giovedì 16 ottobre 2008

Mischiarsi la pelle, le anime, le ossa?

E dopo la separazione dei beni, è la volta della separazione delle classi. Il leghista Cota la sua proposta l’ha fatta, anche se è stata da molti considerata indecente. Anche se ha incassato un bel no dall’opposizione, dai sindacati e persino dal mondo cattolico.

Ma ormai, quel che è fatto è fatto. Nel senso che la mozione che introduce nelle scuole italiane le cosiddette “classi d’inserimento” per i figli degli immigrati che non masticano ancora bene la nostra lingua è stata approvata dalla Camera.

Peccato però che il provvedimento, giudicato da Veltroni, manco a dirlo, “intollerabile”, non abbia conquistato le simpatie neppure dell’ala destra del Pdl, tant’è che Alessandra Mussolini, in qualità di presidente della commissione bicamerale per l’Infanzia, ha deciso di scrivere al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, la cui fama è balzata in vetta alle classifiche degli ultimi sondaggi, chiedendole con urgenza un incontro. E anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno chiede "una pausa di riflessione".

La maggiore perplessità che accomuna tutti i dissidenti e gli scettici sul provvedimento leghista è che l’integrazione vada così a farsi benedire. E se Veltroni dal canto suo rispolvera la sua vena buonista e nostalgico-sentimentale a cui ci aveva abituato nei mesi scorsi, ricordando agli italiani quando eravamo noi, un tempo, gli emigranti con la valigia di cartone in cerca di ospitalità e accoglienza, il settimanale cattolico “Famiglia cristiana”, per bocca del suo direttore, don Sciortino, lancia un vero e proprio grido d’allarme: “Le classi ponte per gli studenti stranieri complicano l’integrazione e puntano all’espulsione degli immigrati”.

Preoccupata anche l'Anci, l'associazione dei comuni italiani. Fabio Sturani, sindaco di Ancona e suo vicepresidente, fa notare che "in Italia sono circa 690.000 gli studenti stranieri presenti nelle nostre scuole che rappresentano oltre 190 diverse nazionalità. Nessuno mette in dubbio che per i minori stranieri ci sia necessità di un sostegno scolastico, ma questo si deve aggiungere alla normale programmazione delle attività e soprattutto deve essere inserito in quadro, concreto, di pari opportunità e di sostegno all'integrazione".

E già, l’integrazione. Tanto facile a dirsi, ma così difficile a farsi. Non è che quasi quasi sarebbe meglio quella del ghetto, che di certo non richiede nessuno sforzo, se non quello di starsene ciascuno per conto proprio? Se fosse coì, vorrebbe dire che siamo proprio un popolo di sfaticati.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Integrazione", "welfare" e psicologia spicciola. Il dilemma dei minori coinvolge. I bambini delle neo famiglie italiane immigrate, come ben dici, non masticano ancora bene la nostra lingua.
Conoscendoci, li ermargineremo, anzi li emarginiamo comunque.
Parlo per esperienza personale.
I bambini piccoli non sono né leghisti né razzisti. Eppure antropologicamente si creano all'interno dei gruppi delle differenze.
I bambini "stranieri" soffrono molto i primi anni di vita. Fin dall'asilo vengono esclusi dai giochi di gruppo perché a casa parlano la lingua dei genitori. A scuola non comunicano con i maestri, non dialogano con i coetanei.
Così entrano in uno strano circolo vizioso che gli impedisce di inserirsi subito.

Le cose peggiorano se i figli hanno tra i 6 e i 10 anni, oppure oltre i 14 anni. In piena età dello sviluppo, ragazzi e ragazze restano disorientati, vanno male a scuola, non riescono a scrivere bene i temi, alle interrogazioni fanno cilecca. Difficoltà mortificanti per chiunque (e come la mettiamo col soddisfacimento dei bisogni essenziali dei loro nucleo familiare, la salute, la casa, il lavoro, le tasse, le regole da rispettare di un altro paese...).

