Le suggestioni della moda colpiscono. Spalmate come marmellata, scivolano con una certa ostinazione sui corpi magri e i volti scavati delle modelle che varcano le passerelle con disinvolta eleganza. Decise a ogni passo, mai dubbiose su niente. Perché esitare non è concesso. Fregarsene, sì, eccome. Spesso anche della salute. Ma soprattutto l’importante è non sciogliersi troppo, non lasciare trapelare all’esterno le proprie emozioni. Apparire fredde e respingenti ai raggi del sole, quelli che ti accecano nei caldi pomeriggi d’estate e che spesso le modelle non vedono.
Ermenegildo Zegna mette tutte al riparo dai colpi di calore, dallo stordimento pericoloso, dai bollori dal sapore scabroso e incandescente. Il cool effect esiste per questo, i tessuti per l’estate 2010 hanno fatto una sorta di patto col diavolo. Per dar forma a una collezione che, anche se realizzata in colori scuri, respinge i raggi del sole molto meglio degli altri tessuti non realizzati con lo stesso procedimento.
Il cool effect infatti è in grado di abbassare di ben 10 gradi la temperatura percepita. Indossando una giacca di Zegna, se la temperatura esterna è ad esempio di 40 gradi, il corpo ne avverte solo 30.
E se per caso accade di ritrovarsi in qualche sano imbarazzo, divampa all’improvviso un fuoco nel volto, la temperatura sale e comincia a scendere dalla fronte 8 e non solo) qualche gocciolina di sudore, il cool effect rappresenta un valido escasmotage salva-imbarazzo. Ci s’infila immediatamente un indumento della collezione, con assoluta disinvoltura e, come per magia, la temperatura scende. Meglio di una doccia fredda. Meglio di addentare a pieni morsi un insipido ghiacciolo gocciolante al sapore di menta.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
venerdì 6 febbraio 2009
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