venerdì 17 febbraio 2012

Sanremo 2012: Belen, Canalis e Mrazova ovvero donne sull'orlo di una crisi di tette


Sanremo. Tutto comincia da una farfalla. Cercata, voluta, desiderata. E quello spacco vertiginoso tuttavia non ne rivela la fisionomia, la scopre appena e poi la ricopre con un cinismo inesorabile, lasciando aleggiare sul palco dell’Ariston, in sala e nelle case di ogni telespettatore l’ansimante e amletico dubbio. Il caso mediatico del 62esimo festival di Sanremo è senza dubbio Adriano Celentano. Ma la cover story dell’album sanremese spetta a pieno titolo a Belen Rodriguez e al sacro mistero della sua mutanda.
C’era o non c’era? “Sì che c’era. Ma era cucita in modo molto particolare”, ha poi chiarito la showgirl argentina a Repubblica. E meno male. Perché gli italiani non ci hanno dormito per un’intera notte. Esattamente 24 ore dopo, una timida e riservata Ivana Mrazova ancheggiava come una libellula accanto a Rocco Papaleo e Gianni Morandi con un altro spacco vertiginoso. Stavolta tutto merito di un abito rosso vermiglio di Alberta Ferretti. Ma stavolta l’anca è appena scoperta. E dell’inguine non c’è traccia. Ivana non eccede. O meglio eccede quel tanto che basta per far parlare di sé. Per il resto, non accade nulla. Quasi non parlano, occupano la scena ma soltanto coi loro imponenti corpi statuari. Talvolta, quasi per miracolo, si ritrovano a seminare qua e là qualche papera, sorridono ai fotografi, farfugliano mezze frasi del tutto irrilevanti.  



L’indomani, puntuali come un orologio svizzero, intere pagine di giornali, riviste, settimanali, mensili, siti internet e social network dedicati al caso Belen e dintorni, con tanto di foto, naturalmente. E anche Elisabetta Canalis sta al gioco. Appare ai giornalisti in tenuta ultra casual, ma ogni occasione è buona per gareggiare con le simpatiche colleghe su un centimetro in più di carne scoperta. Che diventa, ahimè, carne da macello. Quest'anno l'attenzione si sposta sulla zona che va dall'inguine in giù, trascurando il decollete e perfino il tanto amato lato b. Che diventa, ahimè, carne da macello. Sembra di risentire l’ex premier Silvio Berlusconi e i suoi commenti su Mara Carfagna e sulle altre sue donne di corte e su Angela Merkel.
Donne consapevoli? No, consenzienti nel dare un’immagine mortificante. E se Sanremo è lo specchio del Belpaese investito dalla crisi e dal gelo ormai opportunamente scomparso, le donne del festival quest’anno diventano più che mai preziosi suppellettili da sfoggiare solo e unicamente ad uso dello share. Chi ci perde in tutto questo? Naturalmente ci perdono innanzitutto loro. E poi le donne in generale. Quelle belle e intelligenti, le “gnocche con la testa”, per usare un’espressione da bar, che combattono tutti i santi giorni per affermarsi in maniera onesta nel lavoro, pur dichiarando una inesorabile passione per il tacco 12 e la minigonna. Quelle che hanno personalità e carattere e non penserebbero mai di usare in maniera squallida bellezza e fascino. Quelle che camminano per strada ma temono che alle loro spalle ci sia qualcuno a seguirle. Quelle che vorrebbero essere libere da ogni paura e invece si ritrovano prigioniere in una gabbia di dubbi, soprusi e, quando va peggio, persino di qualche abuso.
Ma non lamentiamoci se a una manifestazione nazional-popolare come Sanremo, avviene questo. Se davanti a 14 milioni di telespettatori si ripropone ancora una volta il modello “gnocca e basta”.
Gnocca che precipita inesorabilmente in pentola. E la donna che ha qualche neurone funzionante in testa ne esce con le ossa rotte. Anni di femminismo gettati alle ortiche. Anni di studio e di lavoro buttati nel cesso. E si perdoni l’espressione colorita. Del resto, Sanremo 2012 è il festival delle parolacce.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

giovedì 16 febbraio 2012

Sanremo 2012: Arisa e la sua notte insonne...



