sabato 3 marzo 2012

Dal don Giovanni di Vitaliano Brancati all'intellettuale competente, passando per il modello Silvio: ecco il triste epilogo del gallismo made in Sicily


Catanese era, Giovanni Percolla. E “fino ai trentasei anni non aveva baciato una signorina perbene”. Molto male in una città in cui i discorsi sulle donne davano un maggior piacere che le donne stesse e si rimane estasiati anche solo per una taliata.
Nel ’94 arriva zio Silvio, che di gallismo ne sa qualcosa. Ma stavolta non si tratta di un gallismo millantato. Anno dopo anno, zio Silvio si specializza nell’esibizione di una virilità che riconduce il maschio al suo ruolo primordiale di cacciatore. Zio Silvio fa sul serio e raggiunge l’… acme negli anno 2000, il tempo in cui i classici ruoli del maschio e della femmina nella coppia sembrano essersi del tutto capovolti. Ci vuole un po’ di ordine nel paese, è arrivato il momento di rimettere le cose a posto. E zio Silvio avvia la sua missione: ricondurre la donna-preda a far poche chiacchiere e ad allargare le gambe all’occorrenza.
Ma zio Silvio, allegro e malandrino, sempre più apprezzato dal maschio italiano medio che ne decanta le doti al bar, nel talento naturale delle femmine ci crede davvero. E allora le promuove anche nel suo governo, le fa diventare ministre e onorevoli deputate.


Poi però a un certo punto l’ingranaggio perfetto comincia ad arrugginirsi e non c’è più un olio in grado di poterlo lubrificare. Zio Silvio colleziona magre figure, ma la sua dignità di gallo resiste. Persino più del sogno di rinascita del Paese che aveva promesso agli italiani. Eppure un bel giorno zio Silvio cade e si dimette. Le sue femmine piangono succinte lacrime di coccodrillo. Si volta pagina. Arriva il clever, l’intellettuale serio e impegnato. E il modello di maschio cambia decisamente. A un tratto appare un loden blu, una cartellina marrone, un volto inespressivo e monocorde. Al gallismo di siciliana memoria non resta che intonare un rassegnato de profundis. Al suo posto arriva Mario il Professore, quello capace, credibile, autorevole e competente. Sobrio e responsabile. Di poche parole e niente risate. E al suo seguito, una schiera di ministri uno più serio dell’altro. In poche parole, come passare -cambiando canale - da Padre Ralph di Uccelli di rovo a don Sciortino di Famiglia cristiana.
E intanto la femmina si disorienta, non sa che fare. E nell’attesa, rivendica il ruolo di eretica del focolare domestico, senza dover per forza fare la fine di Giovanna d’Arco. Ormai il suo regno non è più la casa. E per protestare si toglie le mutande per strada. Il disonore? Un lontano ricordo. L’onore? Un lontano miraggio.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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