martedì 3 gennaio 2012

Sanremo 2012: col bis Morandi rischia un flop

Quando il direttore artistico Gianmarco Mazzi gli ha detto ufficialmente per la seconda volta sì, lui abituato a 412 presenze in campo con la Nazionale italiana cantanti, lui che ha contribuito a fondarla, quella squadra, in fondo non si è nemmeno meravigliato più di tanto. Gianni Morandi riconduce il festival di Sanremo. La notizia è ormai stranota. Al suo fianco, dopo Belen e Canalis, ci sarà Rocco Papaleo in un ruolo alla pari, cioè di divisione-condivisione del palco dell’Ariston. Morandi al timone di un secondo festival per il secondo anno consecutivo. Privilegio toccato a pochi nella storia del festival. Nell’ordine: Nunzio Filogamo, che ne condusse le prime quattro edizioni (dal 1951 al 1954), Mike Bongiorno (cinque edizioni di fila, dal ’62 al ’67), Claudio Cecchetto (dall’edizione dell’’80 a quella dell’’82) e Pippo Baudo, abbonato alla kermesse dal ’92 al ’96 e poi ancora nel biennio 2002-2003 e in quello 2007-2008.

Privilegio che invece rifiutò categoricamente di concedersi Paolo Bonolis, re di ascolti nell’edizione numero 59. Perfino il cauto Fabio Fazio cadde nel tranello, conducendo una prima volta nel 1999 con Laetitia Casta e poi l’anno dopo con Teo Teocoli, Lucioano Pavarotti e Ines Sastre. Ma Paolo Bonolis, no. Mossa astuta, che lo incoronò “Re Sole” di un’edizione inimitabile e unica per originalità e spirito innovativo.
Sulla stessa,linea, Antonella Clerici, il volto più popolare di Raiuno, che ha preferito calcare il palcoscenico della città dei fiori e chiudere dietro di sé il sipario per evitare di vanificare i fortunati risultati, di poco superiori a quelli di Bonolis. Ma lui, no. Gianni il temerario, dopo aver cantato con fare dinoccolato e voce vibrante in ben 18 pellicole e 7 sceneggiati, e aver partecipato sei volte a festival come cantante, con una vittoria nel 1987 insieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri col brano “Si può dare di più” il problema di un probabilissimo calo di ascolti, fisiologico nella storia del festival a conduzione reiterata, non se lo pone nemmeno.

Eppure, se la matematica non è un’opinione, ogni volta che – dati alla mano – lo stesso conduttore con la stessa casacca si è ripresentato l’anno dopo su quel palco, lo share è sempre calato di almeno tre punti. E’ successo a Filogamo, a Mike, a SuperPippo. Insomma, un po’ a tutti. A questo punto sorge una domanda: perché mai non dovrebbe succedere anche al caro buon Gianni? E’ l’effetto che fa rivedere lo stesso conduttore. Ecco perché la scelta di rifare il festival dopo un’edizione di successo come quella dell’anno scorso, con una media di oltre 10 milioni di telespettatori a serata e picchi di share del 52 per cento, non è soltato azzardata, ma addirittura incosciente per un artista come Morandi, cinquant’anni di carriera alle spalle e la costante incognita di finirla quanto prima. Perfino Belen, a rivederla di nuovo all’Ariston, avrebbe ispirato qualche sbadiglio. Ma Gianni sembra non curarsene affatto. Lavora 10 ore al giorno al suo secondo festival, che se dovesse fare flop, gli farebbe chiudere anticipatamente i battenti. Ma Gianni è ottimista, fiducioso, entusiasta. E punta tutto su Adriano Celentano. Così come l’anno scorso aveva puntato su Roberto Benigni. Per carità, nessuna certezza:  tutto può ancora succedere. E sarà il risultato reale degli ascolti a confermare oppure a smentire questa tesi. Certo, "non si può avere culo per due volte consecutive", sentenzia Roberto Vecchioni, che preferisce essere ricordato come il vincitore dell'anno scorso piuttosto che ripresentarsi con un brano magari ripescato per miracolo e in fondo alla classifica.
In ogni caso, in bocca al lupo a Morandi, l’ eterno ragazzo della canzone italiana. Perché no, fino a prova contraria, si può sempre sfidare il destino e magari rivincere, anche ai tempi supplementari.


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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