venerdì 20 marzo 2009

Il ponte c’è. Il partito degli italiani, anche.

Non chiamatelo scioglimento. In realtà si va a fare semplicemente (si fa per dire) il grande partito del centrodestra. Il ministro delle Politiche Ue, Andrea Ronchi, alla vigilia dell’ultimo congresso del suo partito Alleanza nazionale prima dell’apparentamento stretto col Pdl, assicura: « An da partito a corrente? Ma non se ne parla nemmeno. L'unica cosa che non sarà è una corrente di qualche cosa. Noi abbiamo una grande sfida, quella di realizzare questo grande partito, nessuna corrente, noi saremo cofondatori. Fini e Berlusconi sono i due assi di questo grande partito, sono a pari titolo i due leader». E a chi aveva pensato che An stia facendo un passo indietro in nome del patto d’acciaio col premier, Ronchi ribatte così: «Noi di Alleanza nazionale ci sciogliamo domani per fare due passi avanti, porteremo in questo grande partito di centrodestra tutte le identità, tutti i valori, tutta la storia, tutta la spiritualità della Destra italiana».

E la scenografia, con un palco a forma di ponte, sarà il lieto auspicio del passaggio a un nuovo soggetto politico. Anche se non ci sarà Silvio Berlusconi a benedire. «Non potevamo imporgli tre discorsi congressuali in una settimana», ha detto La Russa. «Ma lo ringraziamo comunque per il fatto che per esserci era perfino disposto ad annullare i suoi impegni».
Ci sarà il simbolo del Pdl, ma senza la scritta "Berlusconi presidente". E soprattutto non verrà suonato il tormentone "Meno male che Silvio c'è”. An si affida ancora e sempre al tanto amato inno di Mameli.

Un’unione tutta rose e fiori? Non proprio. Visto che in sordina ci sarebbe la cosiddetta “guerra dei club”, come è già stata ribattezzata a via dell'Umiltà, sede di Forza Italia. Il primo passo l'ha compiuto Silvio Berlusconi. A fine febbraio Mario Valducci ha registrato l'associazione "Club della libertà", sul modello di quelli che costituirono la prima ossatura di Forza Italia nel 1994. Una struttura molto agile, corsara, dipendente soltanto dal Capo. Club ai quali aderire anche senza iscriversi al Pdl. «Le sezioni di partito sono le sezioni di partito», aveva detto Valducci, «i club sono un'altra cosa. Si deve dare la possibilità di partecipare alla politica anche a chi non vuole iscriversi formalmente».
Annusata l'aria in molti dentro Forza Italia - da Mariarosaria Rossi a Ciccio Colucci, da Stracquadanio allo stesso Valducci - si sono offerti per dar corpo a questa struttura parallela, che dovrebbe vivere molto anche sulla Rete. Ma Berlusconi li ha ringraziati e ha preferito affidarsi a Marcello Dell'Utri e Michela Brambilla, che da vecchi nemici adesso dovranno lavorare insieme. Con il compito di preparare in breve un progetto operativo.

Ma, arrivata la notizia, in An è scoppiata la rivolta. I colonnelli, in coro, hanno minacciato contromisure: «Se Berlusconi farà i suoi club, anche noi entriamo nel Pdl con i nostri circoli. Non possono esserci - avverte La Russa - partiti dentro il partito. Un conto sono le fondazioni e le associazioni culturali, che sono una ricchezza e resteranno. Ma non esiste che possano esserci strutture parallele al Pdl». Anche perché non si capisce, dal punto di vista di An, in quale rapporto gerarchico dovrebbero stare questi club rispetto alle strutture territoriali del Pdl.

Una questione ancora aperta è poi quella che riguarda le associazioni giovanili. Azione Giovani, la struttura che fa capo a Giorgia Meloni, non ha ancora deciso di sciogliersi e mischiarsi ai giovani di Forza Italia. A resistere non è tanto la Meloni, che anzi cerca di mediare, quanto l'ala più identitaria e di destra. Abituati a una forte autonomia, i giovani di An temono di finire annullati in un indistinto berlusconiano.
I giovani forzisti, guidati da Francesco Pasquali, sono invece completamente proiettati in una logica da partito unico e stanno studiando anche un'organizzazione più light, basata su adesioni temporanee, sui gruppi di Facebook. Al momento le due organizzazioni giovani continueranno a esistere in parallelo. Intanto, in attesa dei prossimi sviluppi, non resta che concentrare tutta l’attenzione su domenica, quando Gianfranco Fini salirà sul palco non da leader, ma da semplice militante, e versando qualche lacrima cercherà di spiegare ai suoi le ragioni del suo «atto d’amore» lungimirante. Un discorso che molti annunciano «conciliante» verso il Cavaliere, di chi è consapevole del ruolo di co-fondatore di una forza che al momento è certamente legata a una leadership indiscussa.

Certo, considerando che è «rara la vita in due, fatta di lievi gesti e affetti di giornata consistenti o no». E che… «…bisogna muoversi come ospiti pieni di premure con delicata attenzione per non disturbare», la sfida non è da poco.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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