domenica 12 ottobre 2008

Un nome per non dimenticare

Nomen omen, dicevano i latini. E se è vero che il nome rivela l’essenza delle cose, perché mai togliere quello di Pio La Torre, il segretario siciliano del Pci ucciso dalla mafia nel 1982, all’aeroporto di Comiso (Rg)? Quel nome è un segnale importante per la Sicilia e per la lotta alla mafia, per la memoria storica e per la civiltà del nostro Paese.

Ecco allora che la manifestazione, organizzata dal centro studi e di iniziative culturali "Pio La Torre", guidata da Vito Lo Monaco, a cui hanno aderito 20 mila personalità della cultura, del sindacato e dell'associazionismo tra cui Andrea Camilleri, il regista Giuseppe Tornatore e il leader della Cgil Guglielmo Epifani, e che ha chiamato a raccolta oltre duemila persone contro la decisione dell’amministrazione comunale di ritirare la delibera del misfatto non ha certo bisogno di spiegazioni, né tantomeno di giustificazioni.

Perfino il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha voluto sottolineare che "la scelta di Comiso consente di richiamare in un luogo appropriato l'impegno politico e sociale dell'onorevole La Torre, appassionatamente schierato a favore della pace e della distensione internazionale, e al tempo stesso per il progresso economico, sociale e civile della Sicilia".

La decisione repentina e inspiegabile del sindaco Giuseppe Alfano (Pdl-An) di cancellare la delibera della precedente giunta e ripristinare il vecchio nome dello scalo “Vincenzo Magliocco” ( il generale che, durante il fascismo, ha bombardato l’Etiopia con gas e armi chimiche) non è piaciuta a molti. Men che meno a Franco La Torre, figlio dell’ex leader Pci: “è stata offesa la memoria di mio padre, la gente presente qui testimonia che Pio La Torre ha fatto del bene a questa terra".

Una scelta inaccettabile, secondo il leader del Pd Walter Veltroni, che sulla lotta alla mafia ha ribadito la necessità di un impegno bipartisan. Per il segretario regionale del Pd, Francantonio Genovese, "bisogna impedire che quel che è accaduto a Comiso si possa ripetere altrove oltraggiando eroi caduti nella lotta alla mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".

Contrarietà all'iniziativa del sindaco anche dal fronte politico opposto. Secondo il vicepresidente della regione siciliana, Titti Bufardeci (Pdl): "Non si può cancellare la storia, credo si dovrà tenere conto della mozione unitaria che il parlamento regionale discuterà per ripristinare l'intitolazione dell'aeroporto a Pio La Torre".

Perché la mafia si combatte anche così, sensibilizzando l’ opinione pubblica. Per non dimenticare chi per combatterla, ci ha rimesso la vita.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
Nella foto: i funerali di Pio La Torre e il titolo del quotidiano L'Ora di Palermo

1 commento:

Anonimo ha detto...

I processi della Storia non hanno sempre soluzioni chiare ma di certo non sono frutto del caso. Motiviazioni profonde, a volte mutazioni 'oscure', altre più 'logiche', contribuiscono a cambiare storia recente e passata. Nel bene e nel male.

La denominazione dei luoghi e delle cose che gli uomini amano attribuire sono volubili.
Il nome di una città non è geograficamente stabilito per sempre. Un esempio?
La città di Catania, in Sicilia. Un toponimo che ha avuto moltissimi nomi differenti. Si registrano: Katà Aitnen, Katna, Etna, Katàne (o Catàne), Càtane, Càtana, Càtina, Catàni, Qatâniyah, Balad-el-fil, Medinat-el-fil, e poi, progressivamente, si è affermata come "Catania".

San Pietroburgo in un secolo è stata Pietrogrado prima, Leningrado dopo, e poi nuovamente San Pietroburgo.

Pio La Torre è una vittima scomoda della mafia.

La cancellazione dall'intitolazione dell'aeroporto al fautore della legge sulla confisca dei beni mafiosi e a Rosario Di Salvo fa discutere. Il "Corriere della Sera" del 5 settembre 1995 titolava "Cento nomi per ogni strada" sulla scia del caso di denominare una "Via Bottai" e riportando l'opinione dello storico Armando Ravaglioli: a Roma "un meccanismo perverso ha fatto cambiare il nome di una strada anche tre o quattro volte". In principio l'hobby delle vie "papaline": via Clementina diventa, dopo anni, via del Babuino, via Leonina, infine via di Ripetta.

Dopo l'Unità d'Italia nacque la passione di intitolare piazze e vie agli eroi della patria. In primis a Garibaldi.

A proposito di Garibaldi, è di questi ultimi giorni ("Il Giornale", 2 ottobre 2008) la proposta di una "via Craxi" a Milano e di un'altra strada da attribuire a Giorgio Almirante. Come finirà? "The end" prevedibile? Vedremo.