Ormai è ufficiale. Flavia Vento ha scritto un libro. Un’autobiografia, sulla falsariga delle "Confessions" di Rousseau, a metà strada tra apologia e confessione. Si attende solo che venga pubblicata. Non che, nell' attesa, non si riesca più a dormire la notte, per carità, ma la cosa è curiosa, assai. Perché mai la Vento avrebbe deciso di immortalare casini e pasticci tra le righe di un libro? Forse per un malcelato desiderio di ritornare in tv, dopo il ritorno a casa dall’Isola dei Famosi 6? Infatti è da allora che la Vento non compare più da nessuna parte.
E allora, arieccola. A “Pomeriggio cinque”, sulla rete ammiraglia Mediaset, ospite di Barbara D’Urso, che legge in anteprima alcuni brani di “Voglio essere una lucertola” (il titolo del libro dovrebbe essere questo). La Vento è seduta su uno sgabello, con le gambe accavallate. Ha l’aria soffice, tenera e un po’ incantata di sempre. Sorride spesso, biascica le parole. Il tono di voce è il solito. Tutto procede a meraviglia, la D’Urso la sfotte con garbo. Flavia incassa. Ok, ci sta. Tutto viene fatto in buona fede. E poi, lei ne ha passate di peggio. Da gallina senza cervello a reginetta delle gaffe a regina degli strafalcioni, gli appellativi più mortificanti se li è beccati tutti. Così come commenti allo zenzero sulle sue reali o presunte sfortune sentimentali e poi ancora su quelle professionali e sul fatto di non riuscire mai a essere capita da nessuno. Insomma, sulla Vento se ne sono sentite di tutti i colori.
Nel corso dell'amabile chiacchierata in studio, la D’Urso cerca di scavare sull' attuale situazione sentimentale della soubrette romana, sui suoi progetti futuri. Lei resta vaga, ma sempre cortese. Tutto procede abbastanza bene, diciamo pure senza infamia e senza lode. Finché… La D’Urso chiede alla Vento se l’incipit del suo libro è ancora quello stile sms: “Ciao, mi chiamo Flavia…”. Lei dice di no. Sembra aver capito. E invece… La D’Urso capisce subito. E passa subito alla seconda domanda, quella decisiva: “Flavia, ma tu lo sai che cos’è l’incipit, non è vero?”, Lei mastica , sempre più imbarazzata, un: “Ehhhhhhh, ehhhhhhhh...”. Scuote la testa, fa piccole smorfie con la faccia, diventa rossa come un peperone e inizia a ridacchiare. La D’Urso, sempre più divertita, senza un briciolo di pietà, infierisce: “No, Flavia, dai… Non è possibile... Ma scherzi? Che cos’è un incipit? Dai che lo sai…”. Il pubblico in sala se la ride. E lei, dopo pochi secondi, cede: “No, Barbara, dai, mi dispiace, non lo so…”. A questo punto, scatta l'applauso.
Per un attimo sembrava di essere tornati a scuola e assistere all’inizio di un’interrogazione infelice, di quelle che non è facile riprendere. E vabbé, la D’Urso invece riprende la situazione e la butta sullo scherzo. Dopotutto, a Flavia più che sapere che cos’è un incipit, servirebbe solo ripassare un po’ di storia. Così, tanto per sapere quand’è caduto il muro di Berlino e quando è avvenuta la Seconda Guerra Mondiale. Mica per altro…
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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