giovedì 17 novembre 2011

Time out alle showgirl. Ora è tempo di business women

In un battito di ciglia dall’istrionico Andy Warhol al serio e impegnato Carl Dreyer. Come dire: sul piccolo schermo dal Drive In a un documentario di History Channel. E ora che Silvio Berlusconi ha passato il testimone a Mario Monti, il Professore, e le paroline magiche del nuovo esecutivo sono “riconciliazione dei cittadini con le istituzioni, crescita, equità e rigore”, c’è una certa apprensione per le sorti umane e progressive delle sue ministre-amiche fidate ormai decadute, ribattezzate negli ultimi giorni dai media le “orfanelle”. Eh sì, perdere poltrona e pigmalione in un colpo solo non dev’essere stato uno scherzo da niente. E così dopo quell’infausto 12 novembre le principessine di corte sono rimaste senza Re. E al momento senza la certezza di un possibile futuro riciclaggio, anche se continueranno a far parte della squadra. Che fine ha fatto la fedelissima rossa Michela Vittoria Brambilla, fino a pochi giorni fa sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Berlusconi IV con delega al Turismo? E con lei, le sue autoreggenti che occhieggiavano alle telecamere di Porta a Porta e di Ballarò, la sua smodata passione animalista e quella voce vagamente ipnotica?


Che fine ha fatto Mara Carfagna, punta di diamante dell’ultimo governo Berlusconi, simbolo della donna  evoluta e trasformista, passata in brevissimo tempo da valletta televisiva a Ministro delle Pari Opportunità, i suoi occhi sbarrati, il suo look iperclassico e castigato, il suo caschetto da novizia?

E Stefania Prestigiacomo, cocca del premier in odore di maturità, sempre sorridente e affascinante, con le sua divisa in tailleur pantalone, discreta ma perennemente lusinghiera nei confronti del capo?
E Mariastella Gelmini, che al Ministero dell' Istruzione sarà ricordata per aver smantellato i licei e aver affermato (l'affermazione si commenta da sola) che “Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo. Alla costruzione del tunnel tra il Cern e il Laboratorio del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento stimabile in 45 milioni di euro"?
E infine, Giorgia Meloni, la ragazza acqua e sapone, quella della Garbatella, talmente agile da saltare in fretta sul carro di Silvio dopo lo strappo con Fini?
Tutte tristi, tutte imbronciate, tutte profondamente dispiaciute per aver lasciato le proprie stanze e i propri privilegi. Ci fermiamo qui, alle sole ministre. Senza contare le altre donne del governo Berlusconi. E ce n'erano  davvero tante.




Ma il governo Monti è senza una donna? Macché. Il bilancio di cinque a tre non è male per le quote rosa. Finora infatti ce ne sono ben tre. E tutte “sante donne”, dal profilo ineccepibile. Vedi per esempio Paola Severino, Ministro della Giustizia, curriculum di peso, vicerettore Luiss, fortemente voluta dagli uomini di Berlusconi (se ne parlava come possibile successore di Alfano alla Giustizia), prima donna nella storia a ricoprire l'incarico di vicepresidente del Consiglio della magistratura militare. Elsa Fornero, Ministro del Lavoro, ferma e determinata, grande esperta di pensioni. E ancora Anna Maria Cancellieri agli Interni, iperesperta nel problem solving e donna dalle spiccate capacità di mediazione. Insomma, dalle "gnocche con la testa" alla "testa senza gnocca". Time out. Breve sospensione del gioco. Chissà se torneranno in campo, le ex Ministre. Al momento non è più tempo di “ballerine”, avrebbe detto Rino Formica, tra i banchi di Montecitorio, di showgirl scadute come lo yogurt. Ma solo di solide business women. Di più modesto sembiante ma di spiccato ingegno. Chapeau!

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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