venerdì 25 marzo 2011

Le veline? Capro espiatorio di tutti i mali tele-visivi


Velinismo versus mignottismo radical-chic. Ovvero il Cavaliere contro l'Ingegnere. Ci risiamo. E’ un disco già suonato, un film già visto, la replica di una serie tv di successo. Stavolta i toni sono decisamente più soft e gli interessi in ballo pure. Ma la polemica ha tutta l’aria di rinverdire un astio che risale ai venerandi tempi della battaglia di Segrate, quando con acume imprenditoriale e un pizzico di spregiudicatezza Silvio Berlusconi soffiò a Carlo De Benedetti, l'eminenza grigia del Pd, che ancora oggi decide chi dev’essere il leader della coalizione di centrosinistra, la Mondadori.
Soggetti dell’ attuale contesa sono da un lato Federica Nargi e Costanza Caracciolo, le veline di Striscia, il tg satirico della rete ammiraglia Mediaset, dall’altra le tante immagini di spot con modelle seminude che occhieggiano maliziose in formato gigante dalle pagine di Repubblica e del settimanale Velvet, sempre del gruppo editoriale L’Espresso. E siccome Antonio Ricci, l’ideatore di Striscia la notizia, non ne può più di vedere demonizzate le sue creature, ha pregato le veline di scrivere una lettera e registrare un messaggio per difendersi dall’accusa di essere il male assoluto della tv italiana.

Tirare in ballo argomenti di stampo smaccatamente femminista (la dignità della donna, lo sfruttamento pubblicitario del corpo femminile, ecc. ecc.) può essere molto rischioso, perfino compromettente. E così in occasione della conferenza stampa di presentazione della nuova coppia di conduttori Ficarra e Picone, Ricci fa l’ affondo: “Sono state accusate di essere delle satanasse. Sono ragazze che purtroppo non hanno dato ai giornali cibo, non sono mai state coinvolte in scandali, sono fin troppo suoresche. Sono state talmente infangate che arrivavano troupe straniere per vedere cosa facessero queste ragazze pensando che stessimo girando una puntata ad personam. La menzogna è arrivata a sostenere che le veline sono mute: non sono mai state mute, ballano e contemporaneamente fanno una telepromozione”.
Ricci, che ritiene di essere finito in mezzo ad una battaglia editoriale tra Repubblica-L’Espresso e Il Fatto Quotidiano, ha attaccato poi le giornaliste televisive:“Anni fa ho sostenuto che le telegiornaliste non vengono più scelte coi criteri della Buttiglione ma con criteri di selezione come quelli di Miss Italia. Non capisco come mai si attacchino le Veline e passi sotto silenzio dall’area dura e pura il fatto che Sky, beati loro, abbia un campionario di belle donne che sembra la finale di Miss Italia”.
E ancora contro il nuovo talent di Sky che mette in risalto lo strip femminile:
Perchè il Burlesque è una figata culturale, invece due povere ragazze che fanno uno stacchetto di 20 secondi sono la dannazione del mondo? Quando arrivano i giornalisti stranieri non riescono a raccapezzarsi, pensano che fuori onda facciano ben altro”.
E sulle critiche a Drive In , programma cult degli Anni Ottanta: “Erano gli anni dell’edonismo e c’era l’esagerazione. Parlavano le ragazze, avevamo degli sketch, era una trasmissione comica, satirica, esagerata. […] Se avessi inventato le Veline sarei Dio, ma essendo un Pontefice le ho solo nomate. Ho dato un nome alla bionda e alla bruna di Pippo Baudo, un nome a tutto lo squinziame che vedevo in giro in televisione. Miss Italia c’è da 70 anni e se vai sul sito di Repubblica puoi votare il volto e il corpo di Miss Italia con a fianco la foto delle festa del Pd. […] Questa è la vittoria del prete, del clericalismo. Per me Fabio Fazio è un prete, Veltroni idem. Secondo voi ha dato più danni alla sinistra il Drive In fatto da persone di sinistra o il fatto che Repubblica appoggiasse De Mita?”.