Sanremo. La Notte porta consiglio. Ma Ad Arisa non deve averne portato poi così tanto, se per esprimere “"il doloroso e intricato turbinio di emozioni vissute alla fine di un amore, emozioni che riempiono i pensieri di una donna da sola durante una lunga notte" la cantante lucana che quando è apparsa sembrava appena uscita da un romanzo di Lewis Carroll ha abbandonato i suoi vecchi panni e ha indossato le vesti di una pantera ma per nulla agile.


Arisa, ci spiega perché la dolorosa scelta di togliersi gli occhiali?

“Ogni tanto cambiare fa bene. E poi non è vero che l’Arisa con gli occhialoni di Sincerità (Sanremo 2009, tra i giovani) non c’è più. E’ solo che stavolta ho voluto dare una luce alla parte più intima di me stessa”.

 E quale sarebbe?
"Quella parte più introspettiva che ognuno di noi ha”.

Ma noi nel suo look alla Alice nel Paese delle meraviglie ci avevamo creduto davvero…
“Infatti mai stata un’operazione commerciale. Sono sempre stata me stessa”.

Ne è proprio sicura? A dire il vero nei suoi tacchi sul palco dell’ Ariston sembrava galleggiare non proprio bene…
“ (ride) E invece d’ora in poi dovrò abituarmici!".

Anche noi. Celentano grande artista o predicatore fuori luogo, tempo e spazio?
“Decisamente grande artista”.

Anche lei come Francesco Renga ce l'ha con lui per essersi mangiato i cantanti in gara?
"Beh, in effetti si è parlato tantissimo di lui, ma era prevedibile. Quando si parla di Celentano, si parla di un vero ciclone. Ma va bene così. L'importante è che la gara e soprattutto la musica e le canzoni di noi artisti non passino troppo in secondo piano"."

Che voto dà al suo amico-conterraneo Rocco Papaleo?
"E' semplicemente fantastico. Bravissimo. Rocco poi è una gran bella persona".
Rifarà X Factor, nonostante l'abbiano accusata di non avere personalità?
“Se Dio vuole, sì. Cioè se me lo chiedono, lo rifarò molto volentieri”.

Progetti per il futuro?
"Il brano di anremo fa parte di un nuovo album, Amami. E poi sto per partire per un tour teatrale che inizierà il 17 aprile. E poi ancora, dopo "Il paradiso non è un granché - storia di un motivetto orecchiabile, ed. Mondadori,  mi piacerebbe scrivere un altro libro".
Torniamo a Sanremo. Le è piaciuta di più Belen o Elisabetta Canalis?
“Direi con un pizzico di invidia entrambe bellissime (ma non ne sembra troppo convinta).

Ma secondo lei Belen Rodriguez le mutande ce le aveva?
"(Ride) Non so... Bisognerebbe chiederlo a lei. Comunque penso proprio di sì, anche se lo spacco era davvero vertiginoso".

Chi ha apprezzato di più tra gli artisti in gara?
“Domanda di riserva? Un po’ tutti”.

Non mi dica che non c'è competizione dietro le quinte...
"Infatti non glielo dico, perché la competizione c'è ed essendo una gara è giusto che ci sia. Ma per fortuna si scherza insieme e non ci si prende troppo sul serio".

Ma lei, Arisa, è sempre così politically correct?
“Sì, ma solo nel lavoro. Nella vita provata sono un vero disastro”.

La prego, ci faccia qualche esempio…
“Sono piuttosto insicura, mi metto sempre in discussione e penso sempre di non farcela ma poi ce la faccio”.

Nello show di Fiorello Marco Baldini l’ha imitata…
“(Ride) Sì, e lo ha fatto anche bene. E’ interessante vedere come sei vista dagli altri ”.

Ultima domanda: chi vincerà questa 62esima edizione del Festival?
“Ehmmm, non posso sbilanciarmi troppo. Davvero".

Sì, ma ce l'avrà un favorito o una favorita?
"Non vorrei fare nomi per orientare in qualche modo i gusti del pubblico. Diciamo che Emma ha molte chance di vincere, ma anche Renga, Nina Zilli e molti altri. E poi  la Bertè è davvero straordinaria. Quest’anno devo dire che ci sono gran belle canzoni, non proprio canzonette”.

Scusi, ma lei non si vede tra i possibili vincitori? “E no, sono scaramantica. Non vorrei portarmi iella da sola…”.


