martedì 17 marzo 2009

Il nuovo “Risorgimento” della Destra italiana?

Per Alleanza Nazionale è giunta l’ora. Di trasmutar sembiante, direbbe Dante, ma non l’essenza. E se è vero che la forma non c’entra molto con la sostanza, i nostalgici mussoliniani, quelli rimasti disperatamente ancorati all’Msi, che si scaldano ancora con la fiamma tricolore, fieri di aver ibernato spirito e mente in un’ideologia ormai “vissuta”, non dovrebbero avere troppo da temere.

Ieri sera l’hanno spiegato bene a Porta a porta Altero Matteoli, Andrea Ronchi, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno, Italo Bocchino e Giorgia Meloni. Tutti schierati in fila, uno accanto all’altro, in ordine di anzianità, dal più navigato alla meno stagionata. Tutti uniti nel sacro nome di Giorgio Almirante.
"Noi formiamo il Pdl con tutta la nostra storia, i nostri valori, la nostra esperienza. Chi dice che la destra chiude, che la destra finisce, sbaglia: sono chiacchiere". Andrea Ronchi taglia subito corto. Per evitare equivoci, fraintendimenti. An sta per entrare nel maestoso palazzo del Popolo della libertà. Così vuole Silvio Berlusconi e così si è ritrovato a volere anche Gianfranco Fini, che col premier non vanta sempre una perfetta corrispondenza d’amorosi sensi.

E ora la destra che fine fa? Segue il modello Sarkozy? Affronta decisa la scommessa di diventare davvero moderna e liberale? E, all'interno del Pdl, prevarrà il centro? Macché. Tutto risolto. Le quote sono pari. Almeno sulla carta. Lo dice anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno: "La destra entra a pieno titolo e con la sua storia nel Pdl perché si deve evitare una riedizione della Dc, il Pdl non può essere un partito di centro. I contenuti, i valori e le impostazioni della destra italiana - ha aggiunto - sono tutti presenti e ci saranno nel Pdl".

Quindi alla creatura nata a Fiuggi in quel gennaio del 1994 non resta che celebrare con solennità il suo ultimo congresso da single e sperare che la frangia più “estrema” del suo elettorato non scappi a gambe levate. Tant’è che Matteoli non può fare a meno di far presente che questo malcontento c’è (e la Mussolini, e Storace e la Santanchè poi che cosa direbbero?). "Questa storia dell'annessione mi fa un po' ridere. Chi ha il nostro percorso politico può farsi annettere?".

Ma Giorgia Meloni, la cocca del leader, corregge subito il tiro: “Non sono d'accordo sul fatto che la destra chiude. I partiti non sono le identità, le identità sono i valori. Stiamo facendo un partito di centrodestra e stiamo portando i nostri valori in un partito di centrodestra".
Quindi annessione, sì, ma con cautela. Per scongiurare a tutti i costi l’effetto camaleonte.
C’è poi anche chi è ultraottimista sull’operazione e si lancia senza paracadute. Come fa Italo Bocchino, che addirittura sostiene che "con il Pdl nasce la vera destra in Italia", aggiungendo che il nuovo soggetto "è lo sbocco naturale di quanto immaginato da Giuseppe Tatarella, che sosteneva la necessità di dialogare con tutte le culture politiche italiane”. Ottimo proposito. Certo, tutto può succedere. Premier permettendo…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su www.politicamagazine.info

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