A questo punto viene da riflettere. Quello della condanna moralistica del velinismo quando ormai in tv di belle ragazze poco vestite se ne vedono dovunque, in ogni trasmissione e studio televisivo, da “Miss Italia” a “L’Eredità”, da “Quelli che il calcio” a l’ “Isola dei famosi”, passando per “Domenica In “ e “Che tempo che fa”(il cui condittore, Fabio Fazio, è un bel po' di sinistra), sollevare l’argomento suona strano. Anche sulla questione delle telegiornaliste Ricci avrebbe ragione. Ce ne fosse una alla Rosy Bindi. Certo, l’autore di Striscia ha dimenticato di citare “Il Corriere” con Kate Moss e la sua campagna sexy-streap per Vuitton. Della serie: qui più che il ‘si salvi chi può’, non si salva proprio nessuno. E in più ci si paga lo stipendio dei giornalisti, come ha fatto notare Maria Laura Rodotà.
Insomma, chi è senza peccato, scagli la prima pietra. E allora viene da chiedersi: a che serve sollevare una polemica talmente sbiadita, inutile, seccante e noiosa? A proposito: alla fine
verrà cancellato con uno strategico colpo di spugna il programma “Miss Italia” dalla programmazione settembrina di Raiuno? Domanda retorica…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 19 marzo 2011

Oltre il limite c'è... Mauro Talini


A un passo dal traguardo c’è la fatica, quella vera, i muscoli che tirano, il fiato che si accorcia, il sudore sulla fronte. Ma il traguardo è lì, a un tiro. E l'imperativo è non mollare. “E’ in quei momenti che sei solo con te stesso e ti misuri coi tuoi limiti. Ma senti di poterli abbattere e di vincere la sfida. Ecco allora che arriva immediatamente un grande senso di gioia”. Mauro Talini, nato a Viareggio 37 anni fa sotto il segno del leone, affetto da diabete da quando ne aveva 11, gira il mondo in bicicletta. Una bici rossa di alluminio, la tuta da ciclista, la borraccia nera piena d’acqua e un’impresa da compiere davanti agli occhi che ridono: percorrere oltre 9000 chilometri in solitario per raggiungere il Brasile. “Non è stato facile. Mi ha accompagnato l’affetto della gente”. Mauro a ogni tappa rispondeva alle decine di email che gli inviavano i tanti curiosi e sostenitori. Questa la sua ultima impresa, cominciata il primo dicembre 2009 e conclusasi a febbraio 2010, che lo ha portato da La Paz (Bolivia) a San Paolo (Brasile), fino a Buenos Aires (Argentina), sconfinando per un breve tratto in Cile per concludere il giro ancora in Argentina ad Ushuaia nella Terra del Fuoco.
Più che un’ impresa, ‘un viaggio dell’anima’. “Mentre pedalo, riscopro l’interiorità, parlo con Dio, spiega Mauro. Tutto inizia per la prima volta nel 2003, quando il ciclista dei record parte da Massarosa e va a Catania. Poi nel 2005 alza il tiro e punta Fatima, nel 2006 arriva fino a Czestochowa. Nel 2007 raggiunge addirittura Capo Nord e nel 2008 va in Terra Santa, passando per la Yugoslavia (Medugorje, Istanbul, Damasco, Gerusalemme). “Ho attraversato piogge e venti, nebbie e bufere. Ho visto di tutto, dai pinguini ai coccodrilli. Ma se l’obiettivo da raggiungere è facile, non c’è gusto. E a me piacciono le sfide”.

Mauro ha il diabete da 26 anni.
E’ costretto a cinque iniezioni d’insulina al giorno e a continui controlli. Ma questa malattia non ha mai rappresentato per lui una barriera insuperabile né per la sua vita né per i suoi viaggi.
Il diabete non è un limite”, continua a ripetere a chiunque racconti la sua storia come fosse un mantra, il suo mantra. Una bella lezione per chi sbuffa alla prima fatica e si arrende alla prima difficoltà. E non sono solo belle parole. I viaggi di Mauro hanno anche una marcia in più. S’ intrecciano con la solidarietà. E nell’ultima impresa, a ogni tappa, il messaggio rivolto ai bambini poveri delle favelas, vestiti di stracci e senza un libro da leggere, è stato: “il diabete non è un limite, e la povertà neppure”. Mauro ha così fatto proprio il progetto dell’associazione internazionale onlus “Padre Kolbe”, “La città della speranza”, che finora ha raccolto circa 100.000 euro, grazie anche al patronato della Presidenza della Repubblica e al sostegno del segretariato sociale Rai. “Coi fondi raccolti anche attraverso l’sms solidale è stato costruito un centro sociale già attivo nella periferia di San Paolo, a Riacho Grande – spiega Marta Graziani, missionaria Kolbe e presidente dell’associazione – che riesce ad accogliere quasi 400 bambini di strada. Sono già stati attivati corsi d’inglese, d’informatica, attività ludiche e di sostegno scolastico. Ma adesso si va avanti. Ci servono alimenti e vestiti”. Le coordinate bancarie a cui inviare il proprio contributo si trovano sul sito dell’associazione (http://www.aipkolbeonlus.org/). Le imprese di Mauro invece sono state raccontate da lui stesso in un libro e dvd , “Oltre il limite… la speranza!, diario di un ciclista diabetico che ha percorso il Sudamerica per solidarietà”, edizioni Pendragon.
Ma Talini non si ferma e continua a pedalare. E’ già in cantiere, ma ancora top secret per ragioni scaramantiche, il prossimo viaggio in bicicletta. Il percorso sarà ancora tutto in salita. La forza? Viene da dentro. Per un’altra impresa da record. In barba ai pigri, che mollano i propri sogni per strada.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 16 marzo 2011

