sabato 30 gennaio 2010

Fefè e Cocò: le veline di plastica

Scodinzolano ogni sera sulla passerella di Striscia la notizia. La Fefè e la Cocò, come le chiama Ezio Greggio tutte le sere dopo il consueto stacchetto danzante, sono la velina mora e la velina bionda. Al secolo Federica Nargi e Costanza Caracciolo. Entrambe classe 1990, l’una romana, l’ altra siciliana di Lentini ( provincia di Siracusa). Guardandole, di certo non si può affermare che non abbiano tutti i titoli per fare ‘bbona cumparsa’. Peccato che stavolta l’espressione non valga tanto nel senso siculo di ‘bella figura’, quanto piuttosto in quello letterale dell’espressione. Nel senso cioè di comparse e basta, come impone peraltro il ruolo del programma di Antonio Ricci. Fin qui tutto regolare.
Eppure in quest'ultima coppia di veline c’è qualcosa di inquietante, che per dovere di cronaca non si può non tacere. Rispetto alle loro colleghe precedenti (vedi Trevisan-Freddi, Canalis-Corvaglia, ma anche Satta-Wiggers, tanto per citarne alcune) le due ragazze sfoggiano una totale plasticità dei volti, che dura da un paio d’anni. Né una parola di più né una parola di meno, ok. Le veline sono questo. Ma ciò che preoccupa sono i loro sorrisi di plastica scolpiti in faccia, tutte le sere uguali, identici, quelle espressioni del volto ben modellato e armonico del tutto stereotipate, che non lasciano tradire un moto dell’animo, né trapelare un’ emozione. Per carità, in certi contesti meglio essere asettici e neutrali, ma così è troppo. Anche le veline sono umane. O no? Anche le veline hanno un cuore, un'anima, sangue nelle vene. Anche loro si arrabbiano, sono tristi o particolarmente allegre, s’innamorano, si deprimono, si esaltano, litigano a morte coi loro fidanzati-calciatori, buttano giù ogni tanto due paroline di fila, snocciolano qua e là qualche commento in stile Hunziker. E, nei migliori casi, bucano perfino lo schermo. Certo, non gli si chiede mica di interpretare in ogni puntata il ruolo tragico di Ofelia nell’Amleto di Shakespeare, ma neppure di esprimere il nulla più totale.
Dipenderà dalla loro formazione e dal loro percorso precedente? Probabile. Infatti, prima di approdare a Striscia, la velina mora, Federica, ha partecipato al concorso di Miss Italia con la fascia di Miss Roma 2007, Costanza invece è arrivata seconda a fotomodelladellanno.com. Dunque ragazze immagine, punto e basta. Però la drammaticità e l’espressività di un volto, oltre a muscoli tonici e ben modellati, sono doti altrettanto importanti in tv, come nel cinema, nella pubblicità come nella moda. Senza contare poi il fatto che un bel giorno, licenziate dalla scuderia di Ricci, potrebbero sempre decidere di condurre un programma o di recitare in una fiction e magari pure in un film. A quel punto sì che dovranno fare davvero i conti con questo aspetto. E allora che cosa c’è di meglio che cominciare fin d’ora a lasciar trapelare quantomeno un briciolo di umanità e a farlo proprio da Striscia, considerata dal vallettume televisivo e non un’ottima vetrina? Così finalmente si scioglierà il dubbio che attanaglia milioni di italiani: ma la Cocò e la Fefè sono fatte di carne oppure di plastica?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.i)

