martedì 10 febbraio 2009

Il sacro ruggito di “Famiglia cristiana”. E l’ira indiavolata di Roberto Maroni

E stavolta ci scappa la querela. Perché il ministro dell’Interno i “maroni” se li è rotti davvero. E si è detto «profondamente indignato e offeso dalle deliranti dichiarazioni di “Famiglia cristiana”», che se n’è uscita con un editoriale d’apertura dedicato agli ultimi provvedimenti del governo sulla sicurezza assai poco diplomatico. Nel mirino è il pacchetto sicurezza voluto dal Viminale. «L’Italia precipita verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie), cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari». Così si esprime senza mezzi termini il settimanale cattolico. Pronta la replica del leghista Roberto Maroni, che ha definito queste parole «un attacco di violenza inaudita nei toni e nei contenuti, tanto più inaccettabile in quanto si fonda su presupposti palesemente falsi: le norme del pacchetto sicurezza all'esame del Parlamento italiano sono già in vigore in molti Paesi europei, senza che i governi di questi stessi Paesi siano mai stati insultati con tanta violenza come Famiglia Cristiana fa regolarmente con quello italiano».

Ma c’è di più. Il settimanale cattolico ha poi lanciato un vero e proprio grido d’allarme: si è varcato il limite che distingue il rigore dall’accanimento persecutorio. «Il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio mette a rischio lo stato di diritto». E, con un crescendo rossiniano, affonda il bisturi nella piaga di una maggioranza malata, parlando di «fantasia del cattivismo padano», colpevole di « far strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno».

In poche parole, una politica xenofoba, ai limiti dell’accanimento persecutorio. Ma il ministro del Carroccio non ci sta: «Per tutelare la mia onorabilità e quella della carica che ricopro, ho deciso quindi di dare mandato ai miei legali di agire in ogni sede civile e penale per contrastare questa aggressione premeditata da parte di chi usa consapevolmente la violenza di affermazioni false per combattere chi ha opinioni diverse dalle proprie».

Non è la prima volta che “Famiglia cristiana” incorre in queste lagnanze giudiziarie. E sempre con l’attuale maggioranza di governo. È agosto del 2008 quando il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, dà mandato ai suoi avvocati per querelare il direttore Antonio Sciortino per le espressioni ingiuriose usate nei suoi confronti in un’intervista a “La Stampa”, tacciando il settimanale di «criptocomunismo».
Per non parlare poi dell’illustre precedente di Oriana Fallaci, che aveva sporto pure lei querela contro il settimanale cattolico, colpevole di aver pubblicato una recensione negativa sul suo libro “La rabbia e l’orgoglio”. Anche se in quel caso la giornalista ha perso la causa per diffamazione ed è stata condannata a pagare 20.000 euro di multa, con tanto di spese processuali.
Insomma, “Famiglia cristiana” osa, eccome. E più che porgere l’altra guancia, ogni tanto sferra cazzotti senza guanti di velluto.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su reporternuovo.luiss.it

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