domenica 18 luglio 2010

Estate 2010: l'estate del gambero



Un film già visto, una canzone già suonata, una posa conosciuta, una scena già girata. L’estate 2010 è retrò. Nel look delle top model in passerella, che sfoggiano austeri chignon, acconciature alla Audrey Hepburn di “Colazione da Tiffany”, negli spot pubblicitari, dove spadroneggia il bianco bikini di Ursula Andress in “Agente 007 – Licenza di uccidere”, scimmiottata con estrema disinvoltura da Belen Rodriguez. Corpi sinuosi fasciati da intramontabili tubini neri e lingerie da armadio della nonna, con pizzi color panna e fiocchetti sui reggiseni push up.
Estate retrò anche in musica con le hit degli anni Sessanta remixate dai dj più trendy del momento. Così, tra una nuotata e l’altra, anche in spiaggia si può saltare fino al mattino al ritmo sfrenato di “Tu vuo fa l’americano”, ultimo singolo lanciato da radio Ibiza che riprende la notissima canzone di Renato Carosone, affiancata dall’intramontabile “Azzurro” di Adriano Celentano.
Senza contare poi la solita girandola storica di spezzoni televisivi del grande varietà nel “Da da da”, in onda su Raiuno dopo il tg delle 20.

Evviva dunque il passato, seppur prossimo. Scappatoia facile, rifugio rassicurante per poter dire, prove alla mano, meglio prima che adesso. La corsa del gambero diventa così l’unico rimedio per non fissare troppo lo sguardo sui mali del nostro presente, non affondare troppo il dito nella piaga, non pensare.
Mettersi in standby per un po’, rispolverare gli archivi, riesumare i cadaveri è la cosa migliore. Con nostalgia, tristezza? Macché. E’ invece una gran gioia. Pur di staccare momentaneamente la spina su un presente deprimente. Perfino i progressisti veri quest’estate scivoleranno su questa buccia di banana. Magari con un iPhone 4 difettoso tra le mani.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

domenica 11 luglio 2010

Elisabetta Canalis, tu vuo’ fa’ l’americana

Sarebbe dovuta svanire come un miraggio nel deserto, dissolversi come polvere al vento. E invece… Eccola qua. Anzi, ancora qua, più paparazzata di prima. La love story tra George Clooney ed Elisabetta Canalis è a prova di gossip, maldicenze, cattiverie, illazioni, e quant’altro serva a fare rumore. Un assordante rumore mediatico. Come quello dei fuochi d’artificio il 4 luglio per festeggiare l’indipendenza americana ma soprattutto il primo anno insieme. In barca c’erano alcuni amici: Uma Thurman con il compagno Arpad Busson e l'attrice Emily Blunt insieme a John Krasinski. O del mega raduno a Villa Oleandra con le amiche più care. Una tra tutte, l’ex collega velina Maddalena Corvaglia. L’aperitivo sul motoscafo non ha prezzo.
Insomma la liaison tra i due ha osato sopravvivere per un anno intero. Nell'universo della panna montata dello showbiz è la ciliegina sulla torta. Appena 12 mesi fa le copertine di "Chi" annunciavano a sopresa che il divo di Hollywood e l’ex velina di Striscia sfrecciavano insieme in moto scambiandosi teneri sguardi. Si levò subito uno stupore generale.
Da allora la Canalis, da bella statuina, lo ha accompagnato dovunque. Lui, da bravo gentleman, le ha concesso una partecipazione come guest star nel serial “Leverage”. Ma non è riuscito a evitarle le critiche per aver recitato un po’ maluccio.
"Secondo me è bello vivere l'America da italiani, con la nostra apertura mentale e le nostre tradizioni”, ha detto la Canalis in una recente intervista. “Stare con George mi ha reso più sicura”. Le servirà a perseverare nel voler fare a tutti i costi l’attrice. Specie dopo le pesanti stroncature apparse sul web ("E' totalmente incapace di recitare" si legge su Laineygossip mentre un altro sito riporta: "Elisabetta Canalis è tremenda in maniera scioccante”).

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 8 luglio 2010

Mistero Twilight: perché gi orridi vampiri piacciono così tanto?

Un brivido corre lungo la schiena. Il sangue si raggela. La carnagione si fa vitrea, il sudore freddo. Il “normale” effetto che fanno i vampiri, anche sul grande schermo, dovrebbe essere questo. Ma Twilight, la saga vampiresca più seguita al mondo, è l’eccezione che non conferma la regola. I vampiri appassionano, ipnotizzano, ammaliano. Il terzo capitolo dal titolo Eclipse, attualmente nelle sale italiane, sta bissando il successo di New Moon, il capitolo precedente. E già si pensa al capitolo n. 4. Della serie: il gusto dell’orrido continua. E si diffonde a macchia d’olio nell’immaginario a tinte forti di milioni di fan, coinvolgendo inevitabilmente siti internet e social network. Un vero delirio. Twilight organizza grandi eventi sul web. Ve la ricordate su My Space la diretta streaming del red carpet in occasione della prima, quando Robert Pattinson, Kristen Stewart e Taylor Lautner erano davvero a portata di tutti? Un totale di 2.500.000 utenti ha invaso lo spazio myspace dedicato, 1.200.000 visitatori unici registrati hanno inoltre potuto interagire nel canale. Il tempo di connessione medio è stato di 32 minuti per utente.
Ma che gusto si prova a osannare così tanto simili creature, cedere parte del proprio tempo alla vampiro-visione? Di certo una forma di evasione impacchettata da perfide operazioni di marketing aiuta a confezionare il prodotto e a presentarlo al pubblico nel migliore dei modi. Ma l’attrazione vampiresca è anche un segno dei tempi: l’orrido entra a pieno nella quotidianità.
L’equazione semplicità uguale demenza si fa sempre più frequente. Meglio gli effetti speciali, anche a discapito di una trama che faccia davvero emozionare (vedi il caso di Avatar).
Meglio avere davanti un mix letale di romanticismo e horror, lacrime e sangue, tormenti foscoliani e avventure fantastiche che però garantisca una fuga in piena regola dall’assordante palude quotidiana, un sasso nello stagno delle emozioni infiocchettate da cinema. La Eagle Pictures ci sa fare. Il triangolo amoroso resta la colonna portante della trama, ma lascia sempre più spazio a velocità, ritmo, natura selvaggia e incontaminata, location da sogno. Un’ora e ventiquattro minuti di adrenalina pura. I vampiri sono da sogno. Poi, finito il film, ci si rituffa nel vapore acqueo di una realtà più che da sogno, da vero incubo.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)