L’appuntamento è a Mirabello. Come ogni anno. Nel paese rosso del ferrarese dove nel Novecento si presero a scazzottate i fascisti e i non. Proprio lì, nel ritrovato covo dei camerati più nostalgici e sentimentali, dal pulpito, il presidente della Camera Gianfranco Fini ufficializza la rottura di quel vaso di coccio del Popolo della libertà. Allora? Nulla di nuovo sotto il cielo pidiellino. Lo si sapeva da tempo. Semmai Mirabello rivela a tutti qualche altra cosa. Nella platea, in prima fila Elisabetta Tulliani, la compagna di Fini, mestamente seduta, si prende una bella rivincita. Tutto merito del suo compagno. Un bacio lanciato dal palco, la strenua difesa della sua famiglia, teneri sguardi d’intesa, e poi un caloroso brindisi insieme, una cena casereccia e una manciata di carezze e parole sussurrate all’orecchio. Insomma, in poche parole una rinnovata e più che mai appassionata dichiarazione d’amore.
Una bella rivincita personale, appunto, per l’ex di Luciano Gaucci, bollata per tutta l’estate dai giornali filo berlusconiani come cinica e calcolatrice, faccendiera dei cattivi sentimenti, lapidata come la Maddalena, esposta al pubblico ludibrio di un’Italia falsamente moralista e bacchettona. Lei che, bionda e appariscente, almeno quanto, a detta dei giornali, ambiziosa e arrivista, si era impossessata di una parte consistente del patrimonio di Gaucci, aveva fatto sonori investimenti, collezionato inviti nei salotti che contano, finché non aveva trovato la giusta preda, e aveva finalmente potuto insinuarsi come un cobra - a detta di Vittorio Sgarbi - nella mente di un debole come Fini.
Ma lei tira dritto, minaccia appena qualche querela, in pubblico non si scompone più di tanto. Armi affilate, doti nascoste, ars amandi degna della catulliana Lesbia, la Tulliani esce vittoriosa dal fastidioso impiccio. Investita da un pericoloso vortice mediatico, se l'è cavata più che bene, dando a tutti l'unica risposta che c'era da dare: il suo rapporto con Gianfranco Fini non solo non è stato minimamente scalfito, ma la loro unione appare più forte di prima. E lei sembra aver ritrovato quella fierezza nel volto che caratterizza la sua espressione più sicura e decisa. Se poi le ministre Gelmini, Prestigiacomo e forse un po’ anche la Carfagna dalle pagine del settimanale “A” di Maria Latella si uniscono alla schiera dei pubblici accusatori, chissenefrega. Ma sì, Eli ha in tasca la carta vincente. Quella della regina di cuori. E a tutti gli altri un bel due di picche. Finché dura…
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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