lunedì 19 gennaio 2009

La piroetta imperfetta di una magica ballerina volante

Quel giorno le venne peggio del solito. Girò talmente veloce su se stessa da sembrare una trottola, anziché una ballerina di danza classica. Appena un paio di giri e perse l’equilibrio. Puntò il piede sinistro per terra e si fermò. La piroetta non le era riuscita. E non era neppure colpa di quella lieve tensione al ginocchio che l’assillava da giorni. Stavolta era venuta a mancare la concentrazione. E Paola se ne accorse, eccome.
“Ma dove credi di arrivare andando avanti di questo passo? Eh, me lo spieghi? Una brava ballerina dev’essere sempre concentrata. L’equilibrio del corpo e della mente vanno di pari passo. E' come la sintonia che si stabilisce in un passo a due perfettamente riuscito. E poi, il talento va coltivato. Con rigore e disciplina. Devi allenarti sodo, Martina, provare e riprovare fino alla nausea. Fino a quando non avrai più fiato e forza e starai per piegarti su te stessa come un giunco. Quando sei qua dentro, l’orologio devi buttarlo via dalla finestra. Il tuo unico pensiero dev’essere sentire il tuo corpo e accorgerti dei messaggi che ti manda. Ma soprattutto non accontentarti mai, dico mai. Lo capisci? Non sei mai abbastanza brava. Non sei mai arrivata alla meta. Ce n’è sempre un’altra dopo. E’ questo che ti deve entrare in testa. Puoi dare molto di più, fare molto meglio sempre e in qualsiasi momento. Chiaro?”.

Paola su certe cose era molto severa. E aveva il piglio intransigente dei veri grandi maestri, quelli che riescono sempre a tirar fuori il meglio dagli allievi perché sanno bene come farlo. Insegnava danza classica da vent’ anni, per l’esattezza da quando ne aveva ventotto. Fino a quell’età si era soltanto esibita nella scuola dove aveva mosso i primi passi da ballerina. Era diventata il punto di rifeimento per molti. E anche per Martina, che all’arte di Tersicore si era appassionata un po’ per gioco. Ma a un mese dall’inizio, quell’attività iniziava a farsi seria. Quattro ore di intenso lavoro alla sbarra per due giorni a settimana. “Il tutù che hai portato ieri ti calza a pennello. Ti avvolge come la corolla di un girasole. E poi è anche rosa, il tuo colore preferito. Dove l’hai preso?, le chiese Mary, l’ assistente di Paola. “Ah, sì, l’ho comprato la settimana scorsa”, rispose distrattamente Martina, mentre s’infilava le scarpe a punta, allacciandole con precisione fin sopra i polpacci.

“E’ inutile, non ce la farò mai. Paola ha ragione. Ormai sono innamorata della mia imperfezione a tal punto da non volermene più sbarazzare per nessuna ragione al mondo”. – “Dai che non è vero” – la rassicurò Mary, mentre si sistemava il body di acrilico color avorio, facendolo scivolare leggermente sui fianchi appena accennati di un corpo esile e scolpito, ma pieno di energia. “E invece sì”, ribattè Martina che nel frattempo aveva sciolto i lunghi capelli ondulati e indossato in fretta una fascia fucsia e la calzamaglia di lana. “Eppure danzare mi piace ogni giorno di più. Mi emoziona, mi fa sognare. Passo dopo passo, mi sento leggera, è come se mi librassi in volo e uscissi fuori dalla materia, per attraversare l'etere come la luce e il suono. Non so come dire... E poi m'intriga vedere fino a che punto il mio corpo può arrivare, i risultati che può raggiungere. Anche se ho le gambe troppo lunghe e sulle punte non raggiungerò mai quel magico equilibrio che tu e Paola avete già raggiunto da tempo”. “Dai che non è vero. Stasera vieni a casa mia. Ti farò vedere in un dvd Svetlana Zakharova ne “La Bayadère”. E’ un dono per gli occhi e per l’anima. Vedrai che risorgerai a nuova vita”. - “No, dai, lo sai che è il mio mito? Ma come facevi a saperlo? E’ guardandola che mi sono innamorata della danza. Ok, a stasera”.
Mary balzò a passo felino nell’altra stanza, quella a fianco con le pareti verde pastello, riservata alle allieve che avevano superato i vent’anni d’età.
Martina invece riprese ad allenarsi alla sbarra, con “Fields of Gold" di Sting nella testa e tanta voglia di una fetta di torta di mele. Meglio non pensarci. L’attendevano altre due ore di arabesque e di piroette imperfette.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Appena ho visto quella ballerina alzarsi sulle punte, il mio pensiero è subito volato altrove. Indovina? Ho immaginato la bella Elena sulle note di una melodia sensuale dipingere sulla pista, con i suoi tocchi leggeri e impercettibili, un arcobaleno d'amore.
In realtà, sei tu, la vera danzatrice, e l'unico palcoscenico resta il mio cuore, da lì non smetterai mai di danzare
In fede tuo devoto e discepolo
Fabio Amiranda

Anonimo ha detto...

Elena
mai come stavolta, mi tocca dar ragione a Fabio.
E' lecito ammattirsi al solo immaginare la tua anima e le tue forme così melodiose incarnarsi in quella foto. Ecco, in quell'istante imperdibile per la fantasia di noi altri irriducibili sognatori, e scusami per le tante citazioni ed evocazioni, che l'immagine statica e fredda diventa movimento, energia, quel fiume di sangue rovente che ci scorre sulla pelle. Noi, uniti da questo filo indistruttibile di pazzia, di carne, di passione struggente
Tuo devoto, discepolo, e per mettermi sopra Fabio, aggiungerei adepto.
Dott. Marco Cuomo (amministratore giovanidubbiosi, già fondatore facebook club napoli, già presidente onorario club Napoli, già editore e scopritore di talenti virtuali etc etc)

Stella mattutina ha detto...

Mi sorge un dubbio: non è che non mi faccia piacere, anzi, tutt'altro. Ma non vi sembra di essere un po' troppo devoti?... :-) Un abbraccio fortissimo!! E.