Che strano sapere che la Grecia è affogata nel debito pubblico, fa acqua da tutte le parti e il suo destino è appeso al sottilissimo filo delle trattative per attivare il piano congiunto di salvataggio che mette insieme Eurogruppo, Bce, Fmi e, naturalmente, il governo greco. Strano e drammatico al tempo stesso per ciò che è stata la Grecia antica, soprattutto quella democratica di Pericle, straordinariamente bella, creativa e dinamica. Un portavoce di Van Rompuy ha precisato, riferendo le dichiarazioni del presidente stabile dell'Ue sul debito della Grecia, che le trattative sul piano degli aiuti "stanno continuando, sono sulla strada giusta e non si tratta della ristrutturazione del debito". In altri termini, non ci sono "questioni" sul debito in relazione al pacchetto finanziario di sostegno in discussione. Van Rompuy, nel suo intervento, ha confermato il summit tra i Paesi dell'area dell'euro "intorno al 10 maggio" per discutere della crisi greca. "Come presidente dell'Unione europea, confermo che ho intenzione di convocare una riunione dell'Eurogruppo, con i capi di Stato e di governo, intorno al 10 maggio. Sulla base della relazione che sarà ultimata nei prossimi giorni, i capi di Stato e di governo dovranno decidere consentendo il pagamento degli aiuti attualmente in discussione". Il Fondo monetario internazionale prevede di sbloccare un aiuto finanziario di 10 miliardi di euro (13 miliardi di dollari) supplementari alla Grecia, stando a quanto riferisce il Financial Times. Il Fondo ha già proposto di versare 15 miliardi di euro di prestiti alla Grecia, portando a 45 miliardi di euro la somma totale degli aiuti al paese. Gli aiuti del Fmi toccherebbero dunque i 25 miliardi di euro.
La speranza torna. Ma tutto questo resta strano e drammatico comunque. Perché la Grecia alla cultura europea ha dato davvero tanto. Lì è nata la filosofia, coi presocratici che s’interrogavano sull’elemento da cui è nata la vita. In Grecia è nato il teatro tragico di Eschilo, Sofocle, Euripide, la più alta espressione d’arte che ha portato sulla scena temi importanti come la vita, la morte, il rapporto dell’uomo con la fede e con l’al di là. In Grecia sono nate le Olimpiadi, per le quali si fermavano le guerre e lo spirito agonistico più puro, i voli pindarici e la divinizzazione dell’eroe-atleta. In Grecia è nata la commedia di Aristofane, prima espressione della satira politica e con Erodoto si è sviluppata la storia come forma di indagine disciplinata da un metodo scientifico di chi sente, vede, ascolta e poi soprattutto verifica. Insomma in Grecia è nata una parte consistente della nostra civiltà. E in parte ciò che siamo oggi lo dobbiamo a questa nazione bagnata dal mar Egeo che oggi ha il fiato corto e respira a fatica. Del resto oggi Atene è sempre più una città divisa tra gli antichi fasti di un’acropoli gloriosa ma sempre più distante, dove spadroneggia maestoso il tempio della dea Nike che annuncia vittoria coi suoi frontoni e le colonne a scanalature doriche e il resto che fa apparire anche agli occhi dell'osservatore più distratto la città vecchia, lenta, coi filobus mezzi rotti e le auto da rottamare, grondante di povertà e arretratezza. Una città che non riesce a tenere il passo con una modernità spietata. Ed è questo che fa più paura.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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