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Le pagelle di Sanremo 2012


Sanremo. Nella seconda serata, tornano protagoniste la canzoni. E finalmente appare la bellissima Ivana Mrazova. Eliminati per il momento Dalla e Carone, Irene Fornaciari, i Marlene Kuntz e la strana coppia Bertè-D’Alessio, ripescabili tutti e quattro col televoto.


Dalla-Carone: canzone a dir poco antiquata. Quasi alla Nino D'Angelo. Interpretazione quasi demodè. Dire che il brano assomiglia anche solo vagamente a 4 marzo 1943 sarebbe come avere le traveggole. Dalla ha già dato. Ma per Pierdavide Carone, ex Amici, occasione mancata. Peccato. La prossima volta, vada da solo, che è meglio. L’eliminazione ci sta. E ora, Dalla, non sparare sul festival. Voto 4

Bertè-D’Alessio: lui scugnizzu in frac, lei ribattezzata Richard Benson, resta istrionica e fedele a se stessa. Il brano “Respirare” è orecchiabile e radiofonico, ha un testo ovvio, d’alessiano, ma l’interpretazione di Loredana Bertè gli regalava una marcia in più. Ingiustamente eliminato. Speriamo venga ripescato. Voto: 7 e mezzo.

Nina Zilli: reginetta di questa edizione del festival. Elegante, mai sopra le righe. Il brano “Per sepre” le calza a pennello. Il garbo dell’interpretazione le regala un bel voto: 8.


Arisa: impacciata nel nuovo look, che sembrava promettere faville. E invece si è rivelato un fuoco di paglia. Patetica nell’interpretazione. Meritava l’eliminazione. Voto 4

Marlene Kuntz: sono gli incompresi di questa edizione del festival. Non condivisibile l’eliminazione. Speriamo li riammettano in gara. Voto: 7 e mezzo


Emma: la favorita, non emoziona più di tanto. Il testo del brano appare retorico e un filo melenso. Voto: 7

Eugenio Finardi: per dirla con Dante Alighieri, sanza infamia e sanza lode. Voto 5 e mezzo


Chiara Civello: ci si aspettava di più. Ma non disturba. Interpretazione contenuta, look sobrio per la cantante jazz più conosciuta all’estero. Si attende il suo duetto. Voto: 7

Irene Fornaciari: in una sola parola insignificante. Il brano non adatto alle sue doti vocali, le appiattisce e quasi le mortifica. Giusta eliminazione, condivisibile in pieno. Voto: 4

Matia Bazar: i soliti noti. Habituè del festival. Sempre fedeli a se stessi. Che noia… Voto: 5

Samuele Bersani: decisamente di nicchia, ma resiste. Look interessante e spermentale. Forse non è proprio al meglio di sé ma sempre originale. Voto: 8

Dolcenera: senza pianoforte perde qualche punto. Il brano “Ci vediamo a casa” non è un capolavoro. Voto: 5

Noemi: deludente nella mise e nell’interpretazione. Voto: 5 e mezzo

Francesco Renga: elegante, melodico ma non troppo. Eppure pian piano il brano “La tua bellezza”, che ne esalta a pieno le sue doti vocali, sta entrando a pieno titolo nella terna dei favoriti. Potrebbe conquistare i piani alti del podio e arrivare secondo o terzo. Voto: 7 e mezzo

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 15 febbraio 2012

Sanremo 2012 si trasforma nell'Adriano Celentano Show



Sanremo. Il Festival della canzone italiana? No, l’Adriano Celentano Show. Quasi un’ora sul palco dell’Ariston, per una performance da vero Messia. A introdurre il Molleggiato ci hanno pensato spari, bombe e immagini di guerra. Poi lui, col suo solito piglio, il bicchiere d’acqua mezzo vuoto “perché qui l’aria è secca”. E via libera su vita, morte, Paradiso, le battaglie perse della Sinistra, una su tutte la bocciatura del referendum da parte della Consulta, il popolo che dovrebbe essere sovrano ma non lo è affatto. Ma prima ancora Celentano ha sparato a zero sui preti, tranne don Gallo, e su Avvenire e Famiglia cristiana, giornali ipocriti che non si occupano di Dio. Il Messia, camminando lentamente, con le sue solite e attesissime pause, ha riservato un pensiero caritatevole agli ultimi, e con Pupo e Morandi, orfano di valletta (Ivana Mrazova ha il torcicollo), si è persino spinto un po’ più in là, discettando sull’altezza e la bassezza d’animo. Troppo ingombrante, Celentano, troppo invadente, e troppo lunghi i monologhi, in un piatto misto che, a causa di troppi ingredienti, alla fine è risultato indigesto, sia a destra che a sinistra. E gli scappa pure un insulto ad Aldo Grasso, che si becca un bel "deficiente".