Buon compleanno, Italia

Viva l’Italia, infestata dallo smog e dai veleni della politica, da una società di plastica e da una valanga di false promesse. Ma c’è ancora qualcuno che vuole crederci con una certa ostinazione, in un’Italia unita che il 17 marzo festeggia il suo 150esimo compleanno con un tricolore di cioccolato. Un’Italia avvizzita, piena di rughe. Da lifting. Che però, in occasione della sua festa, sfila dall’armadio il suo abito più bello, rispolvera la scenografia più interessante, lo slogan più accattivante, recita il ruolo da protagonista, si rifà trucco e parrucco. Un Paese che per un giorno dimentica l’angoscia e il peso di avere sulle spalle un tasso di disoccupazione rimasto fermo all’8,4 per cento, dove un adolescente su 5 non va a scuola e non lavora. Perché è anche e soprattutto questa l’Italia, quella degli stage non retribuiti, delle promesse non mantenute, dei mezzi pubblici mezzi ammaccati, della noia mortale, dell’appiattimento più deprimente e di un vento gelido e profondamente reazionario.


Non resta che consolarsi ascoltando il Nabucco di Giuseppe Verdi. Ma anche su questo l’Osservatore romano mette in guardia: “Chi non fa propri i valori dell'unità potrebbe cogliere l'occasione se non per cambiare idea - solo i visionari come Mazzini riconoscono tanto potere alla musica - almeno per scegliere un altro compositore di riferimento". Ogni riferimento non è puramente casuale, se si pensa alla Lega che ha deciso in tutti i modi di boicottare la ricorrenza. Così il critico musicale Marcello Filotei scrive che è "scontata ma inattaccabile" la scelta di "mettere in scena proprio la terza opera verdiana nel giorno delle celebrazioni per l'unità d'Italia il 17 marzo al Teatro dell'Opera di Roma, diretta da Riccardo Muti alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
"Certo - è scritto nell'articolo del quotidiano della Santa Sede- non è ancora l'esplicito riferimento a I vespri siciliani che arriverà decenni dopo, ma la 'patria perduta' che gli ebrei anelano nel celebre coro poteva a buon motivo rappresentare l'aspirazione degli idealisti che fecero l'impresa, che in realtà la patria non l'avevano perduta perché non l'avevano mai avuta. E certo la storia è per certi versi sempre la stessa, due giovani si amano ma appartengono a mondi diversi, in guerra tra loro. Come sempre salvare la diletta significa condannare il proprio popolo. Ma la tensione è verso quello che potrebbe essere: ogni parola è rivolta a un luogo lontano dove vivere in pace, tutti uniti. Impossibile, conoscendo l'opera, travisare questo messaggio". Impossibile, conoscendo la Lega, rinnovare l’invito. Nabucco a parte, Fratelli d’Italia, l’Italia s’ è desta. L’Inno di Mameli in testa rimane la colonna sonora di un’utopia mai realizzata, strombazzata ai quattro venti in un giorno di vacanza.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

