Altro che grandi griffe, nomi della moda che pesano. Il guardaroba delle signore più in vista degli States si alleggerisce , scrollandosi di dosso quei marchi tanto a lungo osannati, che mai nessuno finora aveva avuto il coraggio di mettere in discussione.
E così, dall’irreprensibile Condoleezza Rice a Kim Basinger, da Lee Curtis a Meryl Streep, passando per Julia Roberts, la nuova tendenza delle Vip americane è affidarsi a stilisti meno noti, ma non per questo meno bravi.
Come per esempio Ilaria Macola, nata a Padova, che coi suoi cappottini a tre quarti, i suoi abiti da cocktail in seta, gli scamiciati bicolori anni Sessanta, è riuscita laddove molti, prima di lei, avevano fallito. E in breve ha conquistato a tal punto la glaciale Condy da farle appendere all’armadio il tanto caro Armani.
Sarà che oltreoceano le celebrità non se la tirano e può capitare che la commessa di un negozio si veda spuntare davanti la sorridente Julia Roberts che, manco fosse la vicina di casa, senza farsi annunciare dalla folla, piomba nel negozio coi suoi capelli ricci e un sorriso a trecentosessantacinque denti e si prova un paio di capi. Certo, magari alla fine tira fuori la carta di credito e scioglie ogni dubbio. Stesso copione per la mogliettina di Harrison Ford o per Sigourney Weaver. Tutte rigorosamente senza preavviso, ma soprattutto senza darsi un sacco di arie.
E la Rice invece come si comporta? “Per rispetto della privacy, mi limito a dire soltanto che è un’ottima cliente”, fa sapere la stilista padovana che – prima di fondare il suo marchio negli anni Novanta, è stata l’artefice del successo di Naj Oleari – “Passa in auto la mattina, vede qualcosa che le piace e noi glielo recapitiamo in pochissimo tempo a domicilio”. Una bella soddisfazione, quella di vestire il numero due degli Stati Uniti. Macola ci sa fare, è una che i propri clienti li mette a proprio agio.
E’ forse anche questo uno dei motivi del suo successo con le star. Dispensa al momento opportuno la giusta dose di coccole e attenzioni, senza per questo rinunciare all’autorevolezza e alla professionalità. Gli abiti, sia per le celebrità che per i comuni mortali, vengono tutti cuciti addosso, perché la moda è uno stile di vita. E rivela la personalità, il carattere. Ma alla fine bisogna fare i conti anche col proprio fisico. Non tutte possono permettersi certi abiti. Perfino l’età ha il suo peso, nella scelta di un modello piuttosto che un altro. Proprio per questo, la Macola ha allargato il suo orizzonte, pensando abiti per ragazzine quattordicenni ancora acerbe, che giocano a fare le donne, e per signore un bel po’ stagionate (la cliente più anziana ha 94 anni, giura la stilista), salvandole dall’inevitabile rischio di scadere nel ridicolo.
Ma forse le star americane si affidano a Macola anche perché i suoi abiti, sul corpo di chi li indossa, promettono miracoli: esaltano i pregi e nascondono i difetti. Un vero toccasana, specie di questi tempi, in cui la forma è diventata sostanza e l’immagine è tutto. O quasi.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
6 commenti:
Cara Ele, se fossi venuta a Montefiore Conca (Rimini), avresti potuto realizzare un ottimo articolo su un argomento di alto livello e conoscere anche uno degli alti consiglieri nazionali dell'Ordine dei Giornalisti, Bent Parodi (peraltro ultimo discendente dei Gattopardi socialisani), con il quale ho trascorso due giornate splendide a chiacchierare di tutto lo scibile umano.
Io te lo dissi, ma tu dimenticasti completamente.
Ma che c'entra col post?? Mi sa che stavolta sei andato fuori tema... E. :-)
COMUNICATO STAMPA
Recuperare, salvaguardare e valorizzare gli Archivi della Moda, il patrimonio documentario delle imprese del “Sistema Moda” e la memoria dello sviluppo economico, storico-culturale del nostro Paese, volàno per la conoscenza, la promozione e l’innovazione del Made in Italy: sono questi gli obiettivi – e la sfida - che animano il progetto triennale Archivi della Moda del ‘900 elaborato dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana - ANAI e la Direzione Generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con la Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore e la Direzione Generale per l’organizzazione, l’innovazione, la formazione, la qualificazione professionale e le relazioni sindacali dello stesso Ministero. Una vera sfida che denuncia una necessità, un’urgenza conoscitiva e conservativa del patrimonio legato alla moda, che rischia una pericolosa dispersione.
Il Progetto, sullo sfondo delle “città capitali della moda” in Italia e nel mondo (Firenze, Milano, Roma, Parigi, Londra, Anversa, New York, Tokyo), intende esplorare tematiche inerenti al “Sistema Moda”, focalizzando l’attenzione sull’importanza del recupero e della conservazione degli Archivi della Moda del Novecento. Si procederà quindi attraverso l’attività di ricognizione, censimento e informatizzazione degli archivi, nonché l’organizzazione di seminari di studi in varie regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Puglia, Veneto, Campania) sulle diverse specificità territoriali, al fine di far emergere, scoprire, valorizzare e rendere fruibile un ampio ventaglio di fonti finora inesplorato.
La Presentazione del Progetto è prevista a Firenze il 12 gennaio 2009, alle ore 11:00, nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, in occasione di Pitti Immagine Uomo n. 75. Nel corso della giornata si svolgerà una Tavola Rotonda per approfondire la relazione tra il Sistema Moda Italiano e la valorizzazione della sua memoria e saranno proiettati alcuni filmati di repertorio legati alla Moda dall’Archivio Storico dell’Istituto Luce e della Cineteca Nazionale.
Firenze, Palazzo Pitti Sala Bianca: 12 gennaio 2009 Programma ore 11:00 Apertura dei lavori ore 12:30 Conferenza Stampa ore 15:00 Tavola Rotonda Il Sistema Moda italiano e l’importanza della valorizzazione della sua memoria
Ufficio stampa studio torricelli
In questo momento funziona!!!
Conosco Bent Parodi soprattutto per i suoi libri sui cognomi italiani e la rubrica che tiene sul "Giornale di Sicilia".
Qualcuno lo ha chiamato "il principe mago".
Bentornato Andrea! Ci sei mancato parecchio.
La moda affascina, è un sogno, qualcosa che ti trasporta in un mondo di frizzi e lazzi, dove principesse e principi nutrono il loro ego smisurato con iniezioni di narcisismo allo stato puro.
Ma la moda è anche civetteria, quel pizzico di vanità che non guasta, un modo per piacere e per piacersi. Un vezzo, un lusso, una favolosa chiccheria. Un mondo dorato dove approdare quando vuoi fuggire da ciò che ti circonda e che magari ormai non ti soddisfa più.
E, se usata bene, la moda è anche un modo per manifestare se stessi, la propria personalità, i propri umori.
Se poi diventa anche un progetto culturale, ancora meglio. L'iniziativa fiorentina di cui ci dai notizia mi sembra interessante. A presto. :-) E.
In effetti Bent ritiene che il mio cognome derivi da Bagatto, ovvero l'artista di strada prestigiatore e mago.
Beh...in effetti mi corrisponderebbe parecchio.
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