Lo è nella mossa, lo è nella posa. L’antipatico è fatto così. E non c’è niente da fare. Identikit: occhi leggermente obliqui e insignificanti, aria compassata e molto di maniera, leggerissima smorfia facciale, da accentuare di volta in volta dinanzi a chi ci si vuole mostrare ancora più antipatici. L'antipatia va dosata con cura, anche se l’antipatico non sa di esserlo già prima di nascere, già da quando nuotava nella placenta. Qualsiasi cosa dica, sia bella che brutta, sia importante che idiota, l’antipatico la dice in un certo modo: appunto, da antipatico. Umanità, scioltezza e familiarità non gli appartengono.
Quando interviene in una conversazione, è solo per affermare la sua dote di antipatia congenita e affinata ad arte negli anni. L’antipatico rimorchia in modo viscido, entra nel bel mezzo di una conversazione per dimostrare che fino a quel preciso momento, ovvero prima del suo "preziosissimo" intervento, si era parlato solo ed esclusivamente di emerite sciocchezze. L’antipatico si crede interessante quando invece è il primo a dire e fare cose del tutto prive di un minimo interesse. L’antipatico si diverte a sfoggiare un paio di nozioni che ha avuto la fortuna di rapinare in qualche salotto o che ha studiato da gran secchione, per mostrare poi agli altri che non sanno un bel niente. L’antipatico parla piano e lentamente, gesticola poco e ha sempre un’aria da zombie. L’antipatico si crede originale quando invece è l’ovvietà e la banalità fatta persona. L’antipatico ti guarda da lontano e dall’alto in basso, ma poi si sceglie un paio di persone esattamente come lui o, come diceva Nietzsche, con mentalità servile o, peggo, sufficientemente ipocrite e pronte alla falsa adulazione, su cui decide di puntare tutta la sua attenzione e con cui decide di simpatizzare a 360 gradi.
L’antipatico riesce ad esserlo perfino quando si sforza di apparire come in realtà non sarà mai, ovvero simpatico. E il miracolo avviene quasi sempre. Perché una battuta di spirito messa in bocca all’antipatico diventa una supposta alla glicerina, con gli inevitabili effetti del caso. E anziché venir da ridere, viene solo da piangere. Poi c’è il caso opposto, quello in cui l’antipatico, che ovviamente non sa di essere tale, decide di fare l’antipatico (secondo lui), senza sapere che in tal caso finirà col diventare davvero insopportabile. E qui si raggiunge il massimo della perversione mentale, comportamentale, sociale. Non c’è copione che tenga, ogni buon antipatico che si rispetti si rende insopportabile a suo modo. Per fortuna eliminarlo dal proprio raggio visivo si può. E ogni volta che succede te ne accorgi: riacquisti improvvisamente un’ insostenibile leggerezza dell’essere.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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