Qualche volta i sogni si realizzano. Come nel caso di Barack Obama, il 43esimo presidente degli Stati Uniti. L’uomo del cambiamento, della Provvidenza. Il salvatore della patria americana, un miracolo che cammina. O semplicemente un self made man afro-americano che passerà alla storia. Perché ha compiuto un primo passo significativo verso il difficile cammino tracciato con molta audacia da Martin Luther King quarantacinque anni fa, quando il suo sogno era che un giorno i suoi quattro figli piccoli potessero vivere in una nazione nella quale non sarebbero stati giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.
E se c’è qualcosa che può vantare Obama è proprio questa: aver avuto la straordinaria abilità di sfoggiare le sue doti in un momento di profonda crisi (la più forte dopo la Grande Depressione) e di grande incertezza per il futuro.
Del resto ogni epoca, specie quando attraversa momenti di affanno e preoccupanti battute d’arresto, ha bisogno di aggrapparsi disperatamente a qualcosa e a qualcuno che possa rappresentare un’àncora di salvezza psicologica (reale o presunta che sia).
E così il destino ha voluto che l’uomo nero varcasse la soglia della Casa Bianca, che Obama venisse ricordato nella storia come un personaggio di quelli a cui si dedicano interi capitoli. E che il suo volto sorridente, la sua parlata disinvolta, il suo piglio da star hollywoodiana avessero il sopravvento sul repubblicano John McCain. Storica la vittoria in Ohio, roccaforte repubblicana, ma anche in Pennsylvania e in Virginia. E forse anche in Florida, dove si sta giocando un testa a testa all’ultimo voto.
Ma Obama ha vinto. Tutto il resto è noia. E allora, via libera agli slogan, alle esplosioni di gioia. Evviva la democrazia, evviva il cambiamento, certo. Evviva l’exploit di voti dovuto principalmente alla straordinaria partecipazione alle urne. Evviva la Virginia, uno degli stati determinanti per la vittoria di Obama, evviva le svolte epocali, i lifting, i restyling. Perché si guarda sempre al futuro. Anche se ora il nuovo presidente Usa dovrà anzitutto essere all’altezza delle aspettative dei suoi tanti elettori e non tradire in alcun modo la fiducia che loro gli hanno accordato.
L’unico modo che ha per farlo è il buon governo, che in parole povere si può tradurre nel mettere in pratica le promesse entusiasmanti che in campagna elettorale ha dispensato con generosità a destra e a manca. Ora Obama è stato incoronato l’uomo del futuro e dei miracoli. Riuscirà davvero ad arginare i danni della crisi, a rimettere in moto l'economia, a prendere una posizione determinante in politica estera, a far cambiare volto e fisionomia agli States?
Troppo presto per dirlo. Questo è il momento dei festeggiamenti, quello in cui lady Obama assapora finalmente l’ebbrezza della prima donna e insieme il gusto di sapere che 360 persone hanno votato per suo marito. Realizzando così anche il suo sogno.
Ora non resta che aspettare che la profezia si porti a compimento. E che, come gli avrebbe suggerito Tommaso Moro, Barack Obama possa avere la forza di cambiare le cose che può cambiare. Visto che forse chiedergli di cambiare anche quelle che non può cambiare sarebbe davvero troppo. Anche per uno come lui, che è l'uomo della Provvidenza. E anche se alla divina Provvidenza non c'è limite.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
mercoledì 5 novembre 2008
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6 commenti:
Anch'io avevo un sogno.
Anzi, ne avevo molti.
Uno, però, a breve termine: riuscire a mandare a carte 48 (1848, l'anno della Rivoluzione Liberale per eccellenza) gli auspici dei mass media & della middle-class: la vittoria di McCain.
Uno scozzese valeva bene una messa in compagnia della Palin.
Ed invece ci è andata male...augurandoci che non sian davvero dolori per tutti !
Scendi coi piedi per terra... :-) E.
E' questo che temo.
Scendere con i piedi per terra e ritrovarmi il Presidente del paese più potente al mondo senza grande esperienza e con gli occhi che strizzano a destra e a manca....
E pergiunta sostenuto dai mass media !
Insomma, una mostruosità vera e propria. :-) E.
Diciamo che poteva andare meglio.
PS: ti aspetto domenica a Montefiore Conca (Rimini) !
Esprimo la mia gioia per l'elezione del primo presidente americano di colore, che comanderà in quella casa bianca costruita dai suoi antenati schiavi. rischia molto tuttavia, hanno già cercato di ucciderlo e potrebbero provarci ancora. Intanto Bin laden promette un attentato peggiore dell'11 settembre, per dare alla finanza mondiale il colpo di grazia. Andremo tutti a mendicare un tozzo di pane?
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