La didattica interculturale è possibile, ma occorre tener conto pure delle enormi difficoltà di apprendimento dei ragazzi italiani d'oggi: frastornati, spesso trascurati, travolti dai problemi delle famiglie allargate, litigi, mancanza di liquidità dei genitori, tecnologie che affascinano più dei libri e dei dizionari, insicurezza, immaturità, eccessiva libertà di azione e sessuale.

La verità di questi nostri tormentati quotidiani Anni Duemila è l'atteggiamento diffuso di porre veti ovunque e per tutto ciò che si propone.

Ci renderemo la vita difficile da soli.

Anonimo ha detto...

Anch'io da ragazzino ero escluso: ero fra i pochi che non conoscevano una parola di dialetto e poi me ne stavo sempre in disparte a leggere.
Con gli anni ci ho fatto il callo e sono diventato molto aggressivo: tendo a discriminare.....la massa, il branco e persino Branko quando non ci prende con il segno dell'Acquario ;-)
Sulle classi miste dico sì: a patto però che i ragazzini immigrati conoscano qualche rudimento d'italiano.
Alrimenti sarebbe un casino per loro e gli insegnanti !

Anonimo ha detto...

DIAMO I NUMERI!!!

Distribuzione alunni stranieri nel territorio/ REGIONE (Alunni percentuale)
(dati: Ministero della Pubblica Istruzione anno scolastico 2006-2007)

1 - Lombardia 121.520 9,2%
2 - Veneto 61.891 9,0%
3 - Emilia-Romagna 58.521 10,7%
4 - Lazio 49.601 6,0%
5 - Piemonte 48.430 8,5%
6 - Toscana 39.776 8,4%
7 - Marche 19.400 8,8%
8 - Liguria 15.268 7,9&
9 - Umbria 12.079 10,1%
10 - Sicilia 11.974 1,3%
11 - Friuli-Venezia Giulia 11.932 7,8%
12 - Campania 11.139 1,0%
13 - Trentino Alto Adige 10.817 6,8%
14 - Puglia 9.041 1,3%
15 - Abruzzo 8.222 4,2%
16 - Calabria 6.278 1,8%
17 - Sardegna 2.725 1,1%
18 - Basilicata 1.075 1,1%
19 - Valle d'Aosta 1.010 5,9%
20 - Molise 746 1,5%

Questi dati riportati dall’ANSA il 31-8-2008 evidenziano la distribuzione dei giovani stranieri nelle varie regioni.
Se la maggior percentuale si registra in Emilia-Romagna (10,7% sul totale degli studenti), il dato assoluto più alto è in Lombardia (121.520 alunni e Milano è al primo posto per numero assoluto con 48.453).
Nell'annata 2007/2008 si è registrato un 14,5% in più rispetto all’anno precedente.

Oltre mezzo milione di studenti frequentano le scuole italiane.
Preferiscono il Nord e il Centro-nord con percentuali tra il 5,9 e il 10,7%.
Al Sud la percentuale si abbassa notevolmente: tra l’1 e l’1,8%
Un fenomeno che interessa soprattutto le scuole primarie (217.716, pari al 7,7%), a pari merito con le scuole medie (7,3%, cioè 126.396 alunni). A poca distanza seguono le scuole d'infanzia con un 6,7%. Fa pensare la scarsa presensenza di allievi alle secondarie: appena il 4,3%.

Curiosamente, la nazionalità più rappresentata è la rumena (93 mila studenti), in linea con l’arrivo di 120 mila immigrati rumeni giunti nel nostro nel solo biennio 2006-7.

Dal 2006/2007 al 2007/2008, gli studenti stranieri sono cresciuti di 70 mila unità. Un tasso di crescita che resta sostanzialmente in linea con quello registrato dal 2004 al 2006.

La vera scommessa si gioca nella partita dei fondi Ue. Infatti parecchie imprese italiane cambiano residenza e si trasferiscono in Romania. Nel periodo 2007-2013 sono 30 i miliardi di euro (12 all’agricoltura) che arriveranno alla Romania sotto forma di fondi strutturali e di coesione utilizzati per infrastrutture, educazione, sanità e sviluppo locale. Un budget che fa gola a molti.