martedì 15 marzo 2011

Nando Colelli: un meschino autentico


Homo faber fortunae suae. L’uomo è artefice della propria sorte, per dirla con Appio Claudio Cieco. E Nando Colelli, l’operaio di Aprilia (provincia di Latina) “buono, tranquillo, burlone e compagnone” , se l’è proprio cercata. Il concorrente del Grande Fratello 11 ha davvero toccato il fondo. Appena uscito dalla casa, poteva impegnarsi a seguire un corso accelerato di italiano per rendere più decorose le sue comparsate televisive. E invece Nando ha preferito dedicarsi alla pazza gioia, rinnegando per sempre le coniugazioni dei verbi e la consecutio temporum. Vittima del tritacarne mediatico, si è offerto senza filtri alle telecamere rivelandosi in tutta la sua meschinità e pochezza. La sincerità premia sempre, certo. Ma Nando ha messo un po’ troppa carne al fuoco. E così, dopo la lettera a Margherita in cui si tirava fuori dagli impicci e una serie di foto equivoche con misteriose ragazze con cui ci sarebbe stata, come lui stesso dice, “una botta e via”, in un’intervista alle Iene ha confessato che essersi messo con Margherita sarebbe stata una strategia consigliata dagli amici per non essere eliminato e allungare così la sua permanenza nella casa del Gf. Poco male, visto che lo fanno la maggior parte dei concorrenti. Solo che nessuno lo dice né lo direbbe mai tantomeno in un’intervista televisiva. Ma lui no. Nando è tutto istinto e zero intelletto. In una società inaffidabile e arraffona, è uno che dice la verità, nient’altro che la verità: io sono una gran testa di...legno. E piango, ma alla fine un po’ me ne vanto.

Nato ai bordi di periferia, come cantava Ramazzotti, ma senza valori né principi e neppure un grammo di intelligenza per dissimularlo, Nando è l’esempio di come non avendo una formazione solida né gli strumenti culturali necessari per cercare di vivere discretamente in questo mondo, si possa fare il gioco dell’autodistruzione. In un attimo, Nando ha bruciato tutta la sua notorietà, quella notorietà di plastica da reality.
Nando in fondo ha seguito fedelmente il copione interpretando se stesso, un ragazzo profondamente ignorante, vuoto, opportunista, disilluso. Un morto di fama in cerca di un briciolo di notorietà e di facili guadagni. Esattamente come il resto dei concorrenti che però, a differenza sua, hanno venduto l’anima al diavolo e non lo confesserebbero mai, neppure sotto tortura. In fondo Nando Colelli è uno come tanti. Purtroppo. Perché i Nando ormai sono un oceano di gente che si riconosce ad occhio nudo. Capelli a spazzola, camicia sbottonata, bracciali d’oro, collana a catena, profumo fortissimo. Abiti taroccati che imitano le grandi griffe. Un sorriso di burro e un deserto arido dentro l’anima.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

domenica 13 marzo 2011

Grande Fratello 11: il melodramma continua…


The show must go on, nonostante tutto il kitsch del caso. Di cattivo gusto, il Gf 11. Sempre di più. L’escalation, in un crescendo rossiniano, coinvolge tutti, ma propri tutti i concorrenti della casa più spiata d’Italia. Andrea tradito dalla fidanzata, non perdona. Guendalina va in crisi per la rivelazione shock del padre sull’imminente matrimonio con una nuova compagna incinta. Tutti piangono disperatamente. Lacrime sparse. Panni sporchi lavati in piazza senza nemmeno una goccia di ammorbidente. L’apoteosi si raggiunge in diretta, ogni lunedì sera, davanti a una media di quasi otto milioni di spettatori a puntata.
E l’audience premia il melodramma. In scena, come nella migliore tradizione dei libretti di Pietro Metastasio, i protagonisti reclusi nella casa da 145 giorni danno libero sfogo ai più bassi istinti nevrotici, a folgorazioni improvvise, sfoggiando sentimenti in formato gigante che fuoriescono dalle telecamere e appaiono in una posa telegenica e prorompente. Tutto fa brodo. Dalla notte hot di Biagio e Giordana (p.s.: qualcuno gli ricordi quant’è bello fare l’amore in un luogo ameno, lontano da occhi indiscreti, dove ci sono solo lui e lei…) alla cenetta romantica di Rosa ed Emanuele per festeggiare il primo mese insieme, dalle ruffianate di Davide ai dubbi di Ferdinando, dagli innamoramenti di Rosa ai flirt di Margherita, dai sotterfugi di Angelica alla superficialità di Jimmy. Tutti famosi per il tempo di una stagione televisiva. Tanto chi se ne importa del decoro. Tutto può succedere, recita lo slogan di quest’anno, che piove sui telespettatori peggio di una tempesta d’acqua e vento. Telespettatori narcotizzati, aprite pure l’ombrello!