venerdì 29 gennaio 2010

Ehy George, scendi dalle nuvole

George Clooney interpreta George Clooney. In ‘Tra le nuvole’, Ryan Bingham è la sua perfetta incarnazione. Un uomo affascinante, sfuggente e libero come l’aria. Professione: tagliatore di teste. Segni particolari: inafferrabilità. Un uomo dei nostri tempi, per intenderci, sempre immerso nei fatti propri e per nulla generoso con le donne.
Tutto avviene ad alta quota. O meglio tra un volo e l’altro. Ryan, al secolo George, non si ferma mai. La sua vita trascorre immersa in continue trasferte di lavoro. A lui spetta l’ arduo compito di licenziare senza troppi drammi. Alla base di tutto è la maledetta logica del profitto aziendale, quella che non risparmia davvero nessuno.
Ma dietro l’angolo c’è un imprevisto: Nathalie, una ragazzina neolaureata che ha convinto il suo capo che viaggiare è troppo dispendioso. Meglio licenziare in videoconferenza. Altro segno terribile dei tempi: i rapporti sempre meno diretti e sempre più mediati da internet o dalle nuovissime tecnologie. Ma come si fa a ritornare coi piedi per terra proprio ora che Ryan ha incontrato Alex, la donna che è la sua fotocopia al femminile? E allora, inevitabile marcia indietro.
La nuova commedia di Jason Reitman, con Vera Farmiga , Anna Kendrick, Jason Bateman e Danny McBride, è la fotografia perfetta degli esemplari di maschio e femmina del III millennio. Carriera innanzitutto, trolley sempre pieno dietro l’angolo, tanta voglia di restare liberi e di volare come farfalle senza mai impegnarsi sul serio, senza mai mettersi in gioco con legami stabili, probabilmente per esorcizzare fragilità e paure, ma anche senza mai fermarsi a riflettere, a vivere a pieno le emozioni. E' l’era dei sentimenti centrifugati e diluiti in un malefico solvente, di anime sgualcite e strattonate tra un check in e l' altro da superficialità e indifferenza, di rapporti sempre più fragili, che s’infrangono come cristallo, lasciando qua e là schegge che fanno male.
Ma quando si creano relazioni il meccanismo s’inceppa. E ti cambia la vita. Con tutti i rischi del caso. Basterà questo a rassicurare Elisabetta Canalis?...

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 28 gennaio 2010

Il tour de force di Antonella Clerici

Ormai è ufficiale. Rania di Giordania sarà ospite della sessantesima edizione del Festival di Sanremo. La regina, paladina dei diritti umani e ambasciatrice di pace in Medio Oriente, calcherà il palco dell’Ariston durante la serata di mercoledì 17. Un bel tiro a segno per la triade Clerici-Mazzi-Mazza. Confermato anche il calciatore della Sampdoria Antonio Cassano, che potrebbe aprire il festival insieme alla coppia Bonolis-Laurenti.

Intanto prosegue la dieta iperproteica sempre più ferrea della conduttrice dai capelli d'oro, utile per scendere con leggiadria e grazia la mitica scalinata dell'Ariston. Insomma, per la Clerici niente più tagliatelle di nonna Pina, almeno per un po'. Fino a quando gli abiti che l'avvolgeranno in stile fata da fiaba non le scivoleranno addosso a meraviglia. E allora al mattino caffè, latte e miele, a pranzo insalatona con tonno o uova, il pomeriggio una barretta proteica e la sera bistecca o minestrone e una tisana alle erbe. Né uno spaghetto né una goccia di vino. E, come se non bastasse, tanto esercizio fisico. Mezz'ora di tapis roulant al giorno e due volte a settimana tra le braccia del personal trainer.
Ora resta solo un dubbio: chi vestirà la Clerici? Diversi stilisti avrebbero declinato l’invito. Così la conduttrice ha chiesto aiuto a Gai Mattiolo che, al di là della possibile bancarotta fraudolenta, ha già iniziato a inviarle i bozzetti. Il lavoro innanzitutto…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 27 gennaio 2010

Il re Vendola è nudo. Ma il Pd è in mutande?

