Scrittori si nasce, giornalisti si diventa? Chissà... I due mestieri sembrerebbero viaggiare su due binari paralleli. Ma in realtà è solo apparenza. Nella sostanza, potrebbero ben accomodarsi su due piani perfettamente sovrapponibili. E' quello che è accaduto, quasi senza accorgersene, a Elvira Seminara, giornalista de "La Sicilia", che ieri al Coro di Notte dell'ex monastero dei Benedettini, sede della facoltà di Lettere dell'Università di Catania, ha presentato il suo romanzo d'esordio edito da Mondadori. Con lei c'erano: Pietrangelo Buttafuoco, il preside della facoltà Enrico Iachello e l'attrice del Teatro Stabile Mariella Lo Giudice.
Non ne siete convinti? Provare, per credere. E vi assicuro che non è affatto un'"indecenza". Vedi http://giornale.lasicilia.it/giornale/0706/CT0706/CR/CR07/navipdf.html
Esile come un’anguilla, sulfurea e candida allo stesso tempo, scivola nella melma dei suoi numerosi tormenti, riemergendo pallida e disinvolta. Si chiama Ludmila, “con una sola elle”. Arriva dall’Ucraina. E piomba come una insidia nauseabonda nella vita di una coppia borghese dal ménage coniugale asmatico e sofferto. I suoi occhi sono azzurri, ma di un azzurro “eccessivo e spettrale”. La sua belle zza, “iniziale, originaria”, apre tra moglie e marito una voragine. La luce ammaliante e generosa della terra di Sicilia illumina il suo corpo gracile e malizioso, dai contorni adombrati di perverso. Tra le pagine intense e calde de “L’indecenza” (Mondadori, pagg. 181, € 17,00), si consuma un amore condito di sadismo. Ma anche il compromettente dialogo tra un Occidente sempre più venduto ad uno sfrenato consumismo e l’Europa dell’Est, con le sue brave ragazze affamate di amore, di lavoro e di un comodo tetto sotto cui dormire. “L’ho scritto in tre mesi, ma è come se l’avessi partorito in dieci anni”, confessa Elvira Seminara, giornalista e scrittrice, al suo romanzo d’esordio. “All’inizio, non credevo di riuscire a scrivere un romanzo. Finora avevo sempre scritto solo racconti di breve respiro. Ma poi, in maniera del tutto imprevedibile, man mano che scrivevo mi sono accorta che venivano fuori una serie di cose da raccontare. E il respiro si è via via allungato. E’ come se il tempo del racconto che avevo in mente si fosse dilatato fino a estendersi su tutta la storia. Del resto, più che all’ispirazione, io credo alla cospirazione. E in tutto questo, la natura ha avuto una parte davvero importante, diventando anch’essa protagonista”. Una natura dinamica, cangiante, che attraverso la “personificazione”, spalmata con cura e senza parsimonia all’interno di ciascuna descrizione, l’arricchisce, rivestendola di un abito regale. Così, le “foglie molli, sfinite, bagnate e irsute, che mugolavano nel vento”, sembrano commentare ad ogni passo, come il coro delle tragedie greche, le vicende narrate. E con esse, il dolore della moglie per quel figlio che non ha mai avuto, il suo legame ambiguo con Ludmila, fatto di affetto e insofferenza, ritrosia e generosità, l’istinto protettivo del marito, la misteriosa e malevola riverenza di Ludmila, sempre pronta a estrarre, come una spada dalla guaina, una parola vecchia e complicata da quel suo vocabolario del 1952. In copertina è Ferdinando Scianna a immortalare un istante dei sensi in cui prende forma tra le pareti di una stanza, attraverso una donna mora in sottoveste, la sensualità più carnale che, seppur discreta e accennata, pervade l’intero romanzo. Ipnotica e avvolgente, “L’indecenza” trascina il lettore più distratto nell’abisso profondo della dimensione onirica su cui si muovono disinvolti i personaggi. Non a caso, è la stessa lettura a suggerire ad Alessandro De Filippo e a Carmelo Emmi il video “Dream is destiny”, un viaggio in un sogno-incubo, dal cinema sperimentale, al cinema commerciale, ai videogiochi, che al Coro di Notte dell’ex monastero dei Benedettini ha introdotto la presentazione del romanzo. Difficile stabilire se a Elvira Seminara, per la riuscita dell’opera, abbia giovato più l’essere giornalista o l’essere scrittrice. “E’ una questione complessa, che mi sono posta tante volte. Sicuramente il fatto di essere giornalista mi ha aiutato a osservare la realtà in una maniera spietata”, spiega l’autrice, appena arrivata al Coro di Notte, qualche minuto prima di entrare in sala. “Lo scrittore e il giornalista sono due mestieri che non coincidono. Però si aiutano a vicenda, ne sono convinta”. Ma, in fondo, perché si scrive un romanzo? Quali sono le motivazioni che spingono a farlo? “Nel mio caso, è quasi un’urgenza fisiologica. Io la penso come Pavese: scrivere vuol dire parlare da soli e con la gente”. Il linguaggio, come sempre nello stile dell'autrice, è sciolto, snodato, e avvolge il romanzo di una soffice piacevolezza, dalla prima pagina all’ultima. “Direi che è una lucida follia a fagocitare con forza la realtà, che nel libro diventa un’unica cosa coi personaggi, trascinandoli in un enigma irrisolto e, proprio per questo, straordinariamente appassionante”, commenta il preside della facoltà di Lettere, Enrico Iachello. “C’è un gioco di complicità in perfetto stile Hitchcock”, scandisce Pietrangelo Buttafuoco. Che aggiunge: “Una parte rilevante della storia è rappresentata senza alcun dubbio dal duello che si sviluppa tra le due donne. Ludmila da una parte, la moglie dall’altra. Ma la natura ha un ruolo di primo piano. Svela agli occhi del lettore il lato dionisiaco della vicenda”. Un exploit emotivo, per l’attrice Mariella Lo Giudice: “L’indecenza suscita così tante emozioni che non si legge d’un fiato, bensì in apnea”.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it) "La Sicilia", 7/06/2008
sabato 7 giugno 2008
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2 commenti:
Cara Elena, la redazione di giovani Dubbioso mi ha segnalato il tuo blog e suggerito di linkarlo.
Lo farò immediatamente e grazie x avermi linkato anche tu (davvero mi conoscevi ?).
A proposito di giornalismo...ho da poco scritto un articolo che parla proprio del giornalismo e come detta professione andrebbe sostituita dalla "creatività della parola", senza Ordini, senza mediaticità.
Un caro saluto.
Ciao Luca! Bene, sono contenta. Proponi un terremoto... Ma condivido in pieno. A presto. E.
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