E alla fine il nuovo messia, il predicatore rude e scostante, dai sermoni faticosi e sofferti. Ma soprattutto chiacchierati, bocciati, commissariati, è stato premiato dall'audience. La prima serata del festival ha registrato infatti ascolti da record, col 48, 50 per cento di share, 14 milioni 378mila telespettatori, che durante il sermone celentanesco è salito fino a raggiungere il 55, 40 per cento, ovvero oltre 15 milioni di spettatori.
Questo basterà a placare le ire del clero e degli alti prelati? Macché. Anzi. Ha scatenato una vera e propria bufera. E più che una polemica l’intervento audace del molleggiato ha assunto la fisionomia di un caso di Stato vaticano. Ci sarebbe voluta l'Inquisizione per far giustizia divina in terra. Osare troppo non conviene. E insinuare che Avvenire e Famiglia cristiana dovrebbero chiudere è davvero troppo. Interviene il direttore di rete, Mauro Mazza, dissociandosi da questa considerazione. Piena libertà di espressione. Ma senza esagerare. E Lorenza Lei che dopo aver ascoltato informalmente il presidente Paolo Garimberti e i consiglieri di amministrazione dell’azienda, ha deciso di ‘commissariare’ il Festival, inviando il vicedirettore generale responsabile per l’offerta radiotelevisiva Antonio Marano a coordinare “con potere di intervento” il lavoro del festival di Sanremo.



In tutto questo ne escono con le ossa semirotte i cantanti, oscurati dal ciclone Celentano, ancora più di quanto si era previsto. Sanremo dunque dà spettacolo. E la musica, almeno fino a questo momento, resta solo un pallido e sbiadito sottofondo. La gara tra i big ha subito anche un'altra battuta d'arresto. E' infatti  rimandata a stasera (e rischierà di mettere in ombra l'esibizione degli otto giovani). Quindi niente classifica provvisoria, ma soprattutto nessuna eliminazione. Infatti il sistema tecnico di voto usato dalla giuria demoscopica s' inceppa  subito dopo l'esibizione di Samuele Bersani, decisamente promosso col suo brano "Un pallone"  in un efficace mix di elegante (smoking) e sportivo (sneakers). Un po’ come alle primarie del Pd, dove c’è sempre qualcosa che non quadra. «In deroga al regolamento del festival, Rai1 e la direzione artistica, preso atto del blocco del sistema di voto, hanno deciso di sospendere la gara di stasera, permettendo a tutti e 14 gli artisti di riesibirsi domani», spiega Gianni Morandi tra fischi e proteste in sala. E i giurati lanciano in aria le loro schede coi voti. Ivana ha il torcicollo. Ma in compenso si ripresentano i soliti noti dell’anno scorso: Belen-Canalis. che anticipano d una serata e Luca e Paolo dedicano il loro monologo alla crisi e aprono con un ricordo nostalgico di Silvio Berlusconi. E già, “se un anno fa avevamo la cacca fino al collo, chi avrebbe mai pensato di rivederci un anno dopo completamente sommersi”, scherzano.

