lunedì 27 aprile 2009

Quel bavaglio sbavato di miele…

Il troppo stroppia. E alla lunga perfino il miele, quando ce n’è troppo, può diventare indigesto. Adulare è un po’ come strisciare, fare millantato credito, lasciare per strada una fetta della propria dignità. E spesso il gioco non regge nemmeno la candela. E per qualche “slurpatina” vile e opportunistica, si finisce per restare con la bava alla bocca.
Dov’è finito quel sano criticismo che permetteva l’autonomia di giudizio e la sana disapprovazione antiomologante? L’esser sempre “fuori dai…”, per poter conservare un minimo di libertà e indipendenza di metodo e di pensiero?
E poi, diciamocelo pure: alla fine a che serve incensare qualcuno, sdoganando immeritate lodi a profusione solo per raggiungere i propri scopi?

Eppure Willis Goth Regier, già autore di Book of the Sphinx e curatore di Masterpieces of American Indian Literature, non sembra essere dello stesso parere, se addirittura nel suo ultimo libro, “Elogio dell’adulazione, fra l’erudito e il faceto”, edito in Italia da De Agostini, non solo ne tesse un imprevisto elogio, ma addirittura pesca nelle alte sfere, scuotendo gli animi assopiti degli adulatori con citazioni da brivido, messe in bocca a fior di personalità del passato. E così, se per Cicerone si trattava dell’ancella dei vizi e Tacito la bollava come veleno, non mancano poi favole divertenti come quella del corvo sul ramo con il formaggio nel becco e la volpe paziente che lo invita a cantare lodandolo, oppure antichi detti come "quando la fortuna ti sorride, ti sta tendendo una trappola" fino a giungere al fatidico "tuttavia". Tuttavia, secondo il filosofo Hobbes si tratta di "un meritevole obbligo", mentre lo scrittore inglese Meredith la definisce la più raffinata delle arti, tanto che Alessandro Magno ne faceva largo uso in politica. Cesare e Cleopatra erano campioni di lusinghe e Napoleone ne era quasi ghiotto.

L’autore, che dirige da tempo la casa editrice University of Illinois Press, guida il lettore nella storia, nelle tattiche e nei principi che regolano l'adulazione. Lev Tolstoj scrisse che " nei rapporti migliori, anche i più amichevoli, l'adulazione e la lode sono altrettanto necessarie del grasso alle ruote perché girino". Erasmo da Rotterdam meditò in maniera ancora più profonda: "Pensate a quegli uomini selvaggi spuntati dalle caverne e dalle foreste: quale forza ha fatto sì che si unissero in una società civilizzata se non l'adulazione?". Sì, certo. Però, con tutti i rischi del caso (innegabile, l’autore ha avuto una buona dose di coraggio), bisogna ammettere che senza false lusinghe si camperebbe molto meglio. Citazioni a parte.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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