Sanremo, capitolo primo. Licenziamento in tronco per Morgan, escluso dal Festival dopo l’intervista in cui ammetteva l’uso di droghe. Nonostante la smentita del cantante, che ora si dice "traumatizzato" per quanto è accaduto, è arrivata la decisione della Rai di escluderlo dal concorso canoro. Il direttore di Raiuno Mauro Mazza, d'intesa con il direttore Generale Mauro Masi, dopo aver consultato il direttore artistico del Festival Gianmarco Mazzi, ha deciso - informa una nota - l'esclusione del cantante Morgan dalla 60^ edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Dopo l'esclusione, una valanga di polemiche. Il presidente della commissione per l’Infanzia, Alessandra Mussolini, in accordo con la vicepresidente Gabriella Carlucci e con Mariella Bocciardo, propone che tutti i cantanti in gara al Festival di Sanremo facciano il test antidroga. «Il Festival - dice la Mussolini - è ormai un’istituzione e deve rimanere un veicolo di valori sani e trasparenti. Anche la canzone italiana dev' essere pulita!».
Sanremo, capitolo secondo. Prosegue la bagarre tra Pupo e Nino D’Angelo sul principe canterino che ora indigna i comunisti. Infatti ci mancava solo Flavio Arzarello a gettare benzina sull’infuocato ping pong di polemiche fra i tre. Il coordinatore nazionale della Fgci, l’organizzazione giovanile del Pdci, lamenta sdegno e irriverenza per il testo della canzone che Emanuele Filiberto dovrebbe cantare insieme a Pupo (il condizionale è d’obbligo, visto che forse Pupo, stanco delle polemiche e dei tanti ritocchi al testo, vorrebbe mandare la sua partecipazione a Sanremo a quel paese...).
"Morgan? Il vero scandalo non e' lui – dice Arzarello - artista di grande valore, nonostante le affermazioni sbagliate sull'uso della cocaina. Il vero scandalo e' che il servizio pubblico lasci cantare a Emanuele Filiberto un inno all'ancien regime di Casa Savoia".
"Morgan? Il vero scandalo non e' lui – dice Arzarello - artista di grande valore, nonostante le affermazioni sbagliate sull'uso della cocaina. Il vero scandalo e' che il servizio pubblico lasci cantare a Emanuele Filiberto un inno all'ancien regime di Casa Savoia".
La stonatura del testo giudicata inammissibile sarebbe questa: “Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente”. Assoluzione dei Savoia in piena regola, secondo Arzarello, dalle pesanti responsabilità storiche. “Una vergogna che non può passare inosservata. Siamo passati dalla tragedia del passato alla farsa di oggi, con il benestare della Rai". Una bocciatura in tronco, che si unisce alle parole non proprio lusinghiere pronunciate ieri da Nino D’Angelo ai microfoni del programma di Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro su Radio2: “Se vince il principe, io non canto più”. Con la pronta risposta di Pupo: "Se vince D'Angelo, farò ritonare rospo il principe".
E vabbè. I Savoia non saranno tanto amati. Però quest’anno, quantomeno finora, sono riusciti a rubare la scena al solito Povia, che si era preparato a esplodere puntuale come sempre con la bomba mediatica sul brano dedicato a Eluana Englaro. Ma il festival non è ancora iniziato e la rimonta potrebbe essere dietro l’angolo. Anzi, dietro l’ Ariston.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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