marginale del solito), ideato dallo stesso conduttore insieme a Stefano Santucci e scritto da Sergio Rubini e Marco Salvati.
Un groviglio inestricabile di strepiti a prova di nervi. Il conduttore esercita le corde vocali riscoprendo lo stile roboante di Roberto da Crema nelle sue famigerate televendite.
E così impone allo spettatore un’iniezione letale. Il gioco è un preserale con domande a raffica, a velocità supersonica. I concorrenti hanno la possibilità di scegliere tra due alternative di risposta.



Quella giusta paradossalmente è quella sbagliata. Così oltre ad essere sottoposti a un tour de force notevole i concorrenti devono tenere anche i nervi ben saldi (si fa per dire). Bonolis poi si accanisce in un crescendo di cavernicole esternazioni. Altro che evoluzione darwiniana. In questo caso, meglio parlare di involuzione degenerante. Da homo sapiens e sapiente oratore a homo Erectus, uomo delle caverne. E così avanti per un’ora e mezza, senza mai rallentare, senza mai abbassare per un istante il livello di guardia. Anche al telespettatore non restano che due alternative: o lanciare un oggetto contundente al televisore, anlche se nuovo e appena comprato, oppure accettare in tono dimesso il rimbambimento. Delle due, l’una.
Ma l’ideale in realtà sarebbe risolvere una volta per tutte il problema e spedire Paolo Bonolis alle Antille. Almeno per un po'. Fino a quando non avrà fatto pace con le sue corde vocali. Lì avrà tempo e modo di sfogare la sua veemente loquela assordante e molesta. Così da non assestare più il colpo di grazia a un povero lavoratore che, magari dopo una giornata in ufficio, torna finalmente a casa per trovare un po’ di pace. 

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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