La scenografia di Gaetano Castelli, al suo 19esimo anno di collaborazione col festival,  fa il suo effetto, così come l’arca della musica portata sul palco. L’orchestra non è al suo momento migliore e fa un esordio in sordina. Come un po’ tutti i 14 big in gara, Bertè-D’Alessio e Dalla-Carone compresi. Con qualche scivolata evidente di Noemi e Irene Fornaciari, che non colpiscono. L’elegante Francesco Renga poteva osare di più e Arisa pure. Convince subito, fin dal primo ascolto, sia per le doti interrpretative che per quelle di autrice Nina Zilli, e la Bertè compie il miracolo e rende più sopportabile perfino D'Alessio. Ed Emma appare retorica e melensa. Ci si aspettava di più sia da Eugenio Finardi che soprattutto da Lucio Dalla, ma si confida nel riascolto.
Il look degli artisti non spiazza. E Dolcenera appare con uno stile troppo easy per il palco dell'Ariston. Ma si sa, la crisi si fa sentire. Come ci ricorda a ogni presentazione di un brano in gara Rocco Papaleo, in loden blu e con una cartella in mano, che fa il verso all’insopportabile monotonia di Mario Monti, che purtroppo almeno finora deve aver maledettamente contagiato anche questa sessantaduesima edizione fin troppo ordinaria del festival. Ma al verdetto finale mancano ancora quattro serate...


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

domenica 5 febbraio 2012

Sanremo 2012: la polemica agghiacciante e scivolosa dei politici su Celentano


I politici da un po’ di tempo a questa parte, soprattutto da quando è arrivato il governo Monti, non sanno che cosa fare. Persa decisamente autorevolezza, calata a picco la loro popolarità, investiti da un gelido vento di antipolitica e precipitata sotto i talloni qualsiasi credibilità agli occhi dei cittadini, allora hanno pensato bene di rompere un po’ le scatole ad Adriano Celentano su twitter.
Oggetto della critica: il compenso di Sanremo 2012 pari a 350 mila euro a puntata devoluto interamente in beneficenza a Emergency e alle famiglie più bisognose di sette città. E il molleggiat ci pagherà sopra pure le tasse.
Da Adriana Poli Bortone, ex ministro del I governo Berlusconi, ex sindaco di Lecce e leader del movimento Io Sud, che dal suo profilo twitter ha addirittura proposto una sorta di sciopero della tv contro Celentano, consigliando di spegnere la televisione durante le sue apparizioni sul palco dell’Ariston, al deputato Pd Marco Carra, che si è spinto più in là depositando un’interrogazione parlamentare per chiedere a Monti e a Passera (come se non avessero cose più importanti a cui pensare) “quali strumenti siano a disposizione dell’Esecutivo per evitare, nel rispetto dell’autonomia gestionale della Rai, compensi eccessivamente elevati”.


Sollevare una polemica del genere imbruttisce di colpo e, semmai ce ne fosse bisogno, ancora di più i nostri politici che già belli non sono. E addirittura li abbrutisce, consegnando al pubblico fischi e critiche ad una politica che ormai appare sempre più come un mendicante stanco, rugoso, vecchio, quasi accasciato al suolo. Detto questo, ripercorriamo i cachet assai più alti di chi ha preceduto il Molleggiato sul palco dell’Ariston.
Cominciamo da Jennifer Lopez: alla popstar una comparata quasi da figurante sul palco dell’Ariston è costata a mamma Rai ben 800 mila euro e solo per una serata. La Lopez è entrata, si è seduta e ha scherzato un po’. In tutto poco più di dieci frasi e un’aria da diva che, intervistata dalla casereccia Antonella Clerici, non le stava proprio bene.
Ma il top dei cachet è stato raggiunto da Mike Tyson, intervistato da Paolo Bonolis nell’ edizione del 2006 del festival: 90 mila euro per un’intervista choc al campione di boxe condannato per violenza sessuale. E sempre nel 2006 si spesero dai 400 ai 500 mila euro per pagare un’apparizione scialba di John Travolta. Due anni prima, nel 2004, Dustin Hoffman per due performance semiridicole si pappò 180 mila dollari e Sharon Stone, nell’edizione condotta da Pippo Baudo, fu pagata 250 mila euro. E l’anno dopo gli spettatori del festival hanno dovuto sorbirsi anche Hugh Grant da 500 mila euro, sbarcato nella città dei fiori solo per prendersi un the sul palco e infastidirsi dopo un rapido scambio di battute. Niente rispetto al compenso di Roberto Benigni, 250 mila euro (ma neanche poi tanto male…), in parte devoluti in beneficenza ma senza l’aggiunta delle imposte.