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

venerdì 11 marzo 2011

Belèn oscura Montalbano


Belèn Rodriguez è come il prezzemolo. Sta in cielo, in terra, in ogni luogo. Reduce dai fasti e dai sollazzi del festival di Sanremo, dopo aver oscurato senza pietà la Canalis si prepara ad oscurare anche il commissario Montalbano, al secolo Luca Zingaretti, storico volto televisivo della popolarissima creatura di Andrea Camilleri.
A partire da lunedì 14 marzo infatti Raiuno manderà in onda 4 episodi inediti tratti dagli ultimi romanzi dello scrittore siciliano
, ovvero Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, L'età del dubbio e La caccia al tesoro. La regia è sempre di Alberto Sironi. Belèn apparirà nel primo episodio come per incanto al rude e simpatico commissario. La showgirl interpreterà una donna sposata con un colombiano di origini isolane misteriosamente scomparso proprio in concomitanza con il ritrovamento del cadavere di un uomo assassinato brutalmente in un campo da cui si ricava la creta per i vasai.
Riuscirà Zingaretti, futuro papà, a digerire la polpetta, forse un po’ indigesta, di dover dividere la scena con la show girl più famosa della tv?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

sabato 5 marzo 2011

Kate Middleton e il Principe William: un matrimonio a portata di clic


Ipnotizzati dal web, sedotti dalla rete, immersi più che mai nella galassia internet. Kate Middleton e il Principe William per il prossimo 29 aprile stanno preparando un vero e proprio matrimonio interattivo. Gli strascichi del velo dell’abito nuziale saranno tempestati di clic su http://www.officialroyalwedding2011.org, il sito internet semplice ed essenziale che appagherà la sete di conoscenza dei curiosi di tutto il mondo con una diretta streaming che permetterà di seguire l’intera cerimonia. Il sito prevede un backstage con anticipazioni sui vestiti degli sposi e su molto altro, il link alla pagina reale su facebook e i video di You Tube. In linea con la coppia, la regina Elisabetta ha pensato anche a twitter, con una pagina dedicata all’evento. Un filo diretto coi sudditi e la voglia di rendere più democratiche e accessibili vita e abitudini di una famiglia reale. E’ una rivoluzione in piena regola, Buckingam Palace apre le porte al volgo, si contamina col popolo, ne chiede la partecipazione, l’affetto, il coinvolgimento emotivo. La popolarità piace da sempre ai reali inglesi, che non hanno mai dato un’immagine di sé troppo snob. Kate e William meglio di Carlo e Diana, nella fiaba moderna e multimediale che incorona la love story del secolo e ci regala un sogno. In fondo, perché no, con un po’ di fantasia Kate e William sono due ragazzi come tanti. Anche se per la cerimonia scelgono le coreografie di Bollywood e poi vanno a vivere ad Anglesey, l’ isola dell’amore e dei druidi, in attesa di un cane, un gatto e una corona.


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 3 marzo 2011

Gigi D'Alessio, tu vuo' fa' 'o ciarlatano


Non sono i nove cieli di Dante, ma è uno e trino il cielo di Gigi d’Alessio, il Frank Sinatra partenopeo, il figlioccio di Mario Merola, l’idolo di milioni di teen ager romantici e smielati. E mentre la sua compagna Anna Tatangelo fa la donna vissuta (anche se a 24 anni è un po’ difficile), lui si diverte a fare l’americano. Un cielo rosso come il fuoco della passione, rosa come quell’apostrofo scritto tra le parole “ti amo” e bianco come la giacca che indosserà. Ma tutto all'insegna delle emozioni idrosolubili, macrobitiche e biodegradabili, come le sue canzoni. Gigi approda su Raiuno in prima serata. Anzi, in due: il 4 e l’11 marzo, con un’americanata in perfetto stile dalessiano. Occhi lucidi e aria disinvolta, strizza l’occhio a New York rinnovando con orgoglio e gran senso di appartenenza il suo credo: siemme ‘e Napule, paisà. A “Gigi, tu vuo’ fa’ l’americano” va in onda lo show che D'Alessio ha tenuto al Radio City Music Hall di New York in omaggio al maestro Renato Carosone.


Ad aprire la serata le note solenni di "New York New York", scelta come sigla. In entrambe le puntate il cantante ripercorrerà le tappe fondamentali della canzone italiana, napoletana e internazionale, oltre che della sua carriera, affiancato da star con cui duetterà e intratterrà il pubblico raccontando anche aneddoti della loro vita e carriera. Ospiti nella prima puntata Christian De Sica, Paolo Conticini, Paul Anka, Loredana Errore e Enrico Brignano, l’incontro tra i due grandi pugili Nino Benvenuti ed Emile Griffith, avversari negli anni '60 quando si contendevano il titolo di campioni del mondo e oggi amici e l'attore Sylvester Stallone. Mica male per uno che ha cominciato a suonare nei funerali e nelle comunioni, ai matrimoni e alle feste patronali. E se il pubblico si annoiasse? Niente paura: adda passà 'a puntata…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)