Per fortuna Nichi Vendola fa da sé. Nel senso che ha capito che in politica comandano i voti. E se li hai, non ci sono ostruzionismi partitici, né invidie e antipatie personali che tegano. Poi, al Sud c’è anche un’altra regola non scritta, ancora più forte che al Centro e al Nord: l’elettorato medio è molto meno politicizzato e alla gente degli schieramenti e delle loro logiche interne non gliene frega un bel niente. Al Sud si vota per la persona e soprattutto per ciò che promette e poi mantiene. Ottimo allora il consiglio di Roberto Castelli: “Caro Nichi, se hai i voti, prenditeli”. E così è stato. Ottima la trovata delle primarie. Sventato il ‘tentativo di apparato’ che il Pd aveva servito su un piatto d’argento col candidato Francesco Boccia. Questo è uno dei casi in cui la designazione plebiscitaria restituisce un po’ di democrazia al sistema. Come dire, le candidature non possono essere sempre imposte dall’alto.
Vendola ha carisma, sèguito. E, nonostante il recente assedio della magistratura, la sua immagine pubblica sembra non essere stata intaccata. Sarà per questo che non è molto gradito a una certa sinistra che si affanna a ripartire, ma senza ancora avere una visionomia chiara? Intanto lo slalom dell’Udc, un po’ col Pd un po’ col Pdl, che peraltro potrebbe non essere capita né apprezzata dagli elettori, continua. Ma il caso Puglia ha sollevato comunque una domanda a cui non si è ancora data una risposta e che è la più pressante : che cos'è il Pd? Poi, certo, ce ne sarebbe anche un'altra. Per esempio, perché in Puglia il Pd è andato in bianco? E un'altra ancora: che cos’è il Pd dopo il matrimonio elettorale con Di Pietro? Insomma, il Pd suscita parecchie domande. E tutte aperte. I piddini comincino a rendersene conto e a trovare al più presto qualche risposta.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 23 gennaio 2010

Melissa Satta-Elisabetta Canalis: l'Inter-faccia della stessa medaglia

Osservate con molta attenzione questi due primi piani. Stesso taglio degli occhi, steso colore di capelli, stesso incarnato, fisico molto simile. Se si va più in profondità, si scopre che le due tipe sono entrambe sarde d’origine e americane d’adozione, hanno lavorato e lavorano tuttora nel mondo della moda, della pubblicità, della tv e del cinema. Hanno sgambettato entrambe a 'Striscia la notizia' come veline e nella loro vita sentimentale c’è lo stesso uomo, l’ex bomber dell’Inter Bobo Vieri (prima fidanzato dell’una, ora dell’altra). Melissa Satta (da sinistra nella foto) ed Elisabetta Canalis sembrano nate sotto un’unica stella. La prima partecipa a Pitty Uomo ed esalta la moda italiana, la seconda si concede come testimonial esclusiva dell’ultima campagna pubblicitaria di Roberto Cavalli. La Satta si è da poco trasferita con Vieri a New York, la Canalis sta per metter su casa a Los Angeles.
Qualcos’altro ancora accomuna le due show girl. Entrambe vallette di ‘Controcampo’ (la Satta ha calcato per l’ultima volta quel palco insieme a Piccinini nella stagione 2006/2007 nella versione ‘Ultimo minuto’. Una cosa però sembra dividerle. Mentre Melissa cerca di tenere a bada il suo Bobo e al momento pensa soltanto al lavoro, la Canalis vorrebbe agguantare sul serio la sua dolce metà George Clooney, e secondo alcune indiscrezioni pare che gli abbia chiesto un figlio.
Come dire: tra le due non c’è proprio paragone. Forse…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.t)

Maurizio Costanzo balla con le Stelle e frega il posto a SuperPippo

Chissà come giudicherebbe la performance la commissione di esperti di ‘Amici’, il talent show creato dalla moglie Maria De Filippi, così attenti alla tecnica e a ogni minimo particolare. Ma lui, Maurizio Costanzo, ballerino per una notte a ritmo di cha cha cha macchiata di swing, il problema non se lo pone nemmeno. Altrimenti non avrebbe neppure deciso di partecipare, in veste appunto di ballerino, alla terza puntata di ‘Ballando con le stelle’, in onda in prima serata il sabato sera su RaiUno. Forte di dati auditel più che confortanti, la sesta edizione dello show danzereccio condotto da Milly Carlucci ospiterà il popolare giornalista e conduttore televisivo, che ora annuncia di non voler dar tregua al sindaco di Roma Gianni Alemanno fino a quando non deciderà di cedere alla proposta di dedicare una via o anche un vicolo della Capitale al crudele imperatore Nerone, “vittima – dice Costanzo - di gossip e maldicenze che lo vollero incendiario”Gianni Alemanno fino a quando non avrà ceduto alla proposta di dedicare una via .

