lunedì 2 novembre 2009

Pierluigi Bersani: geografie lessicali teme-rarissime

Il Pd ora finalmente promette bene. Per la gioia dei suoi elettori da troppo tempo stanchi e affamati di qualcosa di Sinistra. Il nuovo segretario Pierluigi Bersani un senso a questa storia cercherà in tutti i modi di darglielo, come promette dai manifesti disseminati a destra e a manca. Già a partire dal linguaggio. Si sa, la comunicazione è tutto. E Bersani lo sa. E siccome la comunicazione si fonda sul linguaggio, ha deciso di rinnovare quello verbale, creando un linguaggio nuovo che, nei discorsi, possa testimoniare fino in fondo il disegno politico di una sinistra riformista moderna, tonica e lungimirante.

E allora Bersani, all’indomani dell’elezione alle primarie, si è messo subito al lavoro, cominciando a cambiare di fatto il vocabolario politico dall’alfa all’omega. Innanzitutto non userà più la parola ‘opposizione’, bensì ‘alternativa’. “Noi vogliamo essere il partito dell’alternativa. Perché la parola alternativa – dice - contiene sicuramente il concetto di opposizione, al contrario l’opposizione non necessariamente include quello di alternativa”. Spiegazione esauriente ed esaustiva.
Ma la rivoluzione lessicale di Bersani non si ferma qui. Il nuovo segretario Pd preferisce evitare categoricamente anche la parola ‘dialogo’. Perché, a suo dire, sottintende troppe correnti alternate.

Meglio essere alternativi veri, ma senza spiacevoli e ambigui barbarismi. Mica questa è una rivoluzione campata in aria. Bersani fa le cose per bene. Tant'è che la chiave di volta per capire tutto questo fino in fondo ce la dà De Saussure: il linguaggio è quel sistema di segni, dove per segno si intende la corrispondenza tra significato e significante. Ogni volta che si utilizza una parola o un’espressione, così come si sta facendo anche in questo momento, ci si trova di fronte a un “contenitore”, il significante (la parola o l’espressione), che viene colmato da un “contenuto”, il significato (ciò che si vuole esprimere), il quale però è costruito socialmente. La relazione tra questi due elementi, il cui risultato è appunto il segno, è quindi arbitraria, socialmente costruita e frutto di un’interpretazione. Quindi operazione più che lecita.
Il nuovo segretario imprime al partito la sua linea e lo fa intingendo il suo pennello nelle tinte più forti. Insomma, si cambia. La rivoluzione piddina riparte anche dal vocabolario. Che dire, la Sinistra moderata e riformista aveva davvero bisogno di un leader così. Temerario fino in fondo.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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