
«La mafia ringrazia», c’era scritto sui cartelli innalzati da qualche decina di militanti, che hanno intonato slogan come «Lo scudo fiscale serve al principale». Tutti indossavano le magliette «Giorgio non firmare», e dalla piazza, lo stesso Di Pietro ha rinnovato «l’ultimo, estremo appello» al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Fermi una norma che sancisce definitivamente l’aiuto del Parlamento alla mafia. Chiedere a Napolitano di non prestarsi a questa opera mafiosa è un dovere di ogni cittadino che di fronte a un Parlamento che fa leggi a esclusivo vantaggio dei delinquenti non può che rivolgersi all’ultimo baluardo di democrazia». Gli stessi slogan li ha portati all'interno dell'Aula il deputato dipietrista Francesco Barbato, che ha mostrato volantini e indossato sul viso un foulard con l'esortazione al presidente della Repubblica a non avallare il provvedimento.
Un appello che l’Idv rivolge «con la dignità di una forza politica che già sarebbe riuscita a fermare questa legge, se al momento del voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità tutte le opposizioni fossero state presenti in Aula». Ora resta solo «l’ultimo baluardo», cioè il Capo dello Stato, per riuscire a fermare "una legge che - insiste Di Pietro - fa sì che soldi che provengono da delitti possano essere utilizzati. Finora era vietato dal 648 comma bis e comma ter del codice penale, ora si introduce il 648 comma Silvio".
A questo punto, meglio lo scudo di Achille, quello originale, forgiato dal dio Efesto e descritto nel XVIII libro dell'Iliade? Quanto meno rappresenterebbe la città ideale, quella che non siamo ancora riusciti a trovare. Oppure, in alternativa, la spada di Damocle.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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