Sarà compito della maestra di ballo Luisiana Di Fiore istruire all’impronta il giornalista e iniziarlo all’arte di Tersicore. Ma Costanzo non ha certo paura di scivolare su qualche buccia di banana. In realtà, dopo la mal digerita liquidazione Mediaset dove spadroneggia sempre di più l’ amata consorte, questa partecipazione danzante a ‘Ballando…’ annuncia un atteso ritorno in Rai, previsto dal 22 febbraio con ‘Bontà sua’, una fascia di venti minuti in onda dal lunedì al venerdì su RaiUno prima della ‘Festa italiana’ di Caterina Balivo, in cui il noto giornalista intervisterà ogni giorno un personaggio diverso. Un ritorno nell’azienda di viale Mazzini apparentemente in punta di piedi, proprio come si fa in pista da ballo, ma che in realtà ha rotto le uova nel paniere (e anche qualche altra cosa) a Pippo Baudo. Dall’anno prossimo infatti la conduzione di ‘Domenica In’ probabilmente sarà affidata proprio a Costanzo. La battaglia in tv viene combattuta a colpi di popolarità. Del resto Costanzo non ha mai interpretato il giornalismo con certe arie da snob, come chi tiene a precisare sempre e comunque che a certe trasmissioni televisive così trash non parteciperebbe mai (ma che poi in realtà rosica, come si dice a Roma, dal desiderio di parteciparvi).
E’ stato per anni proprio questo il segreto della sua popolarità, l’intento di rivolgersi e arrivare a tutti, che poi era la cifra del suo storico programma, il ‘Maurizio Costanzo Show’, un salotto in cui si faceva spettacolo, ma in cui si parlava anche di argomenti ‘impegnati’, di attualità, politica, questioni sociali e dove si raccontavano storie importanti di personaggi famosi ma anche di gente comune. E si fotografava un intero Paese con le sue luci e le sue ombre (chi non ricorda l’attentato fallito organizzato dalla mafia per far fuori il conduttore in seguito a una puntata particolarmente pesante). Allora in bocca al lupo all'uomo dalla camicia coi baffi. Ma sempre con i dovuti consigli per gli acquisti.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

venerdì 22 gennaio 2010

Emanuele Filiberto principe proletario. Ma solo per una stagione (televisiva)

Lo si vede ogni venerdì sera a 'I raccomandati', lo show in onda dalle 21.30 su RaiUno. Lo si vedrà al 60esimo festival di Sanremo a cantare l’amor patrio. Partner fisso Pupo, che non sarà alla sua altezza, ma che insieme a lui forma di certo una coppia televisiva quasi perfetta (se non fosse appunto per un gap di una decina di centimetri) . Il vero protagonista di questa stagione televisiva è lui, il principe di Savoia Emanuele Filiberto. Bello, gaudente, lieto e sorridente.
Elegante e mai sopra le righe. Sceso da un po’ dal suo cavallo bianco, ora veste i panni di anchorman apprendista sciolto e disinvolto. E ci ha preso gusto. Lasciata la consorte in Francia, ha deciso di entrare a gamba tesa, ma con i guanti di velluto, come l’educazione ricevuta impone, nel tritacarne sguaiato e sbracato della tv dei noantri. Ma come se la cava il figlio di Vittorio Emanuele, cresciuto in Svizzera a causa dell’esilio del padre? Di certo intende cavalcare la tigre fino in fondo. Lo si intuisce dalla flemma con cui si schermisce ogni volta che lo criticano ricordandogli che mamma Rai lo ha accolto tra le sue braccia molto probabilmente per il cognome che porta. Tutto a suo vantaggio, perfino le smorfie di disappunto. Lui va dritto come un treno. E ora, a un anno esatto dalla partecipazione come ballerino al programma di Milly Carlucci ‘Ballando con le stelle’, non solo fa il co-conduttore, ma insieme a Pupo ha confermato la sua partecipazione al festival della canzone italiana, sempre meno evento canoro e sempre più evento mediatico in cui ormai la musica è diventata una cornice opaca che fa da sfondo allo spettacolo.

