Sanremo. Tutto comincia da una farfalla. Cercata, voluta, desiderata. E quello spacco vertiginoso tuttavia non ne rivela la fisionomia, la scopre appena e poi la ricopre con un cinismo inesorabile, lasciando aleggiare sul palco dell’Ariston, in sala e nelle case di ogni telespettatore l’ansimante e amletico dubbio. Il caso mediatico del 62esimo festival di Sanremo è senza dubbio Adriano Celentano. Ma la cover story dell’album sanremese spetta a pieno titolo a Belen Rodriguez e al sacro mistero della sua mutanda.
C’era o non c’era? “Sì che c’era. Ma era cucita in modo molto particolare”, ha poi chiarito la showgirl argentina a Repubblica. E meno male. Perché gli italiani non ci hanno dormito per un’intera notte. Esattamente 24 ore dopo, una timida e riservata Ivana Mrazova ancheggiava come una libellula accanto a Rocco Papaleo e Gianni Morandi con un altro spacco vertiginoso. Stavolta tutto merito di un abito rosso vermiglio di Alberta Ferretti. Ma stavolta l’anca è appena scoperta. E dell’inguine non c’è traccia. Ivana non eccede. O meglio eccede quel tanto che basta per far parlare di sé. Per il resto, non accade nulla. Quasi non parlano, occupano la scena ma soltanto coi loro imponenti corpi statuari. Talvolta, quasi per miracolo, si ritrovano a seminare qua e là qualche papera, sorridono ai fotografi, farfugliano mezze frasi del tutto irrilevanti.
L’indomani, puntuali come un orologio svizzero, intere pagine di giornali, riviste, settimanali, mensili, siti internet e social network dedicati al caso Belen e dintorni, con tanto di foto, naturalmente. E anche Elisabetta Canalis sta al gioco. Appare ai giornalisti in tenuta ultra casual, ma ogni occasione è buona per gareggiare con le simpatiche colleghe su un centimetro in più di carne scoperta. Che diventa, ahimè, carne da macello. Quest'anno l'attenzione si sposta sulla zona che va dall'inguine in giù, trascurando il decollete e perfino il tanto amato lato b. Che diventa, ahimè, carne da macello. Sembra di risentire l’ex premier Silvio Berlusconi e i suoi commenti su Mara Carfagna e sulle altre sue donne di corte e su Angela Merkel.
Donne consapevoli? No, consenzienti nel dare un’immagine mortificante. E se Sanremo è lo specchio del Belpaese investito dalla crisi e dal gelo ormai opportunamente scomparso, le donne del festival quest’anno diventano più che mai preziosi suppellettili da sfoggiare solo e unicamente ad uso dello share. Chi ci perde in tutto questo? Naturalmente ci perdono innanzitutto loro. E poi le donne in generale. Quelle belle e intelligenti, le “gnocche con la testa”, per usare un’espressione da bar, che combattono tutti i santi giorni per affermarsi in maniera onesta nel lavoro, pur dichiarando una inesorabile passione per il tacco 12 e la minigonna. Quelle che hanno personalità e carattere e non penserebbero mai di usare in maniera squallida bellezza e fascino. Quelle che camminano per strada ma temono che alle loro spalle ci sia qualcuno a seguirle. Quelle che vorrebbero essere libere da ogni paura e invece si ritrovano prigioniere in una gabbia di dubbi, soprusi e, quando va peggio, persino di qualche abuso.
Ma non lamentiamoci se a una manifestazione nazional-popolare come Sanremo, avviene questo. Se davanti a 14 milioni di telespettatori si ripropone ancora una volta il modello “gnocca e basta”.
Gnocca che precipita inesorabilmente in pentola. E la donna che ha qualche neurone funzionante in testa ne esce con le ossa rotte. Anni di femminismo gettati alle ortiche. Anni di studio e di lavoro buttati nel cesso. E si perdoni l’espressione colorita. Del resto, Sanremo 2012 è il festival delle parolacce.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
1 commento:
Ben detto!!!
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