Ultimamente, quando c’incontravamo anche con gli altri alle solite riunioni organizzative del gruppo in vista delle elezioni, le sue isterie turbavano sempre più spesso i lineamenti soffici e delicati del suo volto femmineo. E sapevamo che era tutta colpa di quel tipo misterioso.
Mirko non era molto alto, era magro, senza un filo di pancia. I capelli castani gli scendevano appena sotto le orecchie. Gli occhi piccoli e celesti non stavano mai fermi. Le occhiaie nell’ultimo periodo si erano fatte più profonde. Dormiva un paio d’ore a notte. Mirko aveva il pallino della politica. O meglio, della carriera politica. E rincorreva disperatamente un seggio per le Europee. Ma stavolta l’accordo c’era e il seggio era sicuro.
Quando la sera uscivamo tutti insieme, al termine di quelle interminabili riunioni, si allontanava di continuo dal gruppo per parlare al telefono. Ma non solo di accordi, di seggi e di strategie per le campagne elettorali. Ogni telefonata durava anche più di mezz’ora. Poi tornava tra noi, ma faceva in modo che nessuno gli chiedesse mai niente. Quello spazio segreto era suo e basta.
Io nell’attesa restavo con gli altri, ma la mente era lì con lui. Avrei pagato oro per ascoltare che cosa diceva al telefono. Dal primo istante che lo vidi, percepii in lui qualcosa di strano, di diverso. La sua sensibilità, la sua dolcezza non erano comuni. Riusciva a leggermi negli occhi prima ancora che pronunciassi una parola. Quelle poche volte che in qualche modo lo facevamo, a modo nostro, certo, ma quasi lo facevamo, mi baciava con discrezione, come a non voler mai invadere il mio corpo e la mia persona. In un certo senso facevamo l’amore. E lo facevamo per ore, senza mai stancarci. Poi mi stringeva la testa tra le sue mani così forte da farmi male. Ho sempre pensato che fosse il suo modo per scaricare una certa rabbia che aveva con se stesso. Ma un attimo dopo erano baci e carezze dappertutto. E a lungo.
“Non guardarmi così”, mi diceva. Non reggeva i miei occhi incollati ai suoi. Lo infastidivano parecchio. Ormai nel nostro gruppo di amici lo sapevano tutti. Io ero innamorata persa di lui. E lui ogni tanto mi dava il contentino, ma amava l’altro. Quel tipo che nessuno di noi aveva mai visto.
Io nell’attesa restavo con gli altri, ma la mente era lì con lui. Avrei pagato oro per ascoltare che cosa diceva al telefono. Dal primo istante che lo vidi, percepii in lui qualcosa di strano, di diverso. La sua sensibilità, la sua dolcezza non erano comuni. Riusciva a leggermi negli occhi prima ancora che pronunciassi una parola. Quelle poche volte che in qualche modo lo facevamo, a modo nostro, certo, ma quasi lo facevamo, mi baciava con discrezione, come a non voler mai invadere il mio corpo e la mia persona. In un certo senso facevamo l’amore. E lo facevamo per ore, senza mai stancarci. Poi mi stringeva la testa tra le sue mani così forte da farmi male. Ho sempre pensato che fosse il suo modo per scaricare una certa rabbia che aveva con se stesso. Ma un attimo dopo erano baci e carezze dappertutto. E a lungo.
“Non guardarmi così”, mi diceva. Non reggeva i miei occhi incollati ai suoi. Lo infastidivano parecchio. Ormai nel nostro gruppo di amici lo sapevano tutti. Io ero innamorata persa di lui. E lui ogni tanto mi dava il contentino, ma amava l’altro. Quel tipo che nessuno di noi aveva mai visto.
Perché io e lui ci avvicinassimo, seppur con una certa approssimazione, al concetto tradizionale di coppia, c’era qualcos’altro da dire, da capire bene a fondo. Come quando quella volta mi chiamò al telefono nel cuore della notte con una certa insistenza. Voleva che lo raggiungessi. Io invece non volevo. Ormai sapevo tutto, o quanto meno ciò che bisognava sapere. Lui non sarebbe mai stato mio. Ma era dell’altro. Perché tra me e l’altro, aveva già scelto da un pezzo.
