Prima o poi si scivola in seconda fila, se sei sfortunato anche in terza. Se lo sei ancora di più, cadi nel dimenticatoio e nessuno si ricorda neppure la tua faccia, nonostante le punturine di botox. La discesa è lenta e inesorabile. Senza nemmeno accorgertene, di colpo abbandoni le passerelle e finisci in uno scantinato pieno di polvere. Lo stuolo di corteggiatori si assottiglia, la notorietà viaggia in caduta libera, il presenzialismo televisivo e mediatico diventa solo un lontano ricordo, le copertine dei giornali ti abbandonano e i riflettori si intiepidiscono, fino a spegnersi del tutto.
Stefania Prestigiacomo sembra essere sulla buona strada per cominciare a far perdere ogni traccia di sé. Cocca del premier Silvio Berlusconi, ha varcato per la prima volta la soglia di Montecitorio con uno dei suoi immancabili e rigorosissimi tailleur nel lontano 1994, alla tenera età di 28 anni, che in un Paese gerontocratico come l’Italia, dove se ti va bene cominci a diventare adulto a 40 anni suonati, equivale a dire ancora in fasce. Lei e la collega dell’opposizione Giovanna Melandri erano le star indiscusse della politica di casa nostra. Prototipo ben riuscito di gnocche con la testa, donne che ce la fanno.
Bionda come il sole, sorriso cavallino e andamento dinoccolato, la Prestigiacomo era dappertutto, come il prezzemolo. Comodamente seduta sulle poltrone vellutate e composte del Transatlantico e su quelle telegeniche e infiocchettate di Porta a porta e Ballarò, intervistata dalle “Iene”, nel mirino di “Striscia la notizia”, tra la gente, alle manifestazioni di piazza e nei palazzi, nei salotti che contano e in barca elegantemente abbronzata, al largo di Taormina. Insomma, per l’imprenditrice siracusana era una vita da primadonna, col capo cosparso di allori, sempre al centro del gossip. Si parlava perfino di una sua presunta liaison con Gianfranco Fini, prima che spuntasse Elisabetta Tulliani. Pare che per lei il Presidente della Camera avesse perso a tal puntola testa da perdere anche il suo orientamento politico schierandosi, a differenza del resto del partito, proprio insieme alla Prestigiacomo, contro la revisione della legge 194 sull’aborto. Ma lei, fedele consorte di Angelo Bellucci, notaio azzurrino ex sciupafemmine, aveva smentito categoricamente.
Da ministro delle Pari oppurtunità del governo Berlusconi II e III a ministro dell’Ambiente dell’attuale governo, aveva festeggiato la sua ricomparsa sulla scena in tailleur viola. Ma stavolta a oscurarla ci hanno pensato la civetteria giovane e piaciona di Mara Carfagna e la saccenza da prima della classe di Mariastella Gelmini.
E lei? Alta come una pertica ma latitante in tv e sui giornali, nominata per un’eventuale candidatura alla presidenza della regione Sicilia, ma inghiottita subito da Raffaele Lombardo, era riapparsa alla Conferenza di Copenhagen sul clima e in un timido sopralluogo sul fiume Lambro macchiato di petrolio. Poi il fulmine a ciel sereno dell’indagine a suo carico per il reato di peculato: il ministro avrebbe utilizzato la carta di credito del suo dicastero per acquistare articoli di moda e pelletteria femminile. Ne frattempo la Prestigiacomo si è consolata su facebook : una pagina pubblica con 2000 fan, un profilo che conta appena 205 amici, i più fedeli. E da marzo anche la pagina del ministero dell'Ambiente, con una finestra collegata al sito del ministro per informare con link, foto e video su iniziative in corso su eco sostenibilità, educazione ambientale e protezione delle biodiversità. Poi si è data alla politica internazionale, con la firma insieme al suo collega francese Jean Louis Borloo a Parigi di un protocollo d’intesa sulla sicurezza nucleare, come ha reso noto un comunicato del ministero dell’Ambiente, per l’ istituzione tra Italia e Francia di un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare, facilitando la collaborazione tra le due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l’Ispra e L’Asn. Insieme al ministro Fazio la Prestigiacomo ha inoltre controfirmato in questi giorni il decreto Zaia sugli Ogm. Si tratta del decreto interministeriale con cui viene negata la richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati. Meglio nutrirsi con un elisir di lungo corso. Assolutamente indispensabile per salvarsi da un oblio sempre più imminente. E utilissimo più che a rimettersi in forma, a rimettersi in mostra.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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