Alla fine ha dato fortait. Gigi D’Alessio sul palco allestito a piazza Duomo per la chiusura della campagna elettorale della Moratti non ci è salito. Ragion di popolo, che ha suggerito al cantante di non cacciarsi in questo impiccio. Troppi dissensi, troppe polemiche dovute principalmente al fatto che è napoletano. E non si addice che un napoletano canti l'amore in terra leghista e quindi nemica. “Credevo di partecipare a una festa, invece è una guerra”, ha dichiarato il cantante spaventato dalle tante minacce di morte. «Sono stato invitato dal presidente Berlusconi a festeggiare questa giornata ed ho aderito con piacere - ha spiegato il cantante -. Ma il clima di estrema tensione che si è venuto a creare, sia attraverso i giudizi di chi ha un pensiero politico diverso, che i commenti ricevuti da parte di alcuni esponenti della Lega Nord, in quanto napoletano, mi hanno indotto a recedere dall'invito e lasciare Milano».
Già questo può bastare a fare il ritratto completo e realistico di un quadro raccapricciante. Moratti-Pisapia: una campagna elettorale al veleno, con tanto di minacce e aggressioni da parte dei sostenitori di entrambi.
Puntualmente la politica ha colto la palla in balzo, strumentalizzando la rinuncia del cantante partenopeo. L’ipotesi di non aver voluto suonare per i leghisti ha rimesso in circolo in queste ore sul web il video in cui Matteo Salvini dice: 'Senti che puzza, scappano anche i cani. Stanno arrivando i napoletani... Oh colerosi, terremotati... Voi col sapone non vi siete mai lavati...».
Ma è probabile che D’Alessio abbia capito il messaggio chiaro e inequivocabile lanciatogli dai fan di casa propria e dai verdi napoletani che lo invitavano a gran voce a “non cantare per i leghisti che ci odiano e ci insultano. E li abbia assecondati. Del resto Gigi è molto legato al suo pubblico. E poi in questo momento storico sarebbe stato un bel po’ fuori luogo un napoletano a Milano. Un messaggio di unità, fratellanza, contaminazione del tutto irrealistico sotto un cielo avvelenato dal vento secessionista della Lega che minaccia Berlusconi per portare al Nord almeno un paio di ministeri e lo ricatta da sempre sulla questione federalista.
La politica genera catastrofi, la musica fa miracoli. D’accordo, ma non esageriamo.
«Credevo che in un paese libero e democratico non accadessero cose come queste”, ha detto infine D’Alessio. Lo credevamo anche noi.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)