Eppure aggrottai le sopracciglia e cominciai ad agitarmi. Il cuore mi rimbalzava nel petto. Sentivo un gran caldo. “Vieni, stanotte ti voglio”. “Dai… Smettila con questa storia. Sei patetico. Che cosa vuoi da me? Lasciami in pace!”, risposi con la voce roca. Eppure lo volevo anch’io, quell’incontro. Saltai giù dal letto e lo raggiunsi quasi subito. Era da poco passata l’una di notte e le strade in città erano semideserte. Il motore della macchina parcheggiata sotto casa era così freddo che impiegò un po’ ad accendersi. Un sottile strato di ghiaccio rivestiva le vie del centro e bisognava frenare piano, per evitare di sbandare con l’auto. Bussai alla sua porta con desiderio misto a gioia. Ma in fondo era solo masochismo. Puro masochismo.
Eppure aggrottai le sopracciglia e cominciai ad agitarmi. Il cuore mi rimbalzava nel petto. Sentivo un gran caldo. “Vieni, stanotte ti voglio”. “Dai… Smettila con questa storia. Sei patetico. Che cosa vuoi da me? Lasciami in pace!”, risposi con la voce roca. Eppure lo volevo anch’io, quell’incontro. Saltai giù dal letto e lo raggiunsi quasi subito. Era da poco passata l’una di notte e le strade in città erano semideserte. Il motore della macchina parcheggiata sotto casa era così freddo che impiegò un po’ ad accendersi. Un sottile strato di ghiaccio rivestiva le vie del centro e bisognava frenare piano, per evitare di sbandare con l’auto. Bussai alla sua porta con desiderio misto a gioia. Ma in fondo era solo masochismo. Puro masochismo.
In quella stanza si respirava fumo di sigaretta misto a odore di cannella. Niente era in ordine. Le tende ingiallite dalla polvere, il telefono bianco del comodino spostato sulla scrivania, fogli di giornale sparsi qua e là per terra, e sul comodino un posacenere stracolmo di cicche.
Lui cominciò a spogliarmi con violenza. Non mi lasciò neppure il tempo di accorgermi che sul letto c’era un ragazzo biondo, con gli occhi verdi. Sguardo malizioso, strafottente. Spalle larghe, ventre scolpito, aria sicura di sé. Qualche istante dopo, capii che l’altro era lui, e ora finalmente mi stava davanti. Il suo amore di sempre era lì, accanto a me. Era completamente nudo e mi guardava. O meglio, guardava lui e me che ci rotolavamo sul letto. A un certo punto, mirko voltò la testa verso di lui e con un rapido cenno del capo lo invitò ad avvicinarsi. “Che fai, Mirko? Dai, smettila”, sussurrai a stento. In realtà speravo ancora con tutta me stessa che l'altro se ne andasse e mi lasciasse da sola con lui.
Lui cominciò a spogliarmi con violenza. Non mi lasciò neppure il tempo di accorgermi che sul letto c’era un ragazzo biondo, con gli occhi verdi. Sguardo malizioso, strafottente. Spalle larghe, ventre scolpito, aria sicura di sé. Qualche istante dopo, capii che l’altro era lui, e ora finalmente mi stava davanti. Il suo amore di sempre era lì, accanto a me. Era completamente nudo e mi guardava. O meglio, guardava lui e me che ci rotolavamo sul letto. A un certo punto, mirko voltò la testa verso di lui e con un rapido cenno del capo lo invitò ad avvicinarsi. “Che fai, Mirko? Dai, smettila”, sussurrai a stento. In realtà speravo ancora con tutta me stessa che l'altro se ne andasse e mi lasciasse da sola con lui.
E invece mi ritrovai con tutti e due che mi accarezzavano dovunque e contemporaneamente, come se stessero eseguendo una sinfonia di Beethoven a quattro mani sul mio corpo, che era la loro tastiera. E io, con gli occhi socchiusi, non riuscivo a svincolarmi da loro. Il ritmo di quelle carezze si faceva sempre più incalzante e io non avevo più un solo indumento addosso. Finché lui mi chiese di donarmi a entrambi. Era l’unico modo per godere tutti insieme. Ricordo solo che mi alzai di scatto, come se mi avesse attraversato una scossa elettrica. M’infilai pantaloni e felpa e corsi verso la porta, che chiusi dietro di me con forza. Come a voler chiudere per sempre quel capitolo doloroso e oscuro della mia vita. Come a voler rimuovere per il resto dei miei giorni quell’ amore anorgasmico, quella brutta storia. E lasciarmela una volta per tutte alle spalle. Ma una domanda continuò a violentarmi la testa per un bel po’ di tempo. Si può amare a tal punto da accettare che lui ti tradisca con un altro?
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
2 commenti:
Non c'è amore senza sofferenza,e gli amori che fanno soffrire non se ne andranno mai...non può esistere la luce senza l'oscurità.
Però quando si soffre troppo, allora c'è qualcosa non va...E.
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