mercoledì 16 marzo 2011

Buon compleanno, Italia

Viva l’Italia, infestata dallo smog e dai veleni della politica, da una società di plastica e da una valanga di false promesse. Ma c’è ancora qualcuno che vuole crederci con una certa ostinazione, in un’Italia unita che il 17 marzo festeggia il suo 150esimo compleanno con un tricolore di cioccolato. Un’Italia avvizzita, piena di rughe. Da lifting. Che però, in occasione della sua festa, sfila dall’armadio il suo abito più bello, rispolvera la scenografia più interessante, lo slogan più accattivante, recita il ruolo da protagonista, si rifà trucco e parrucco. Un Paese che per un giorno dimentica l’angoscia e il peso di avere sulle spalle un tasso di disoccupazione rimasto fermo all’8,4 per cento, dove un adolescente su 5 non va a scuola e non lavora. Perché è anche e soprattutto questa l’Italia, quella degli stage non retribuiti, delle promesse non mantenute, dei mezzi pubblici mezzi ammaccati, della noia mortale, dell’appiattimento più deprimente e di un vento gelido e profondamente reazionario.


Non resta che consolarsi ascoltando il Nabucco di Giuseppe Verdi. Ma anche su questo l’Osservatore romano mette in guardia: “Chi non fa propri i valori dell'unità potrebbe cogliere l'occasione se non per cambiare idea - solo i visionari come Mazzini riconoscono tanto potere alla musica - almeno per scegliere un altro compositore di riferimento". Ogni riferimento non è puramente casuale, se si pensa alla Lega che ha deciso in tutti i modi di boicottare la ricorrenza. Così il critico musicale Marcello Filotei scrive che è "scontata ma inattaccabile" la scelta di "mettere in scena proprio la terza opera verdiana nel giorno delle celebrazioni per l'unità d'Italia il 17 marzo al Teatro dell'Opera di Roma, diretta da Riccardo Muti alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
"Certo - è scritto nell'articolo del quotidiano della Santa Sede- non è ancora l'esplicito riferimento a I vespri siciliani che arriverà decenni dopo, ma la 'patria perduta' che gli ebrei anelano nel celebre coro poteva a buon motivo rappresentare l'aspirazione degli idealisti che fecero l'impresa, che in realtà la patria non l'avevano perduta perché non l'avevano mai avuta. E certo la storia è per certi versi sempre la stessa, due giovani si amano ma appartengono a mondi diversi, in guerra tra loro. Come sempre salvare la diletta significa condannare il proprio popolo. Ma la tensione è verso quello che potrebbe essere: ogni parola è rivolta a un luogo lontano dove vivere in pace, tutti uniti. Impossibile, conoscendo l'opera, travisare questo messaggio". Impossibile, conoscendo la Lega, rinnovare l’invito. Nabucco a parte, Fratelli d’Italia, l’Italia s’ è desta. L’Inno di Mameli in testa rimane la colonna sonora di un’utopia mai realizzata, strombazzata ai quattro venti in un giorno di vacanza.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

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