E che dire di Iva Zanicchi, che non sarà una star di Hollywood ma che, invitata nel 2004 dal direttore artistico Tony Renis per una serata revival aveva chiesto un po’ troppo. Senza contare poi i compensi record dei conduttori di Sanremo, i più lauti quello di Paolo Bonolis (un milione di euro nel 2009) e di Michelle Hunziker, che arrivò di poco al di sotto.
Quindi, lunga vita ad Adriano Celentano e alle sue beneficenze. E voi, cari signori politici, attenti alle scivolate ridicole e imbarazzanti sul ghiaccio per terra. Guardare la pagliuzza altrui anziché la propria trave è fin troppo facile. Rivolgete piuttosto un pensiero ai vostri lauti e immeritati compensi. Almeno due minuti al giorno…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

mercoledì 1 febbraio 2012

I Ghost: "Dateci uno specchio e ci guarderemo dentro"



Dategli uno specchio e saranno ben contenti di guardarsi. “Perché lo specchio ti aiuta a guardarti dentro”, dicono. Loro si chiamano Ghost ma non fanno paura. Alex ed Enrico Magistri sono fratelli, nati ad Albano laziale e quando hanno deciso, nell’ormai lontano 1995 di chiamarsi così, lo hanno fatto per un motivo ben preciso: “ Dientro un fantasma si può nascondere qualsiasi cosa. Anche qualcosa di magico come la musica”.
Perché per loro la musica è un universo pieno di magia , un luogo incontaminato dove poter sentire emozioni forti da condividere con gli altri.
Una storia musicale nata nel 1995, quando giovanissimi formano una band e cominciano a suonare in locali e piazze dell'ambiente romano. Nel corso degli anni allargano notevolmente il loro "raggio d'azione", realizzando dei veri e propri tour nazionali, grazie anche ad una bellissima struttura di camion-palco, realizzato con un loro progetto, grazie al quale contano oltre 850 concerti all’attivo. Due dischi d’oro con i singoli “Aveva perso la testa” e “Farfallina”, (rispettivamente 21 e 30 settimane consecutive di permanenza in classifica). Nel 2007 sono premiati al Mei di Faenza (Meeting Etichette Indipendenti) come Band Rivelazione Pop-Rock. Nello stesso anno esce “Ghost” il loro primo Album, un viaggio tra diversi stili musicali con varie “contaminazioni”. Il Singolo "Angie" (2008) rimane per 46 settimane consecutive nella Classifica Nazionale dei Singoli (M&D). Il 29 Maggio 2010 si esibiscono per la prima volta nella mitica Arena di Verona, in occasione del “Wind Music Awards". Da Settembre 2010 inizia la collaborazione con il produttore artistico Carlo Avarello (Isola degli Artisti). Il 25 Ottobre 2010 entra in distribuzione digitale il singolo “La Vita è uno Specchio”, che ottiene un clamoroso successo di vendite e dà il titolo all’album uscito lo scorso 23 gennaio. Una tappa importante per la band romana, che segna l’inizio di una nuova collaborazione con la Warner. “Speriamo di continuare questo percorso iniziato insieme”, dice Enrico, l’anima “razionale” e riflessiva del duo.

Il vostro rapporto con lo specchio?

Alex: “Guardarsi allo specchio è un po’ guardarsi dentro”.

Enrico: “Una vera tragedia. Mi vedo sempre un sacco di difetti.”

Il più grande complimento che si sono fatti di recente i fratelli Gallagher è stato prendersi a cazzotti, dopo una valanga di insulti. E voi, quand'è stata l'ultima volta che vi siete lanciati qualche piatto o padella?

Alex: “Sì, decisamente sì. Che non significa non litigare. Anzi. Questa, se vuoi, è la nostra arma vincente”.

Enrico: “Io sono del toro, mio fratello è un capricorno. Insomma, siamo tutt’e due un bel po’ tosti. I testi li scriviamo insieme a quattro mani e capita spesso che se uno dei due lascia il lavoro, l continui l’altro esattamente con lo stesso criterio. Insomma, siamo talmente diversi che ci completiamo a vicenda e dal punto di vista artistico c’è una simbiosi perfetta”.

Un disco, il vostro, di dieci brani inediti, compresi i già noti “Vivi e lascia vivre”, disco d’oro dell’estate scorsa, e “La vita è uno specchio”, il brano che ha poi dato il titolo all’intero album. Qual è il leit motiv di quest’ultimo lavoro?

Alex: “E’ il viaggio”.