Piccolo particolare: Pupo canta da 35 anni, tant’è che ormai il gelato al cioccolato gli si è sciolto da un pezzo. E il principe? “Io – dice - ho sempre vissuto con la musica. Ho avuto la grande fortuna, vivendo in Svizzera, di avere il festival di Montreux, ho passato settimane intere dietro le quinte, ho conosciuto Van Morrison, Prince, di molti sono diventato amico. Molti anni fa sull'isola di Cavallo venne a trovarmi Marianne Faithfull con una donna bellissima che si chiama Kate Moss, di cui m'innamorai perdutamente. Marianne aveva una bellissima melodia e scrivemmo insieme un testo. Da ragazzo stavo in un gruppo che si chiamava gli Aristorock, e la copertina del disco ce la disegnò David Bowie, ho suonato la batteria, il mio sogno, se avessi avuto il talento necessario, era fare il cantante”. Questo basta a rassicurare il pubblico. E a cancellare dalla testa l’ombra sfocata di Sua Altezza brillocco tra i brillocchi di famiglia. Lui è simpatico, popolare, telegenico e televisivo. Per la precisione, è versatile, proprio come Ulisse. Come dire… Nobile, sì. Ma proletarizzarsi un po’ solo per una stagione televisiva non è poi così male.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 21 gennaio 2010

Mario Biondi : “Come mister Fogg faccio il giro del mondo”

Da nove settimane in classifica, con l’album ‘If’ Mario Biondi è stabile al quinto posto e col primo singolo estratto, ‘Be Lonely’ ha subito tolto scettro e corona alla romantica ‘Ti vorrei sollevare’ di Elisa e Giuliano Sangiorgi, la scorsa settimana al top dei brani più trasmessi alla radio. Questa settimana infatti il più suonato alla radio è proprio lui, il Barry White di casa nostra, che a 12 anni cantava nel coro della chiesa, come tanti ragazzini. Poi la svolta. Parte da Catania e fa il giro del mondo. Perché quando hai un timbro vocale come il suo, l’unica strada è imparare alla perfezione l’inglese, fare la valigia, salutare amici e parenti e andarsene. E così Mario Biondi il giro del mondo l’ha fatto davvero. Proprio come mister Fogg. Curando ogni minimo dettaglio discografico e costruendosi uno stile unico e inconfondibile. Da spalla di Ray Charles (era il 1988) a solista di successo ce ne ha messo di tempo. Questo è il prezzo da pagare per uno a cui piace fare le cose per bene Nel 2004 finalmente cambia tutto. Arriva il grande successo pubblico. Determinante il singolo ‘This is what you are’, pensato in un primo momento per il mercato giapponese, ma che approda presto nelle radio europee e spopola alla grande.

Con mostri sacri del calibro di Lou Rawls, Al Jarreau e Isaac Hayes nel cuore e nelle orecchie, Mario Biondi conquista il mercato, incassando straordinaria popolarità e un disco di platino col suo primo ambum ‘Handful of soul’. È del 2007 la partecipazione a Sanremo, non tra i big, ma come celebrità, dove duetta con Amalia Grè nel brano ‘Amami per sempre’, scritto dalla cantante in collaborazione con Michele Ranauro e Paola Palma. Nello stesso anno pubblica il singolo intitolato ‘No matter’, in collaborazione col deejay Mario Fargetta. Sempre nello stesso anno partecipa al disco di Ornella Vanoni, ‘Una bellissima ragazza’, cantando insieme a lei ‘Cosa m’importa’. Nel 2007 esce il doppio album con la Duke Orchestra, ‘I love you more – Live’, registrato al Teatro Smeraldo di Milano. Nel 2008 viene coinvolto dalla Walt Disney nel progetto di remake de ‘Gli Aristogatti’. E’ l’ interprete delle due colonne sonore del film d'animazione "Everybody wants to be a cat" ("Tutti quanti voglion fare il jazz" nella versione italiana) e "Thomas O'Malley" ("Romeo il gatto del Colosseo"). Dopo la breve recente parentesi italiana con Renato Zero nel singolo ‘Non smetterei più’, Mario Biondi ritorna al suo stile musicale inimitabile. E siccome la natura è quella, il cantante catanese continuerà a girare il mondo. Stavolta si parte da Roma e Milano. Poi Parigi, New York e Tokyo. Col nuovo tour in preparazione e la sua inconfondibile voce. E magari pure una cartolina dell’Etna nel portafoglio.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

