Giuliano Ferrara gode della mia stima incondizionata. E’ un grande giornalista. Non c’è dubbio. Ma forse poteva evitare nella puntata di Qui radio Londra, in onda dal lunedì al venerdì su Raiuno subito dopo il tg della sera, di appellarsi alla vena filantropica di Adriano Celentano, che darà in beneficenza l’intero cachet di Sanremo a Emergency e alle famiglie povere di sette città e ci pagherà pure le tasse, per riprendere la sua crociata in difesa della vita. “Adriano, pensaci...”, è stato il flemmatico appello pronunciato direttamente dal suo programma. Si potrebbe devolvere una parte dei 350 mila euro a puntata anche ai non nati. A quei bambini uccisi, assassinati, a cui le madri hanno deciso di negare il futuro.
La crociata di Ferrara in difesa della vita inizia nel 2007, in cui a Otto e mezzo propone una moratoria universale sull’aborto. Poi, l ’associazione in difesa della vita. Aborto? No grazie, in cui il giornalista ateo devoto decide di scendere in politica da solo, dopo un mancato accordo col Pdl alle Politiche del 2008. La lista “Aborto? No grazie” ottiene un magrissimo e catatrofico 0,371 per cento dei voti e non supera nemmeno la soglia di sbarramento. Ecco. Tutto questo Ferrara se lo ricorda bene, visto che ne ha pagato le conseguenze anche in fatto di immagine, ma soprattutto di consensi.
E, se vogliamo, tentare di strumentalizzare l’atto benefico di Celentano per ricominciare a battersi contro l’aborto è stato quasi inopportuno. Sia perché Celentano sarà pur libero di devolvere il suo cachet a chi vuole lui, sia perché – con tutto il rispetto per la vita - tante, tantissime madri decidono di abortire non perchè sono delle assassine, ma perché magari preferiscono non abbandonare dopo la nascita quella piccola e indifesa creatura al proprio destino. Ma qui si riapre una questione etica assai controversa. Ecco, meglio lasciare Celentano, le sue filippiche, le sue bizzarrie al contesto sanremese, alla musica, allo spettacolo. A ferrarailgrasso (su twitter si chiama così) non piacerà questa riflessione, come non piace l’espressione “freddo siberiano”. Ma Sanremo è Sanremo. Celentano è Celentano. L’aborto è l’aborto. Per carità. Ma in certi casi, un po' di ragionevolezza non guasta.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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