Le valigie vanno di moda… Anche Ligabue e i Litfiba nei nuovi singoli ne parlano…

Alex: “Sì, ma il nostro è un viaggio che abbiamo fatto molto volentieri stando insieme alla gente comune. Abbiamo così fotografato impressioni, stati d’animo, immagini, emozioni…”

La crisi si sente?

Alex: “Certo che si sente. Ed è proprio così, stando a contatto diretto con la gente, che si riesce a descriverla un po’ meglio”.

Nel brano “Un cantante di strada” parlate della gavetta…

Alex: “Assolutamente sì. E ci schieriamo nettamente con chi sceglie di farla. La gavetta è una cosa assolutamente sana, buona e giusta”.

Enrico: "In questo brano il cantante di strada in realtà può essere metaforicamente un giornalista, un operaio, insomma, ogni lavoratore onesto che sceglie di arrivare al traguardo lavorando e facendo sacrifici”.

A proposito di gavetta: talent sì o talent no? Per esempio, per farvi conoscere prima al pubblico  non sarebbe stato più facile anche per voi fare un talent?

Alex: “Talent sì, dai... Nel senso che  io salvo la parte che riguarda la formazione, il fatto che c sia una scuola e che gli aspiranti musicisti vengano esaminati da professionisti del settore. E comunque continuo a stare dalla parte della gavetta, cioè di chi si spacca in due pur di arrivare al traguardo”.

Enrico: “Sì, però io proprio non sopporto in certi casi la totale mancanza di rspetto per l’insegnante e certi meccanismi studiati ad hoc per fare audience. E comunque viva il contatto diretto col pubblico a suon di concerti”.

X Factor o Amici?

Alex: “Nello specifico né l’uno né l’altro”.

Mai fatto un provino per uno dei due o per Sanremo?

"Per Amici e X Factor mai fatti provini. Mentre per Sanremo anni fa mandammo il classico plico per l'iscrizione ma all'epoca non avevamo ancora un'etichetta discografica. Ora chissà... Magari un giorno un bel Sanremo sarebbeil coronamento di una giusta gavetta".  

In un altro brano dell’album, “Chissà”, si parla delle difficoltà di una coppia a mettere al mondo un figlio. Un problema che, specie in questo momento di crisi, coinvlge milioni di giovani coppie...

Alex: “Infatti noi cerchiamo di parlare sepre d ciò che osserviamo e fotografiamo intorno a noi. Nel brano raccontiamo tutte le incertezze e i dubbi che stanno dietro a questo passo. Ma la coa bella è che in fondo c’è la forza di voler regalare a questo figlio un sogno e che quel sogno sia il più bello possibile”.

La classifica di Rolling Stone ha incoronato Vasco con Bollicine al primo poso della classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre e Ligabue con Buon compleanno Elvis è stato piazzato al n. 11. Domanda inevitabile: Vasco o Liga?

Alex: “Per me Vasco. Sono entrambi due grandi realtà italiane, ma scelgo Vasco per un discorso di affetto musicale e perché è più vicino a noi”.

Enrico: “Sì, dico Vasco anch’io”.

Chi avreste voluto quest’anno sul palco dell’Ariston?

(In coro): “Vasco”. (Ridono)

Alex: “ Sanremo è la più bella vetrina che c’è in Italia. Ma spero che si dia più spazio alle canzoni, visto che è il festival della canzone italiana, e un po’ meno a tutto ciò che gira intorno. Un po’ più musica e un po’ meno spettacolo”.

Enrico: “Sinceramente avrei voluto band come i Negramaro, i Subsonica. Comunque apprezzo Renga e Bersani per la carriera”.

Adriano Celentano. Promosso o bocciato?

Enrico: “Promosso”.

Alex: “Decisamente promosso. E’ un grande artista e un personaggio che divide, anche se mi piace quando dice le cose che pensa ma non mi piace quando fa di tutta l’erba un fascio…”.

I vostri cantanti preferiti al festival di Sanremo di quest’anno?

Alex: “Aspettiamo di ascoltare le canzoni”.

La band del momento?

Alex: “I Nickelback. Hanno un ottimo rapporto tra energia rock e modernità”.

L’ultimo libro letto?