martedì 19 gennaio 2010

L'informazione on line a portata di pochi

Il tradimento arriva all’improvviso, e fa l’effetto di un secchio d’acqua gelata sulla pelle. Internet ci aveva soltanto illuso. Credevamo che fosse un mezzo democratico fino in fondo. Che tutti, poveri e ricchi, potessero usufruire dello stesso servizio, almeno per una volta senza distinzioni di casta, di censo, e quant’altro serva a dividere, discriminare. E invece no. Perché il 2010 si annuncia come l’anno delle notizie a pagamento. Sì, avete capito bene. Ad aprire le danze sarà l’autorevole ‘New York Times’. E poi, si uniranno via via tutti gli altri giornali on line.
Notizia disgustosa, allarmante e scandalosa. Altro che diritto all’informazione, garantito dall'art. 5 del Codice deontologico approvato nel 1998 dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Altro che libero accesso alle notizie, altro che pari opportunità per tutti. Precisiamo. Che tutti non avessero a questo mondo le stesse opportunità lo avevamo capito. Ma la cosa più scandalosa è che per avere un flusso continuo di informazioni adesso si dovrà pagare. Incredibile ma vero. E la chiamano pure rivoluzione. Certo, tutto sarà meravigliosamente agevole e gradevole, per appagare i palati più fini, i cultori della new technology. Ma tutto avverrà senza pensare nemmeno di striscio a chi non potrà permetterselo (di pagare, appunto). Grazie a questa trovata, aumenterà sempre di più il divario tra i bene informati e i male informati, o semplicemente tra gli informati e i disinformati, tra coloro che vivranno nella luce e chi invece marcirà nelle tenebre senza neppure accorgersene. Inevitabilmente ci sarà chi frequenterà siti di serie A e chi invece dovrà accontentarsi di tutto il resto, una melassa indistinta di aurea mediocritas. Ma forse l'intento è proprio questo: informare il meno possibile, tenere il cervello dei più a mollo e così manipolare più facilmente l'opinione pubblica, attentando alla formazione di un'opinione. Evviva la democrazia, il diritto all’informazione, l’informazione a portata di tutti. Ma non era ciò che ci aveva promesso Internet?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 16 gennaio 2010

Meglio un calembour o un serpente di mare?

C’è una cosa che i futuri giornalisti proprio non possono non sapere: il glossario del giornalista. Sì, perché ogni buon giornalista che si rispetti è autoreferenziale, si autoconserva, sopravvive nei secoli sempre uguale a se stesso e soprattutto, motivo in più per rafforzare la casta, usa un certo lessico che gli consente di capirsi al volo ma solo ed esclusivamente coi suoi simili, ovvero coi giornalisti come lui. E così ai neofiti veri o presunti di una professione sempre più labile e inaccessibile non viene concessa altra chance che questa: sapere immediatamente di che cosa si sta parlando ogni volta che si pronunciano parole come moscone, fissa, proto, strillo, cover story , piedino e pezzullo. O sapere che il calembour è un titolo fantasioso e il serpente di mare una notizia clamorosa ma falsa.

