sabato 27 settembre 2008

Flop delle tabelle antialcol. Eravamo tanto brilli, e lo siamo ancora

La fiammella del cocktal “torcia” supera indenne la maliziosa insidia della tabella killer, quella che da qualche giorno bar e pub hanno l’obbligo di esporre per calcolare il tasso alcolemico nel sangue. E così, lo shortino di rum con sopra un’algida fettina di limone e zucchero di canna bagnato in alcol puro resta sempre il drink preferito. Delle tabelle antialcol – quelle che per volere del ministero del Welfare permettono di calcolare quanto alcol c’è nel sangue e, di conseguenza, decretano se ci si può mettere al volante, a Catania non ci si preoccupa più di tanto.

“In una serata – racconta Marianna G., mentre fa la spola tra il bancone del bar e i tavolini davanti al locale – di drink shortini si può arrivare a consumarne fino a dieci bicchieri, anche se di solito la media oscilla dai 6 ai 7”.

Secondo il nuovo regolamento, la parità tra sessi è esclusa a priori. Infatti, dalla tabella emerge che il sesso forte può concedersi (per una questione di capacità di assorbimento dell’alcol diversa tra uomo e donna) qualche bicchiere in più.

Un altro fondamentale fattore tirato in ballo è poi il peso corporeo. Cioè, tanto per fare un esempio, se una birra normale bevuta da una donna di 45 chili a stomaco vuoto può far superare già il limite legale del tasso alcolemico per la guida, un uomo di 70 chili lo raggiunge se beve, sempre senza avere mangiato nulla, una birra sì, ma doppio malto.

Il provvedimento, con l’obiettivo di ridurre il numero di incidenti stradali per lo più mortali causati proprio dall’abuso di alcol, al momento però non ha suscitato grossi sconvolgimenti sia da parte dei gestori, che si sono dovuti affrettare ad appendere alle pareti le tanto temute tabelle, né tantomeno da parte dei consumatori, di cui un abbondante 70 per cento è ancora all’oscuro di tutto.

“Non so di che cosa sta parlando, ma credo che sia un provvedimento totalmente inutile. La gente non è stata adeguatamente sensibilizzata e non è per niente educata a rispettare queste norme. Mi creda, secondo me, a queste misure non si atterrà quasi nessuno”, commenta Dario Grasso, impegnato a shakerare un violet, la sua specialità. “Tra le donne e gli uomini, nessuna differenza di consumo. Il gentil sesso beve tanto quanto i signori maschietti”, aggiunge con un leggero sorriso e un filo di sarcasmo. E alla domanda: “Mi scusi, ma dove ha messo la tabella?”, risponde: “La tengo qui, ancora nel cassetto. In attesa che mi portino quella plastificata, da poter appendere.

Ma non tutti la pensano così. Tra i gestori c’è qualcuno che plaude all’iniziativa del governo, come Flavia Ballato, che nella sua panineria ha già affisso la tabella all’entrata: “Tra i clienti vedo molta curiosità. Certo, è ancora presto per stabilire se rispetteranno queste limitazioni. Comunque noi tra gli alcolici vendiamo soltanto la birra”, spiega, mentre batte i prezzi alla cassa, avvolta in un serioso tailleur nero.

E qualche approvazione arriva anche dai consumatori, come per esempio Daniela Cannata, 22 anni, studentessa di Lingue: “Secondo me, hanno fatto bene. Ognuno così può riconoscere i propri limiti. Non credo che la gente sia tanto masochista da mettere a rischio la propria vita per una serata”, dice, circondata da tre birrette italiane da 33 cl, comodamente seduta al tavolo insieme ad un paio di amici.

Di parere diametralmente opposto è invece Luca Celi, 27 anni, in attesa di una occupazione: “Secondo me, farebbero bene a mettere l’etilometro nei locali. Altro che tabella”. Alex Cianci, 25 anni, libero professionista, dell’etilometro ha invece un pessimo ricordo: “Una volta mi hanno fermato. Incredibile, mi hanno rilevato un tasso, seppur minimo, di alcol nel sangue. Chissà come hanno fatto, visto che sono astemio e al massimo bevo qualche energy drink”.

A Vincenzo Spampinato invece si può dire tutto, ma dargli dell’astemio sarebbe un’ offesa per uno che “usa l’acqua solo per lavarsi” e tracanna un cuba libre dopo l’altro senza alcun rimorso: “Certo, dipende sempre da quanti soldi ho in tasca. Se poi, offrono gli amici… Quando devo guidare io però ho paura e allora bevo di meno. Anche perché se faccio un solo graffio alla macchina di mio padre, sono guai seri”.

Intanto, tabella a parte, all’ingresso di un locale campeggia un cartello con una scritta a caratteri cubitali: “Birra Party: ogni due medie, una in omaggio”. E stavolta, sembrerebbe, senza particolari limitazioni di peso.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su "La Sicilia" del 27/09/2008

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