Alex: “Il piccolo principe. Lo tengo sempre sul mio comodino. Ogni volta lo rileggo con un occhio diverso. Un po’ come la vita è uno specchio mi fa riflettere sulla semplicità e sull’importanza delle cose semplici”.

L'ultimo film visto al cinema?

Enrico: "Ci vado poco, sto sempre a suonare...".

Siete su face book e su twitter?

Alex: “Su twitter no. Facebook è meglio. Su twitter è tutto troppo stringato”.

Enrico: “Grazie a face book riusciamo a comunicare costantemente con il nostro fan club che ormai conta 20.000 iscritti”.

Domanda per le vostre fan. Siete fidanzati?

Alex: “No e sto bene così”.

Enrico: “ Sì, ho una storia non ufficiale in corso…”.

L’imperativo “con una fan mai” è tassativo o è ammessa qualche eccezione?

Enrico (ride): “No, no, qualche eccezione è ammessa… Scherzi a parte, è capitato, per carità, però capita molto più spesso che venga fraintesa la cordialità con qualche altra cosa. E poi avere una storia con una tua fan non è mai facile”.

Ultima domanda: c’è un occhio nella copertina del disco. Non è mica la citazione del Grande fratello…

Alex (ride): “No, un occhio in copertina è metafora di un modo per guardare oltre, per guardarsi dentro”.

Ah già, lo specchio. Ma non è che poi va a finire come la strega di Biancaneve, o peggio, come Narciso… A proposito: l’intervista è finita. Ma i fratelli Magistri iniziano a scaldarsi i muscoli perché in questi giorni li attende una serie di presentazioni dell’album nelle librerie d’Italia e, a partire da maggio-giugno, un tour in giro per le piazze. Ovviamente, nella loro valigia non potrà mancare assolutamente uno specchio. Sperando che non s rompa, che sennò porta male…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Sanremo 2012: compenso ricco, mi ci ficco! Giuliano Ferrara invita Celentano a pensare ai non nati


Giuliano Ferrara gode della mia stima incondizionata. E’ un grande giornalista. Non c’è dubbio. Ma forse poteva evitare nella puntata di Qui radio Londra, in onda dal lunedì al venerdì su Raiuno subito dopo il tg della sera, di appellarsi alla vena filantropica di Adriano Celentano, che darà in beneficenza l’intero cachet di Sanremo a Emergency e alle famiglie povere di sette città e ci pagherà pure le tasse, per riprendere la sua crociata in difesa della vita. “Adriano, pensaci...”, è stato il flemmatico appello pronunciato direttamente dal suo programma. Si potrebbe devolvere una parte dei 350 mila euro a puntata anche ai non nati. A quei bambini uccisi, assassinati, a cui le madri hanno deciso di negare il futuro.

La crociata di Ferrara in difesa della vita inizia nel 2007, in cui a Otto e mezzo propone una moratoria universale sull’aborto. Poi, l ’associazione in difesa della vita. Aborto? No grazie, in cui il giornalista ateo devoto decide di scendere in politica da solo, dopo un mancato accordo col Pdl alle Politiche del 2008. La lista “Aborto? No grazie” ottiene un magrissimo e catatrofico 0,371 per cento dei voti e non supera nemmeno la soglia di sbarramento. Ecco. Tutto questo Ferrara se lo ricorda bene, visto che ne ha pagato le conseguenze anche in fatto di immagine, ma soprattutto di consensi.
E, se vogliamo, tentare di strumentalizzare l’atto benefico di Celentano per ricominciare a battersi contro l’aborto è stato quasi inopportuno. Sia perché Celentano sarà pur libero di devolvere il suo cachet a chi vuole lui, sia perché – con tutto il rispetto per la vita - tante, tantissime madri decidono di abortire non perchè sono delle assassine, ma perché magari preferiscono non abbandonare dopo la nascita quella piccola e indifesa creatura al proprio destino. Ma qui si riapre una questione etica assai controversa. Ecco, meglio lasciare Celentano, le sue filippiche, le sue bizzarrie al contesto sanremese, alla musica, allo spettacolo. A ferrarailgrasso (su twitter si chiama così) non piacerà questa riflessione, come non piace l’espressione “freddo siberiano”. Ma Sanremo è Sanremo. Celentano è Celentano. L’aborto è l’aborto. Per carità. Ma in certi casi, un po' di ragionevolezza non guasta.    


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)