Un linguaggio vecchio di duemila anni, che mortifica l’acquario variopinto della lingua italiana in continua evoluzione, e perfino la fantasia, preferendo invece riproporre sempre la solita minestra, ormai scotta e senza sale.
Che il gergo dei giornalisti sia un cadavere ancora in piedi lo si capisce anche dal fatto che si viene considerati giornalisticamente fighi solo se si costruisce un articolo oppure un servizio in un certo modo, con regole fisse, espressioni standardizzate, frasi brevi e a effetto, citazioni in serie. Poco importa se si parla di aria fritta o non si capisce una sillaba. Semmai vuol dire che si è bravi. Insomma, autoreferenzialità innanzitutto. Per fortuna internet sfugge a questa logica, e i siti d’informazione spesso optano per un linguaggio vivo e immediato, anche se un po’ troppo pronto all’ uso, di rapida fruizione e scarsamente meditato.
L’ideale sarebbe raggiungere un giusto compromesso: evitare a tutti i costi i serpenti di mare ma non rinunciare a qualche sano calembour. Magari chiamandoli in un altro modo…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 6 gennaio 2010

Quer pasticciaccio brutto dei retroscena

Al massimo potrebbe essere una categoria dello spirito. Invece è solo una categoria astratta che più astratta non si può, dove regna incontrastata la più pura immaginazione. Quando si parla di ‘retroscena’, si parla soprattutto di quella maldestra invenzione creata ad arte dai giornalisti politici.
Che cos’è il retroscena? Nel teatro classico lo spazio ai lati e dietro la scena. Nel perverso teatrino della politica, ciò che si presume, si crea, s’inventa su presunti accordi, intrighi, segreti mai svelati, mosse anticipate e macchinosi ‘fai da te’ mentali su movimenti politici, alleanze elettorali, nomine, e tutto ciò che gravita intorno al satellite della politica con la p minuscola.
Il giornalista politico, istrionico e creativo, raccoglie tutto questo, lui che con doti soprannaturali cammina sulle acque, squarcia le montagne e, quando ci si mette d'impegno, arriva a sfoderare dal suo cilindro il massimo della perversione fantastica.
Ogni volta che scrive un articolo o fa un servizio si spara un paio di numeri da puro avanspettacolo. Nella performance dà il meglio di sé. Per esempio: ecco le prossime mosse di Berlusconi. Stamani ad Arcore si parlerà di una cosa tale che poi… succederà quest’altra. Bossi farà cadere il governo, Di Pietro si ritirerà a vita privata, D’Alema venderà tutto per andare a fare lo showman in Africa, dove doveva andare l’eterno rivale, Walter il buono. L’indomani, puntualmente, una valanga di smentite, di polemiche, di rettifiche.

Ma al giornalista politico non importa. Lui va dritto per la sua strada. E con estremo cinismo si gioca fino in fondo la partita, comincia a comporre il melodramma e perfino a prevedere ciò che accadrà nel futuro. Nel cuore, una speranza: creare il più possibile suspense, attesa, curiosità? Sì, certo, anche. Ma soprattutto accrescere il suo peso, farsi amici utili (ma anche nemici, è inevitabile e fa parte del gioco), far parlare il più possibile di sé (bene o male, l’importante è che se ne parli) e, in ultimo, riempire quella dannata pagina in cui non si sa cosa mettere. Le sue fonti? Voci di corridoio, quattro chiacchiere al bar o al ristorante di Camera e Senato e, naturalmente, un paio di soffiate telefoniche preparate ad arte da chi le dà per veicolare un messaggio che dev’essere quello. A tutti i costi.
Per fortuna nella maggior parte dei casi la realtà è un’altra. Nel senso che la politica è il regno dell’imprevedibile, dove il copione sfugge di mano agli stessi attori mentre lo stanno recitando. Così, dopo interminabili riunioni e una miriade di chiacchiere, poi al 99 per cento è tutto da rifare e da discutere di nuovo e quasi niente di ciò che aveva previsto il giornalista politico, a cui nel frattempo è andato in tilt il cervello per essersi spremuto troppo le meningi, accade davvero.
Per fortuna. Altrimenti finiremo tutti, dai più creduloni ai meno, per affidarci sul serio ai fantomatici retroscena. E sarebbe peggio che credere all’oroscopo.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)