In politica è meglio una bionda procace o una mora precoce? La domanda è d’obbligo se qualche giorno dopo il gran raduno del Popolo della libertà, Mara Carfagna se ne esce con una lettera ai tre coordinatori Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini anticipando un bel nodo da sciogliere, motivo ricorrente di sdegno e indignazione ogni volta che ci si avvicina alla zona calda delle nomine. A breve verranno designati venti coordinatori regionali. Tutti maschi. Bella fregatura per il gentil sesso. E infatti alla Carfagna il boccone amaro proprio non cala giù. E dopo l’annuncio delle nozze, tira fuori gli artigli.
«Ti segnalo - scrive la ministra per le Pari opportunità nella missiva già spedita - l'esigenza di garantire un'adeguata rappresentanza femminile nel momento in cui procederete a valutare le nomine dei coordinatori territoriali e dei loro vicari». E gioca di sponda, citando Silvio Berlusconi come fonte di legittimazione delle donne al vertice: «Sento il dovere di sottoporre alla Tua attenzione questa necessità come ministro per le pari opportunità e come responsabile uscente del movimento femminile di Forza Italia, anche alla luce di quanto affermato dal Presidente Berlusconi in occasione della sua replica al congresso nazionale circa la necessità di superare il divario di genere esistente in politica». Una garanzia per tutte le femmine "in tiro" che sperano di sottrarsi al tiro al bersaglio maschile. Il premier non dovrebbe opporre resistenza. Non a caso alla Fiera di Roma aveva dichiarato: «Alle Europee candideremo il 50% di giovani e donne, Fini è d'accordo». E si era perfino vantato di aver messo in lista alle scorse elezioni «una quantità di donne mai vista».
La lettera si conclude con garbo: «Ritenendo che il primo partito italiano debba essere un modello per le pari opportunità, sono certa che valuterai con attenzione e con la sensibilità che hai sempre dimostrato le questioni che Ti ho posto. Cordialmente».
Ma ormai i conti sono fatti e i nomi già decisi. Tutti maschi. L'unica partita ancora aperta si gioca in Sicilia tra Angelino Alfano e Gianfranco Miccichè.
Quindi la Carfagna se la canta e se la suona. E lei in fondo lo sa bene. Ora non le resta che sperare nei vice. È lì che la ministra conta di portare a casa parecchie donne. I have a dream, scandisce con gli occhi sgranati e dal caschetto moro, ultimamente sempre più magra: che un giorno si nomini una coordinatrice nazionale donna. E magari che sia proprio lei, perché no. Ma è meglio non essere troppo precoci. Si sa, certi ruoli richiedono qualche grammo di esperienza politica in più. Al momento, meglio limitarsi alla missiva e a qualche sorriso per la stampa. Poi si vedrà. Tanto a femmena è femmena. Anche in politica. E il premier se n’è già reso conto da tempo.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
mercoledì 1 aprile 2009
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