martedì 7 ottobre 2008

La moviola segreta: quel disco inciso per sempre

"Alle volte nemmeno dieci moviole riescono a chiarire certi episodi". Parola di Urbano Cairo. Anche se il giudizio un po' "tranciant" risale a un anno fa, il presidente del Toro solleva un dubbio: che la tanto declamata moviola non sia del tutto infallibile. Non più inventio divina, dunque.

Sta di fatto che, odiata o amata che sia, - nelle analisi post-partita - è davvero un elemento irrinunciabile. Spesso deus ex machina che scende dall'alto a sciogliere quei nodi difficilmente districabili che rischiano di fare appallottolare come un foglio di giornale le più azzardate analisi dei commentatori spesso abituati ad arrovellarsi su se stessi. Spesso la moviola finisce per essere un'arma a doppio taglio: mette alla gogna i colpevoli, ma allo stesso tempo scagiona i presunti tali da colpe che non hanno, da falli mai commessi, da fuori gioco inesistenti, e così via. E attorno a sé scatena fiumi d'inchiostro e ispira decine e decine di agoni verbali fatti di serrati e animati botta e risposta televisivi.

Che la moviola fosse conosciuta anche a chi non è un patito del calcio, lo si sapeva. Ma forse non tutti sanno che la moviola ha perfino a che fare con la letteratura. La sua storia inizia già nel 1930, quando compare nella nostra lingua come "apparecchiatura per il montaggio cinematografico, che permette di fermare la pellicola in qualunque momento e di farla scorrere avanti e indietro a diverse velocità".

A questo impiego accennano illustri personaggi del nostro panorama letterario. Come Carlo Levi ne «L' orologio» (1950), Mario Soldati nel romanzo «Le due città» (1964), Pier Paolo Pasolini nella raccolta di scritti postumi «Le belle bandiere» (1977).

Ma da dove deriva il termine "moviola", ovvero, per dirla con Aldo Grasso, quell'"implacabile occhio tecnologico" capace di far tremare le vene ai polsi a giocatori, arbitri, allenatori e presidenti di squadra? Le origini sono anglo-americane, per l'esattezza da "movieola", che a sua volta deriva da "movie" (in inglese: pellicola, film). Ma andando ancora più a ritroso nel tempo, si scopre che la parola in questione affonda le sue radici nel verbo latino di seconda coniugazione "movere".
L'impiego della moviola per rivedere e analizzare le riprese degli avvenimenti sportivi più controversi risale al 1967. Galeotto fu l'intervento del giornalista Carlo Sassi nello storico programma Rai "Domenica sportiva".
A partire da quel momento, è stato quasi impossibile resistere al fascino della moviola. Eppure ce n'è una ancora più irresistibile. E' la "moviola segreta" che è in noi, ovvero la nostra memoria. E stavolta niente effetti collaterali come discussioni o risse. Perfino gli eterni dibattiti se vietarla, sospenderla o usarla senza risparmio sembrano essersi dissolti nel vento.
Perché l'incantevole effetto immediato che produce questo tipo di moviola, appunto quella segreta, è uno solo: "il passato si alza subito intorno, la vita trascorsa riappare, come un disco inciso una volta per sempre". Parola di Eugenio Montale.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su http://www.alessandrorosina.it/

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